Reddito di cittadinanza: quasi 500mila domande. Per molti rischio stop
ROMA – Quasi mezzo milione di persone hanno tentato la fortuna: quella di ottenere il reddito di cittadinanza. Attraverso domande già presentate per avere e gli appuntamenti presi ai Centri di assistenza fiscale per inoltrare la richiesta. Ma è probabile che, se si ripeterà l’esperienza registrata in passato con il reddito di inclusione, molte saranno respinte. La verifica sui requisiti spetta all’Inps ma mentre i Caf mandano la domanda solo dopo un colloquio con l’utente per valutare se ci sono i margini per la richiesta (livello di Isee, proprietà mobiliari e immobiliari ecc) le Poste si limitano a raccogliere le domande senza nessun controllo sulla compilazione. Né è possibile sapere se le domande inviate direttamente on line, attraverso il sito governativo del reddito di cittadinanza, siano mandate da persone che hanno i requisiti previsti dalla legge.
Sul Rei, il reddito di inclusione, la misura di contrasto alla povertà che sarà sostituita dal Rdc le domande di beneficio rifiutate sono state il 48,5% di quelle arrivate fino a fine settembre 2018 (354.000 su 730.000 circa). Una percentuale comunque più bassa di quella delle domande che furono respinte dall’Inps per l’Ape sociale, che superarono il 60%. Per avere le prime risposte bisognerà attendere la seconda metà di aprile ma è probabile che il paletto più complicato da superare non sarà l’Isee, ma il reddito familiare. L’integrazione infatti sarà erogata solo a fronte di un reddito inferiore a 6.000 euro l’anno per un single e a 12.050 per una
famiglia di quattro persone se tutti maggiorenni o di almeno cinque se con minori. I Caf hanno raccolto 140.000 domande e
fissato oltre 160.000 appuntamenti. Le Poste hanno raccolto oltre 153.000 domande (tra le quali quasi 22.000 online).
In attese delle prime risposte dall’Inps, il Governo fa un passo avanti sul reclutamento dei navigator con l’accordo raggiunto con le Regioni. Il numero di coloro che dovrebbero guidare i beneficiari del reddito verso l’inserimento al lavoro si è dimezzato (dai 6.000 annunciati a 3.000) ma si è trovata un’intesa sulle modalità di lavoro, a stretto contatto con gli centri per l’impiego. Soddisfazione è stata espressa dal ministro del Lavoro, Luigi di Maio che ha parlato di 11.600 assunzioni sottolineando che ora non ci sono “più alibi” e che le politiche attive devono partire. Oltre al via libera alle 4.000 assunzioni nei centri per l’impiego previsti dalla legge
di bilancio con concorsi su base regionale le regioni hanno ottenuto altre 6.000 assunzioni dal 2021 e la stabilizzazione di
1.600 precari. Ora dovrà essere messo a punto il bando per arruolare i navigator che dovrebbero essere assunti con un
contratto di collaborazione per due anni (il compenso dovrebbe arrivare a 30.000 euro lordi). Anpal servizi nei giorni scorsi
ha pubblicato un bando per la ricerca di una società che selezioni persone laureate attraverso test a risposta multipla. Oggi, 12 marzo, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha detto che il reddito di cittadinanza può avere un impatto sui consumi, ma che non basta dato il rallentamento economico. Del resto, come si fa a crescere senza lavorare, pretendendo di vivere di sussidi statali?