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L’economia non decolla, la crescita stenta. Industriali e Mattarella vorrebbero un cambiamento di rotta dopo le elezioni europee

Mentre la politica, sia dei partiti al governo che all’opposizione, si scalda per temi che alle persone non provviste di tessera interessano relativamente, e si assiste alla stucchevole contesa quotidiana fra Di Maio e Salvini, l’economia italiana continua a non progredire e a crescere (si fa per dire) in misura molto inferiore alla media europea, per non parlare degli Stati Uniti di Trump.

Il Parlamento ha sostanzialmente chiarito il percorso che il Governo dovrebbe seguire, «le cose in programma sono tante. Occorre riuscire a creare, in sei mesi, spazi di bilancio sufficienti per finanziare l’annullamento delle clausole di salvaguardia, le politiche invariate e la riforma fiscale delineata nel “Contratto di Governo” del 2018, oltre che per continuare a stimolare la crescita economica. Senza sforare i livelli di deficit indicati nel DEF, per non alimentare nuove tensioni sui mercati finanziari ed evitare anche eventuali contrasti con le istituzioni europee».

Anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, in occasione del convegno del Centro Studi dell’Associazione, ha invitato il Governo a correre ai ripari: «Occorre fare un salto di qualità, il rallentamento globale dell’economia lo impone. Bisogna passare dal contratto di governo a un patto per lo sviluppo e l’occupazione», e ha lanciato un appello ai partiti di governo perché abbiano consapevolezza della situazione delicata che il Paese vive e superino la stagione delle tattiche e delle alleanze che caratterizza la campagna elettorale per le elezioni europee.

Il presidente di Confindustria ha poi a sua volta elencato le priorità per il Paese: infrastrutture, credito e crescita, intesa come riattivazione degli investimenti privati. «La politica deve raccogliere la sfida che il sistema industriale lancia: è arrivato il momento di diventare un gigante politico, oltre ad essere gigante economico, essendo noi la seconda manifattura d’Europa». E osserva: «il primo anno è stato quello del contratto, reddito di cittadinanza, quota 100 e un po’ di flat tax per gli autonomi, ma adesso serve un salto di qualità» per uscire dall’impasse.

Normalmente non sosteniamo a spada tratta le ragioni degli industriali, che sono quasi sempre legate alla vecchia logica della Fiat di Gianni Agnelli, a noi i profitti e i vantaggi, allo Stato e alla collettività i disagi e il ripianamento delle perdite. Ma in quest’occasione non ci sentiamo di dar torto al Presidente Boccia e speriamo che, in un sussulto di responsabilità, i due vicepremier la smettano di farsi i dispetti, per poi tornare uniti su quello che conviene a entrambi. Ma pensino al bene della collettività. E’ una storia che comincia a stufare gli italiani, che possono interrompere alla svelta la luna di miele col Governo e spostare le loro attenzioni verso altri lidi, nonostante la pochezza e l’inconsistenza dell’opposizione, in particolare del Pd, ancora non irrobustito dall’avvento di Zingaretti. Anche se qualcuno sospetta, non a torto, considerando i precedenti (ricordate il tentativo di accordare Renzi e il M5S?), che Mattarella abbia in serbo, dopo le Europee, se la situazione non migliorasse, di far fuori Salvini per promuovere nuovamente, questa volòta forse con qualche probabilità di successo, un accordo Pd – M5S, ovvero Zingaretti – Fico – Di Maio. In tal modo le primitive e non nascoste intenzioni del Presidente, far fuori il centrodestra, arriverebbero a compimento, in barba a quanto espresso dagli elettori. Ma occorrerà vedere i risultati delle europee, delle Amministrative e delle regionali. In caso di tenuta dei partiti popolari e di sinistra, a livello europeo, e di risultato non eclatante per la lega, il proposito del canuto Capo di Stato potrebbe andare in porto.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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