Lotta dimenticata
Continua a far scalpore l’esclusione della lotta dalle discipline sportive olimpiche. La notizia ha fatto il giro del mondo, quando nei giorni scorsi si è saputo che la commissione esecutiva del Cio aveva escluso una delle discipline più antiche della storia dalla lista dei 25 sport previsti per le Olimpiadi del 2020. Per questa edizione, la trentaduesima, sono in lizza le città di Istanbul, Madrid e Tokyo. In una prossima riunione a maggio del Cio a San Pietroburgo, verrà deciso quale delle discipline escluse (c’è anche baseball/softball, karate, arrampicata e squash) potranno essere riammesse come complementari. Ma intanto la lotta è fuori.
Abbiamo chiesto un’opinione al prefetto di Pisa, Francesco Tagliente, atleta azzurro di lotta greco romana in gioventù e appassionato da sempre di questo sport. Nel suo curriculum una medaglia d’oro Fifa, una medaglia d’oro al merito sportivo conferita dalla Federazione Italiana judo lotta karate arti marziali, nonché una Stella d’Oro al Merito Sportivo del Coni. È stato un po’ come invitare una lepre a correre.
Già lo scorso 15 dicembre (epoca non sospetta), in occasione della cerimonia di intitolazione del Palazzetto dello Sport di Pisa al pluricampione di lotta e giornalista Sergio Carlesi, Tagliente, presente all’evento come Rappresentante del governo, aveva sottolineato il valore di questa disciplina. “La lotta – dice il prefetto pisano – viene rappresentata come la disciplina da combattimento più antica del mondo e il suo sviluppo ricondotto a scopi educativi-formativi, prima ancora che a quelli militari, difensivo e sportivo”.
Parla per esperienza, aggiungendo che “le discipline sportive individuali da combattimento sono da considerare addirittura auto-educative, prima ancora che educative-formative. La lotta sviluppa potenzialità come l’autostima e la sicurezza, alimentando una forte motivazione intrinseca, e permette di acquisire maggiore consapevolezza di sé e delle proprie capacità e abilità, rafforzando la propensione individuale a mettersi continuamente alla prova”.
Non solo ma “con il coinvolgimento totale delle potenzialità psico-fisiche, la motivazione personale e la gratificazione nello svolgimento del compito favorisce la determinazione a raggiungere l’obiettivo, creando le condizioni per non sentire il peso delle grandi privazioni e dei sacrifici, necessari per superare gli eventuali ostacoli che il nostro percorso, personale o professionale, potrebbe farci incontrare“. Una linea guida quindi non solo nell’agone sportivo ma anche nella regolata condotta di vita di ogni giorno.
“Come sportivo unisco la mia voce – ha detto con forza Tagliente a FirenzePost – al coro di quanti vorrebbero che la lotta resti una delle discipline principe delle Olimpiadi. La dignità di questo sport non merita di essere mai neanche minimamente scalfita”.
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