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Il premier Conte: «Non mi presterò a vivacchiare, se non ci sono le condizioni rimetterò il mandato»

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Il premier Giuseppe Conte

Il premier ha cominciato a parlare da palazzo Chigi iniziando così: «Il primo giugno 2018 abbiamo prestato giuramento nelle mani del presidente della Repubblica – è stato l’esordio di Conte – c’era molto scetticismo, anche perché era alla base della nostra azione c’era un contratto. Ma c’era scetticismo anche su di me, perché non avevo alle spalle una mia forza politica. Io ho giurato fedeltà solo alla nazione, la fedeltà alla Repubblica è stata e sarà sempre il mio faro». Poi ha difeso il contratto (la modalità più trasparente) e l’operato del suo governo: «In questo anno abbiamo realizzato misure per rispondere soprattutto alle esigenze sociali dei cittadini, da quota cento al reddito di cittadinanza». Ha detto che è stata rafforzata anche la sicurezza anche se bisogna fare di più – ha precisato – sul piano dei rimpatri degli irregolari.

Conte ha sostenuto che non c’è stallo nell’azione del governo, nonostante le fibrillazioni seguite alle elezioni europee. Nonostante le divisioni quotidiane. Ha spiegato che l’autonomia – uno dei temi più controversi per l’alleanza gialloverde – non deve aggravare il divario nord-sud. Ha assicurato che l’Iva non aumenterà, pur ammettendo che la manovra sarà complessa. Nonostante tutte queste rassicurazioni, il premier prende atto che la vita del governo tormentata dalle liti continue. E quindi dice che il clima da campagna elettorale deve cessare. E quindi dice basta ai perenni conflitti comunicativi.

I provvedimenti che il governo deve mettere in campo, secondo il presidente del Consiglio, richiedono visione, coraggio, tempo, impongono di uscire dalla dimensione della campagna elettorale e entrare in una visione strategica e lungimirante, diversa dal collezionare like nella moderna agorà digitale.

Dopo aver affermato che non c’è stallo nell’azione di Governo, il premier ha però dichiarato: «Non posso essere certo durata del governo, non dipende solo da me, ma fino all’ultima ora questo sara’ il governo del cambiamento». E ha precisato: «Non mi presterò a vivacchiare o a galleggiare per restare a Palazzo Chigi, se non ci sono le condizioni per andare avanti, rimetterò il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica. Chiedo a entrambe le forza politiche e ai rispettivi leader di dirci se hanno obiettivo di proseguire nello spirito del contratto o se preferiscono riconsiderare questa posizione».

Non valeva proprio la pena di annunciare una conferenza stampa alla nazione per dire cose così scontate e soprattutto oper far permanere un’incertezza che, siamo certi, avrà conseguenze negative sui mercati. salvini infatti, proprio temendo questo, si è affrettato a dire che la lega vuole andare avanti.

Commento al fulmicotone, giustissimo, di Matteo Renzi: «Quando un Premier parla alla Nazione
deve dire qualcosa di importante. O più semplicemente dire qualcosa. Un leader ha il dovere di indicare una strada, di avere coraggio, di non essere un fantoccio. La conferenza stampa di Conte segna oggi una figuraccia per le Istituzioni e per Palazzo Chigi. Mai nella storia repubblicana si era palesata così evidente la figura di un premier che non decide, non conta, non governa. Oggi è un giorno triste per le Istituzioni italiane prima che per questa maggioranza».


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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