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Leonardo Leso

Un carabiniere a Montecitorio

Leonardo Leso 1
Il generale dei carabinieri Leonardo Leso

Un carabiniere verso Montecitorio. Il generale Leonardo Leso è candidato alla Camera in Toscana, Calabria e Sicilia per la lista Fratelli d’Italia. Dopo 45 anni di servizio, ha lasciato l’Arma nello scorso gennaio.

Generale, lei si sente uno che sale o che scende in politica?

Non credo sia questione di scendere o salire, ma solo di impegnarsi in politica intendendola come un servizio per gli altri e non come un modo per fare soldi.

Cosa risponde a chi dice un militare al termine del servizio dovrebbe andare a casa e basta?

Certo, sarebbe bello poterlo fare in tempi normali, ma questi non sono tempi normali. Un militare dedica la sua vita al servizio della Patria e non mi risulta che questo servizio abbia un mandato a scadenza, specie nelle emergenze.

Lei è un operativo da sempre. Qualora eletto si troverà bene nei palazzi della politica?

La domanda più corretta sarebbe se i palazzi della politica si troverebbero bene con me. In ogni caso cercherei di portare maggiore operatività e concretezza in quei luoghi.

La parola può non sembrarle felice, ma rende l’idea. Si sente un tecnico tra i politici?

Non del tutto, in quanto, oltre all’esperienza di 45 anni di servizio svolti in Italia e all’estero, credo di aver maturato una precisa idea politica che vede la difesa e la riaffermazione dei valori fondanti della nostra società. Dopo un governo tecnico come quello del professor Monti, ritengo che gli italiani siano stufi dei tecnici e dei loro disastrosi tecnicismi.

Lei è candidato alla Camera in Toscana, ma anche in Calabria e Sicilia. Cosa dice al suo elettorato?

Se mi daranno fiducia non la tradirò e mi impegnerò con tutte le mie forze per rappresentare i loro legittimi interessi. A garanzia di questo vi è tutta la mia vita da Carabiniere.

Cosa si aspetta la gente in Toscana come al Sud?

La possibilità di un futuro migliore per le proprie famiglie e i propri figli. Ma vuole soprattutto pulizia, onestà, lealtà e coerenza da parte dei rappresentanti politici, perché si adoperino per il bene comune e non solo per il proprio tornaconto.

Somalia, Balcani, Iraq, Afghanistan: tante missioni alle sue spalle. Qual è stata l’esperienza che le è servita di più?

Ogni missione svolta ha costituito un’esperienza unica e tutte mi hanno arricchito, non solo in termini professionali, ma anche culturali. Ho vissuto e condiviso i drammi e le tragedie di diverse popolazioni colpite dalla guerra, dalla miseria e dalla fame e, nello stesso tempo, la responsabilità del comando e la soddisfazione di aver portato a termine insieme ai miei Carabinieri le missioni affidateci.

Negli occhi e nel cuore ha ancora l’immagine dei suoi Carabinieri morti a Nassiriya?

Certamente è stato l’episodio più triste e terribile capitato negli ultimi anni. È una tragedia che non potrò mai scordare.

Su internet la ricordano anche come un protagonista durante gli scontri del G8 a Genova. Cosa risponde?

I processi svolti in merito a quei fatti credo abbiano già chiarito le responsabilità dei singoli attori delle parti in causa. Forse non è stato possibile descrivere e ricostruire fedelmente e pienamente il clima di eccezionale emergenza e di inaudita violenza nel quale le forze di polizia hanno operato.

E per quanto la riguarda?

Ho la piena coscienza di aver fatto tutto il mio dovere per limitare al massimo i rischi dei miei uomini e degli stessi dimostranti. Credo infatti che se non ci fosse stata un’adeguata preparazione dei reparti dei Carabinieri schierati, avrebbero potuto esserci conseguenze ancora più pesanti di quelle già gravissime che abbiamo dovuto registrare.

Ricorderà questa campagna elettorale come la più dura delle sue missioni?

Non esattamente. Si tratta comunque di una nuovissima ed interessante esperienza che, come ho già detto, vivo come la continuazione di un servizio a favore del mio Paese.


Sandro Addario

Giornalista

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