Conte al G20 sblocca la trattativa con l’Europa: procedura d’infrazione quasi scongiurata
ROMA – Ci siamo? Senza i litigiosissimi vicepremier d’intorno, Giuseppe Conte èvicino al capolavoro diplomatico: l’accordo tra l’Italia e l’Ue sarebbe a un passo. E potrebbe avere diverse sfaccettature. Quel che è certo è che Roma sarebbe prossima all’obiettivo: evitare una procedura che, in questo momento, sarebbe devastante per i conti (e per il governo) italiani. Almeno per ora. Le ipotesi più accreditate, secondo chi sta seguendo da vicino il dossier in queste ore di febbrili trattative tra il G20 di Osaka e il vertice Ue di domenica, sarebbero due: quella di una sospensiva, in vista della manovra di ottobre, oppure la chiusura del dossier con una serie di garanzie sulla previsione di spesa sul 2020. Una sorta di blindatura sulle uscite future. Un’ipotesi che, si fa notare, salverebbe certamente l’Italia nei confronti di Bruxelles, ma aprirebbe un nuovo fronte di scontro in casa. Se infatti Roma scongiurasse l’infrazione in cambio di garanzie sulla manovra di autunno – la prima scadenza è il 15 ottobre con la legge di bilancio da trasmettere alla Commissione – il primo provvedimento a rischiare sarebbe la flat tax, intervento bandiera del vicepremier Matteo Salvini che ha già suscitato in più di un’occasione lo scetticismo di Bruxelles. Con il leghista che non avrebbe affatto gradito il salto in avanti dell’asse Conte-Tria verso una soluzione ponte che finirebbe per sfilare al Capitano più di una cartuccia nella continua minaccia di far saltare il tavolo.
ECOFIN – Il tempo, del resto, è scaduto. «La partita va chiusa entro lunedì», spiegano le fonti vicine al dossier, ma da più di un tassello è chiaro che la strada è stata ormai spianata. Manca solo qualche limatura. I prossimi passaggi, dopo il G20, sono il Consiglio europeo di domenica e poi lunedì, quando si riunirà la Commissione per prendere una decisione che dovrà essere ratificata dall’Ecofin dell’8 e 9 luglio. L’obiettivo dunque è chiudere, specificano le fonti, magari prevedendo dei paletti, ma chiudere. E portare a casa un risultato importante che, sottolineano a Palazzo Chigi, andrebbe riconosciuto come tale. «Non giochiamo con le parole – ha detto Conte commentando indiscrezioni di stampa – cosa significa rinviare a ottobre la procedura di infrazione? Se si evita è un risultato che il governo porta a casa, cerchiamo di non essere sempre anti italiani. Se parlare di rinvio significa che la manovra sarà sottoposta alla valutazione della Commissione, questo è nelle cose. Se si porta a casa un risultato, lo si fa e basta».
BRUXELLES – Gli sherpa del resto mostrano ottimismo. «I dati che l’Italia ha portato alla trattativa sono buoni, le previsioni migliori di quelle della Commissione», ripetono come un mantra. Anche Bruxelles sembra non avere intenzione di chiudere la porta in faccia all’Italia: in un momento di particolare debolezza per l’Unione mettere sulla graticola uno dei Paesi fondatori rischierebbe di diventare un boomerang. Unica voce fuori dal coro quella dell’olandese Mark Rutte, che da Osaka ha duramente attaccato l’Italia, accusandola di non fare nulla per stabilizzare le sue finanze e auspicando che la Commissione intervenga per obbligarla ad agire sul bilancio. La risposta è arrivata da Roma. Contro Rutte si è scagliato Salvini: «E’ l’ultimo che può parlare», ha detto. La dirittura di arrivo sulla procedura si affianca allo sblocco della partita sulle nomine europee. Almeno stando al Financial Times, secondo il quale l’ipotesi più accreditata sarebbe quella del socialista olandese Frans Timmermans alla guida della Commissione europea, del popolare tedesco Manfred Weber presidente dell’Europarlamento e del francese Francois Villeroy de Galhau alla Bce. L’unico rischio potrebbe essere l’opposizione dei Visegrad. Mentre sul nome di Mario Draghi, circolato nei giorni scorsi per la guida della Commissione, è arrivato l’endorsement di Salvini: «Sarebbe un motivo di orgoglio avere un italiano alla presidenza della Commissione europea, ma questo dossier lo sta seguendo il presidente del Consiglio».