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Migranti: le norme internazionali consentono di limitare l’accesso delle navi Ong

Rackete

ANSA/MATTEO GUIDELLI

Un articolo di Ginevra Cerrina Feroni sul Corriere Fiorentino del 22 agosto scorso riconduce in termini giuridici corretti la questione della chiusura dei porti e delle limitazioni all’accesso dei migranti, misure attuate in Italia dal governo gialloverde, in particolare dal ministro Salvini, e bacchettate dalla sinistra, da una parte della magistratura schierata e dalla Chiesa.

Riassumiamo in breve quanto dice giustamente la docente dell’Università di Firenze. «La disposizione più contestata è quella che stabilisce che il ministro dell’Interno può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale per ragioni di ordine e sicurezza, ovvero quando si presuppone che si sia compiuto il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». Gli appelli all’ accoglienza subito espressi dai buonisti nostrani, e avallati da certe pronunce della magistratura, «non possono certo disapplicare leggi approvate dal parlamento democraticamente eletto».

Non è mai stato in discussione l’obbligo di salvare vite in mare ma, osserva giustamente la docente, «una cosa è il salvataggio di naufraghi, altra cosa il diritto allo sbarco sul suolo italiano. Tanto più che il naufragio come evento imprevedibile è ben diverso dalla fattispecie nella quale si precostituiscono le condizioni di un naufragio, come avviene normalmente per gli interventi delle navi Ong».

«Inoltre non è ammissibile che attraverso il cavallo di Troia umanitario delle Ong – che si arrogano il diritto d’individuare come porto sicuro di sbarco sempre e solo l’Italia, sottraendosi al coordinamento internazionale delle operazioni di Search and Rescue, e pure agli ordini della Guardia di Finanza (come è successo per la nave capitanata da Carola Rackete) – si violi il nostro ordinamento».

Proprio il diritto internazionale citato dalle ong a base della loro azione, in particolare la Convenzione Onu di Montego Bay del 1982, stabilisce che «il passaggio di una nave straniera nel mare territoriale di uno Stato costiero è ammesso purché «inoffensivo», ovvero non pregiudizievole per la pace, il buon ordine e la sicurezza dello Stato». Sempre tale Convenzione riconosce che «lo Stato può emanare leggi e regolamenti, relativamente al passaggio inoffensivo attraverso il proprio mare territoriale, al fine della prevenzione di violazione delle leggi e regolamenti doganali,fiscali, sanitari o di immigrazione dello Stato costiero». Su tali basi sono state emesse alcune disposizioni riguardanti le ong nel decreto sicurezza bis.

Uno Stato deve poter controllare le sue frontiere, tanto più quando queste sono anche le frontiere dell’Europa, che da parte sua si sottrae a ogni obbligo. La nuova Commissione Ue e il nuovo Governo dovranno definire questa spinosa questione, che è stata più volte segnalata come urgentissima dal nuovo presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Speriamo che alla fine l’Europa batta un colpo, modificando il deleterio accordo di Dublino e approvando un sistema di ripartizione obbligatoria dei presunti profughi e richiedenti asilo, veri migranti economici per lo più nullafacenti, che si riversano sulle nostre coste e restano sul gobbo dei cittadini italiani, becchi e bastonati dalle politiche economiche e migratorie della Ue.


Padoin0

Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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