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Impazza il Totoministri, ma la confusione regna sovrana

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(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Mi sono divertito, oggi, a sfogliare le previsioni dei grandi giornali sulla formazione del nuovo governo giallorosso, sul quale incombe la barzelletta del responso della piattaforma Rousseau, che ha cambiato l’ordine delle risposte al quesito, invertendo il no e il si. Tutti si affannano a individuare se esista un ordine di scuderia impartito da qualcuno che tira le fila dietro le quinte. E, anche se il severo Mattarella spergiura da tempo che non terrà conto, ovviamente (ci mancherebbe), del risultato di Rousseau, ambienti del M5S legano a questo risultato i destini dell’accettazione o meno del presidente incaricato.

Ma vediamo le previsioni dei cronisti politici sulla formazione del governo e sul totoministri:

Dino Martirano sul Corriere della Sera: «per la Difesa spunta Guerini, salgono Lamorgese (interno) e Delrio (sviluppo economico)». Oltre a queste anticipazioni resta molto difficile la collocazione di Di Maio qualora si accedesse alla richiesta di Franceschini di eliminare i due viceministri. Mentre Zingaretti insisterebbe per piazzare al posto chiave di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio la sua vice Paola De Micheli, che prenderebbe così il posto che fu della Boschi con Gentiloni.

Goffredo De Marchis su Repubblica: «Il retroscena – Tutto in 48 ore Restano tre spine» . Punta soprattutto sulla volontà di Conte di mantenere i due vicepremier, accontentando Di Maio e inserendo Franceschini al posto di Salvini, nella certezza che siano meno litigiosi. L’ex ministro della Cultura ha chiamato Zingaretti per avvertirlo e si è tirato fuori dalla mischia dei vicepremier.

Francesco Grignetti sulla Stampa: «Il M5S apre a Minniti, Gentiloni verso l’Ue». Se non ci saranno due vicepremier il fondamentale ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dovrebbe essere affidato a Dario Franceschini. A Luigi Di Maio il Pd propone il ministero degli Esteri. Per l’interno il nome di maggior peso resta quello di Marco Minniti, che risulta graditissimo ai grillini, perfino più che a certi suoi compagni di partito, mentre per la Giustizia Di Maio spinge per la conferma di Bonafede, mentre i dem preferirebbero Pietro Grasso. Per Paolo Gentiloni (che nel Pd è il più scettico sul governo) si spiana la strada alla nomina a commissario europeo.

Sul Messaggero Mauro Evangelisti: «Per il Lavoro rispunta Boeri, Delrio alla Commissione Ue». Si punta su Franceschini segretario alla Presidenza. Se i vicepresidenti non saranno né uno né due perché non saranno nominati, appare all’orizzonte la possibilità che lo snodo importante del sottosegretario della presidenza del Consiglio vada ai Dem, in particolare a Dario Franceschini. Il cronista poi si avventura in una previsione aborrita da tutti i pensionati, il ritorno di Boeri, questa volta come ministro del lavoro. Per il Viminale circola il nome di Franco Gabrielli capo della polizia. Per il posto di Commissario Ue salgono le quotazioni di Gentiloni (che però preferirebbe la Farnesina) e Delrio. Ma c’è anche l’ipotesi di un nome autorevole come quello di Paola Severino.

Carmelo Caruso sul Giornale: «Leu sgomita per entrare nella squadra Grasso insidia Bonafede alla Giustizia». Ovviamente se la prende con Leu e con le pretese della sinistra di entrare al governo. Il ministero più insidioso rimane quello dell’Interno. Corrono per occuparlo l’ex prefetto di Milano, Luciana Lamorgese e poi Mario Morcone (ma ha rilasciato un’intervista al Fatto nei giorni scorsi ritenuta troppo di parte) così come Franco Gabrielli (che però è capo della Polizia e al Viminale dicono sarebbe una sgrammaticatura).

Pietro Giovannini sul Tempo: «Renziana o zingarettiana C’è una poltrona per due – Dalla De Micheli alle renziane Lady Dem in corsa per un posto». Il cronista si accentra sulla lotta delle donne di sinistra per i posti chiave. Per il ministero dell’Interno segnala i nomi del prefetto Mario Morcone, seguito da quello dell’attuale Capo della Polizia, Franco Gabrielli. Una soluzione più politica potrebbe essere, invece, quella di Marco Minniti. Per l’Economia tra i Dem di parte renziana si fa il nome di Roberto Gualtieri, presidente della commissione per i Problemi Economici e Monetari del parlamento Europeo. Tra i nomi «tecnici» ci son poi quelli dell’ex ragioniere dello Stato, Daniele Franco, e dell’economista Lucrezia Reichlin. Ma nelle ultime ore si inseguono le voci che parlano della possibilità che alla guida del ministero di Via XX Settembre possa rimanere Giovanni Tria.

Infine Ettore Maria Colombo su La Nazione: «Muroni all’Ambiente Vacilla la Grillo Gualtieri per il Tesoro». Se si eliminano i vicepremier, il segretario alla Presidenza sarà Franceschini, in alternativa Spadafora, preferito da Conte. Passando ai dicasteri più pesanti, al Viminale regge la candidatura del prefetto Mario Morcone, seguita da quella dell’attuale Capo della Polizia, Franco Gabrielli, ma sale anche quella del prefetto di Milano, Luciana Lamorgese. Per l’Economia, tra i dem di parte renziana si fa il nome di Roberto Gualtieri, presidente della commissione per i Problemi economici e monetari del Parlamento europeo. Tra i nomi tecnici girano quelli dell’ex ragioniere dello Stato, Daniele Franco, e dell’economista Lucrezia Reichlin, mentre le possibilità che resti Giovanni Tria sono scarse. Per le Infrastrutture c’è il 5 Stelle Stefano Patuanelli. Un altro ministero che sta a cuore all’M5S è la Giustizia: Di Maio vorrebbe lasciare alla guida Alfonso Bonafede.

Come si vede molte idee e pure confuse. L’orientamento prevalente sarebbe quello, gradito ai dem e a Conte, di eliminare i due vicepremier. Per il ministero dell’interno sono in ballo i nomi di tre fra prefetti o ex prefetti, più Minniti. Per l’Economia la lotta fra M5S e dem potrebbe favorire la permanenza di Tria, gradito al Capo dello Stato. Per la difesa la ministra Trenta attende i frutti della sua ribellione a Salvini, molto gradita dai dem. Per molti ruoli importanti si fa il nome di Paola De Micheli, vice di Zingaretti, che pur non ha brillato per efficenza nel ruoli di commissario per la ricostruzione delle zone terremotate. Ma intanto attendiamo il responso della consultazione grillina sulla piattaforma Rousseau, che il notaio del M5S ha paragonato, come metodo, a quello di Ballando con le Stelle o di X Factor. In effetti si tratta di puro spettacolo, dal quale purtroppo potrebbero dipendere decisioni importanti per il paese.


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Ezzelino da Montepulico


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