Pd, è tutti contro tutti mentre Renzi attacca
FIRENZE – L’Assemblea che doveva ratificare un’intesa nel Pd sulle regole per dare l’avvio al percorso congressuale si trasforma nel giorno del sospetto, del tutti contro tutti dello scaricabarile reciproco. Una sola certezza: la data delle primarie nazionali, l’8 dicembre, confermata dal segretario Guglielmo Epifani. L’intesa, faticosamente siglata dopo 4 mesi di lavoro alle 3 di notte dell’ultimo giorno utile, salta insinuando in Renzi il sospetto che ci sia chi lavora con l’obiettivo di fermare la sua corsa e di rinviare il congresso a data da destinarsi anche per chiudergli eventuali finestre elettorali.
Epifani ha ribadito che le primarie si terranno l’8 dicembre e ha evidenziato che ci sono tutti i margini per arrivarci pur con le procedure previste dall’attuale statuto. Guardino in casa loro è, in pratica, la replica dei bersaniani, visto che il grimaldello che ha fatto saltare tutto è stata la contrarietà dei bindiani, dei civatiani ma anche dei veltroniani (che sostengono la corsa di Renzi) alla modifica dello statuto sull’automatismo tra segretario e candidato premier. Dall’area bersaniana si fa notare, poi, che il vero danneggiato dalla mancata modifica dello statuto è Enrico Letta che, a questo punto, senza una deroga, non potrebbe correre per eventuali primarie per Palazzo Chigi. Insomma il caos è tanto in casa Pd. Ed e’ con queste premesse che si va alla direzione convocata per il 27 settembre e che dovrà stabilire il regolamento congressuale (come previsto da statuto e indicato anche da Epifani).
Dal pasticcio Pd si erge Matteo Renzi. Se l’8 dicembre vincerà le primarie, avrà in tasca anche l’investitura per la premiership. Ma va via da Roma deluso e preoccupato, il sindaco di Firenze. Perché ogni volta il partito si logora di più e perde di vista il vero obiettivo: farsi forte, per prendersi il Paese e realizzare il «sogno di governare da soli». Renzi ha lanciato una nuova stoccata a Enrico Letta, ma soprattutto ha parlato da candidato segretario. Anche se la campagna per le primarie la lancerà ufficialmente verso la metà di ottobre, da Bari.
Ma i delegati Pd riservano gli applausi più caldi a Gianni Cuperlo. Mentre dietro le quinte matura (per mano bersaniana, sibilano i renziani) il grande pasticcio delle regole. Nonostante la delusione, il sindaco cerca di scuotere il Pd: vuole un partito in cui si inizino a infrangere alcuni tabù del passato e si azzeri la distanza tra parole e fatti. Perché «la crisi della politica non è crisi del modello della destra ma interpella anche noi. Sogno un Pd che abbia l’ambizione di governare il Paese e, lo dico a Fassina, di governarlo da soli. Senza più consentire alla destra di dettarci l’agenda come sull’Imu».
paolo
“Il partito si logora”? Quale partito? Pare un’accozzaglia di gente attaccata al seggiolone con l’attack! E quello ha il sogno di “governare da solo”! Del resto è giovane, e giusto che si nutra di sogni di gloria…