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Ottocento ebrei devono la vita a Gino Bartali

Bartali «il Giusto» in bici salvò 800 ebrei

Ottocento ebrei devono la vita a Gino Bartali
Ottocento ebrei devono la vita a Gino Bartali

FIRENZE – Ha salvato la vita ad 800 ebrei nascondendo sotto il sellino della sua bicicletta i documenti falsi: Gino Bartali, un toscano burbero e schivo dal grande cuore, campione sulla strada e nella vita. Il suo nome -dopo la medaglia d’oro assegnatagli dal presidente Azeglio Ciampi nel 2006 per la sua attività durante la guerra- è adesso iscritto fra i «Giusti delle Nazioni» allo Yad Vashem, il Sacrario della Memoria a Gerusalemme, insieme con altri italiani che ebbero il coraggio di dire di no alle stragi naziste.

«Ginettaccio» ha rischiato la vita durante l’occupazione tedesca come staffetta in bicicletta tra Firenze ed luoghi dove si nascondevano gli ebrei braccati. Macinando chilometri e, sotto il naso dei nazisti, trasportando i documenti falsi preparati sotto la regia della Curia di Firenze, diretta dall’arcivescovo Elia Angelo Dalla Costa (anche lui «Giusto tra le Nazioni»), in stretto collegamento con il rabbino capo della città Nathan Cassuto, altro eroe italiano ucciso dai nazisti.

«E’ una cosa magnifica, l’aspettavamo –ha detto il figlio Andrea– soprattutto dopo che un mese fa hanno fatto Giusto tra le nazioni il cardinale Dalla Costa». Il sindaco Matteo Renzi ha definito a sua volta quella di Yad Vashem «una scelta che commuove Firenze. E’ il più bel regalo alla città ed il modo più serio di dare un senso ai Mondiali di ciclismo». «Gli onori ad un uomo che nella sua bici -ha osservato l’attuale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betoricelò le carte della libertà per gli ebrei perseguitati». Di «onore per l’Italia« ha parlato anche il ministro per gli Affari regionali, le autonomie e lo sport, Graziano Delrio.

C’è voluto un lungo percorso per arrivare alla decisione, perché in questo caso mancavano testimoni diretti e Yad Vashem valuta molto attentamente le cose: alla ricostruzione della vicenda ha contribuito pure la figlia del rabbino Cassuto, Susanna. Lei e il fratello David, scampati in Italia alle persecuzioni ed andati in Israele, hanno parlato di Bartali come un grande eroe italiano. Quindi è arrivata la decisione di Yad Vashem così motivata: «un cattolico devoto che nel corso dell’occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio ebraico-cristiana capace di salvare centinaia di ebrei italiani e di altri, rifugiatisi dai territori prima sotto controllo italiano, principalmente in Francia e Jugoslavia. Bartali agì come corriere della rete, nascondendo falsi documenti e carte nella sua bicicletta e trasportandoli attraverso le città, tutto con la scusa che si stava allenando. Pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva per aiutare gli ebrei, Bartali trasferì falsi documenti a vari contatti e tra questi il rabbino Cassuto».


Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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