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Germania contro coronabond, nuovo affondo di Regling, Direttore del MES

Klaus Regling direttore del MES

Il tedesco Klaus Regling, direttore del MES, sostiene le tesi del suo Paese, della Merkel e del blocco di Paesi del Nord, contro i Paesi del Mediterraneo ed altri, mettendo una pietra tombale sulla possibile emissione di coronabond. «Istituire una nuova struttura per creare coronabond sarebbe complesso e richiederebbe tempo: uno, due o tre anni», ha dichiarato il falco tedesco, fido scudiero della Merkel, intervistato dal Financial Times.

Secondo il capo del Fondo salva-stati qualsiasi ulteriore emissione di debito congiunto dovrebbe a breve termine derivare da meccanismi esistenti: il MES, per l’appunto, o la Banca europea degli investimenti. Ad esempio, potrebbe esserci la possibilità che la Commissione emetta più debito sotto gli auspici del suo prossimo bilancio settennale, ha affermato, precisando che non c’è necessità al momento di aumentare la capacità di prestito del MES, che ammonta a 410 miliardi di euro, specificando che ce n’è molto disponibile. Ma il tetragono tedesco non capisce (o meglio fa finta di non capire) che il problema sono le condizioni alle quali vengono concessi i fondi del MES, secondo un meccanismo che ha strozzato la povera Grecia di Tsipras, avvantaggiando la grassa Germania della Merkel.

«Gli stati membri dovrebbero presentarsi con del capitale o delle garanzie per creare i nuovi coronabond con un emittente ad hoc. Non si possono fare obbligazioni dal nulla, ha affermato Regling, precisando che accedere ai fondi del meccanismo da lui diretto non presenterebbe, nella fase attuale, condizioni severe come nel caso della crisi dell’euro. Ci sarebbe, sì, il vincolo del rispetto dello schema di sorveglianza UE sulle regole fiscali (previste nel Patto di stabilità) ma ciò avverrebbe a prescindere dall’aiuto del MES».

Come noto, Francia, Italia, Spagna e altri sei paesi hanno richiesto la settimana scorsa maggiori sforzi per creare uno strumento di debito comune emesso da un’istituzione europea, per alleviare l’impatto della pandemia e la possibile recessione mondiale ad essa legata . Germania e Olanda si sono schierate contro.

Riflettori puntati, dunque, sulla prossima riunione dell’Eurogruppo, fissata per il 7 aprile, che avrà in agenda, ancora una volta, proposte per rafforzare la risposta UE all’emergenza Covid-19. La battaglia resta aperta, ma se non ci saranno mutamenti e i Paesi del rigore ottuso confermeranno le loro posizioni, e non si accederà ad una maggior solidarietà, si rischia davvero che il progetto europeo vada in frantumi, e, viste le condizioni attuali, non sarebbe poi il male minore.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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