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Natale 2025
Guardia Costiera

Lampedusa: vergogna a chi?

Guardia Costiera
Un gruppo di naufraghi tratti in salvo dalla Guardia Costiera

Sulla tragedia degli immigrati a Lampedusa colpiscono due interventi ascoltati subito dopo i fatti. L’uno del Papa: «Vergogna». L’altro del Ministro dell’Interno Angelino Alfano: «Accadrà ancora».

Partiamo dal secondo. Certo che avverrà di nuovo! E non è il caso di stupirsi se, come tutto lascia ritenere, continueremo a baloccarci nella nostra inedia di appagati. Come non dovremo sorprenderci se l’immigrazione, in carenza di governi che la affrontino con determinazione e serietà, sarà sempre più traumatica per le nostre società.Basterebbe ricordare cosa avvenne nei sobborghi di Londra negli anni ‘80 del secolo scorso o nelle periferie di Parigi qualche anno addietro.

Basterebbe anche solo aprire gli occhi o avere un po’ di intuito; del quale non difettava l’economista John Kenneth Galbraith che in un saggio dal titolo «La natura della povertà di massa» individuava, tra i motivi dell’indigenza di interi popoli, la loro non conoscenza del mondo oltre il proprio orizzonte fisico. Ancora 50 anni fa gran parte dell’umanità non sapeva che si può sfuggire alla fame, temendo addirittura che oltre la propria visuale effettiva si potesse addirittura stare peggio.

Ora invece giornali, televisione e rete stanno raggiungendo ogni anfratto del pianeta. Come è pensabile che sia possibile impedire o limitare la migrazione di chi aspira, e saranno masse enormi di uomini e di donne, a vivere meglio? E noi vogliamo continuare a gestire il fenomeno con le Capitanerie di porto o rifilando agli immigrati solo i pasti della Caritas, i tuguri affittati in nero ed il lavoro altrettanto in nero? Magari offriremo loro anche qualche sussidio strappato ad un welfare in declino, ma pur sempre generoso e comunque sempre a carico dello Stato, che gli Italiani pensano sia qualcun altro rispetto a loro stessi. Invece l’immigrazione sarà il problema del secolo e ci vorrebbe ben altro spessore dilucidità e risolutezza a tutti i livelli, ma soprattutto in coloro che hanno responsabilità istituzionali.

Quanto a Papa Francesco, egli si è invece espresso con una terminologia, che a molti è apparsa quella di prassi utilizzata dai soliti indignati. «Mi viene in mente la parola vergogna» ha detto testualmente. Un termine immediatamente ripreso tra i primi da una tempestiva Presidente Boldrini. Il Santo Padre è poi tornato più volte in questi giorni sull’argomento con toni alti ed accorati, all’unisono condivisi.

Ma chi era rivolto il forte, iniziale richiamo? Gli Italiani non sembrano al riguardo obiettivi plausibili. Tutto sommato gli abitanti di Lampedusa e delle coste siciliane, i volontari, le forze dell’ordine fanno del loro meglio e molte vite vengono salvate. In fondo, anche se più per trascuratezza che per convinzione, la stessa legge Bossi-Fini è più famigerata che applicata. Ormai sappiamo seguire solo la strada del buonismo, incapaci di comprendere che la vera alternativa al voltarsi dall’altra parte è quella di essere noi stessi e di provare a trarre qualche spunto operativo dal nostro umanesimo, dalla nostra cultura giuridica, dalla nostra civiltà dei diritti, dalla nostra organizzazione economica che ha consentito di raggiungere un benessere diffuso. Ma probabilmente di questo invece ci hanno persuasi a provare vergogna.

Magari il rimprovero meglio si attaglia alla burocrazia dell’Unione Europea, efficientissima nello stabilire le misure dei tuberi come nel percepire cospicue retribuzioni e molto fedele alle scelte di assenza stabilite dai rispettivi organismi istituzionali. Forse tra i destinatari del medesimo rimprovero potrebbe non sfuggire la stessa Angela Merkel, visto che la Germania pare ci restituisca 300 immigrati sbarcati sulle nostre spiagge. E poi, oltre ad essere capace di acquisire al suo paese una potenza più solida di quella conquistata dalle armate del noto imbianchino, l’autorevolezza del Cancelliere tedesco è ormai indiscussa nella politica europea e qualche responsabilità dovrebbe pur averla avuta anche per i fallimenti dell’Unione.

Fermiamoci qui. Anche perché al di là della solidarietà che i superstiti hanno incontrato nell’isola, per il resto si sono ascoltate solo parole, mentre il dramma dell’immigrazione, ben lungi dall’essere affrontato con la consapevolezza e la concretezza che meriterebbe, continua per lo più ad alimentare un deprecabile scontro ideologico.

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