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Movida e centri sociali: Forze dell’ordine, prefetto e sindaco fanno la loro parte, in attesa di condanne delle illegalità

Locgio

Le notti della movida in Oltrarno hanno recentemente riempito le cronache dei giornali e stanno dando lavoro alle Forze dell’ordine, ai vigili urbani, al prefetto e al sindaco, che cercano d’intervenire con i mezzi a loro disposizione. Alcune ordinanze prefettizie che limitavano la presenza di determinati soggetti nelle aree pubbliche sono state annullate dai giudici del Tar, tagliando le unghie a chi tutela la legalità e incoraggiando chi invece non la rispetta. Ma tant’è, siamo in Italia.

E come non ricordare l’ordinanza del prefetto di Firenze, nell’ottobre 2010, che aveva interdetto alle manifestazioni di questo tipo molte piazze fiorentine, fra cui Piazza San Marco. Immediata la condanna e la rivolta degli ormai attempati rivoluzionari ex sessantottini, per i quali la Piazza era ancora un simbolo delle proteste di quegli anni (a loro avviso) formidabili.

Uno degli ultimi week end a Piazza Santo Spirito ha incendiato non soltanto la Piazza, con i fuochi accesi dagli antagonisti, ma ha riattizzato le polemiche sulla necessità di contrastare adeguatamente questi fenomeni. Il sindaco Dario Nardella ha chiesto l’intervento delle Forze dell’ordine: «Se ci sono antagonisti con gli striscioni, e sparano fumogeni e privatizzano un luogo pubblico, questo è un problema di pubblica sicurezza e pretendo che nella mia città la legalità si faccia rispettare». Immediatamente il prefetto Lega ha convocato comitati provinciali per la sicurezza e disposto il rafforzamento della sorveglianza.

Quello dei centri sociali a Firenze, ma in generale nelle grandi città del centro-nord, è un problema che non si è mai riusciti a risolvere anche per l’accondiscendenza di una parte politica verso questi soggetti, considerati quasi compagni che sbagliano, come le Br di antica memoria. Il pericolo, secondo certe fazioni della sinistra, viene soltanto dal risorgente pericolo fascista (vero Governatore Rossi?) che deve essere sicuramente controllato, al pari delle frange di anarcoinsurrezionalisti, centri sociali, squatter e gente simile, che popola ancora le nostre città. Ne ho avuto esemplari testimonianze a Pisa, Padova, Torino e Firenze.

Per fortuna Forze dell’ordine e magistratura, o meglio le procure, non tanto la magistratura giudicante, seguono con attenzione l’evolversi di questi fenomeni. Ne sono una prova le molte operazioni realizzate in questi ultimi anni, una per tutte quella che ha portato all’identificazione e alla condanna degli autori dell’attentato della bomba di Capodanno 2017 a Firenze, nel quale fu gravemente ferito l’artificiere Mario Vece.

Senza giungere a questi eccessi, e con riferimento all’episodio di santo Spirito, ricordo che anche nel 2016 12 persone, appartenenti all’area anarchica, furono denunciate dalla polizia per aver imbrattato la zona dell’Oltrarno a Firenze con scritte contro forze dell’ordine e preti, poco lontano (ancora una volta) da Piazza Santo Spirito.

Oltre alle denunce, che la Digos inoltra puntualmente all’Autorità giudiziaria, occorrerebbe che seguissero anche condanne per queste bravate, cosa che in molte città d’Italia, avviene di rado, visto che alcuni giudici si dimostrano molto comprensivi, sostenuti da disposizioni di legge lassiste, nei confronti di questi soggetti. Che qualche anno fa si scagliavano anche a Firenze contro il prefetto, tanto che su alcuni muri della città erano apparse le scritte «Padoin boia», in Oltrarno e in via Colletta, nella zona di piazza Beccaria (vedi locandina in alto).

Prefetti, sindaci (non molti), Forze dell’ordine e magistratura inquirente continuano la loro opera di sorveglianza e prevenzione, di tutela della sicurezza e della legalità, poco assistiti in verità dalla magistratura giudicante. Basti ricordare recenti sentenze non solo a Torino, ma anche in altre città per rendersene perfettamente conto.

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