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Rapporto debito-Pil: nel 2023 sarà di 6 punti superiore rispetto a quello previsto nella Nadef di Gualtieri


ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA – In tempi di mascherina obbligatoria c’è chi smarschera le previsioni manipolate del Governo per dimostrare agli italiani e alla ue che la crisi economica sarebbe meno grave. I rilievi dell’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio, sono impietosi nei confronti di Gualtieri e Conte.

Nello scenario Upb il livello del rapporto tra il debito e il Pil sarebbe superiore a quello dello scenario Nadef per tutto il periodo 2020-23. Per quanto riguarda la sua dinamica, dopo una prima discesa nel 2021, il rapporto tra il debito e il Pil ricomincerebbe a salire già dal 2022. Alla fine del triennio, il rapporto tra il debito e il Pil sarebbe di circa 6 punti percentuali maggiore rispetto allo scenario programmatico della Nadef.

Lo sottolinea Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, in un’audizione alla Camera sulla Nadef. ‘ «La Nadef 2020 presenta uno scenario programmatico di evoluzione del rapporto tra debito e Pil fino al 2026 che tiene conto dell’impatto dell’utilizzo delle risorse messe a disposizione dalla Ue nell’ambito del programma Ngeu -aggiunge l’Upb-. Tra il 2021 e il 2026 l’Italia dovrebbe beneficiare complessivamente di trasferimenti per oltre 75 miliardi (a prezzi 2018), mentre il tetto massimo ai prestiti – erogati tramite la Recovery and Resilience Facility (RRF) — è quantificabile in poco meno di 128 miliardi. Ad esse vanno aggiunti i circa 27 miliardi di prestiti SURE. Sulla base degli obiettivi programmatici del Governo e delle risorse provenienti dalla Ue, la Nadef prevede che il rapporto tra debito e Pil scenda nel periodo 2020-26 e si attesti al 143,7 per cento nel 2026. Nello stesso anno il debito al netto dei prestiti Ue dovrebbe risultare di oltre 7 punti inferiore al totale», conclude l’Upb.

E aggiunge: «L’evoluzione di breve e di medio termine dell’economia italiana appare soggetta a rischi ancora molto ampi, nel complesso orientati al ribasso, a partire da quelli di una recrudescenza della pandemia. In Italia nelle ultime settimane si è registrata una crescente diffusione dei casi, cha ha anche comportato un maggiore ricorso alle strutture ospedaliere. Al momento non si prefigurano nuovi lockdown generalizzati, ma se si rendessero necessarie restrizioni mirate alle attività produttive e agli spostamenti ne deriverebbero comunque conseguenze non trascurabili sia sul ciclo economico sia sulla struttura produttiva, già colpita dalla passata recessione».

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