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Le proteste di piazza, il ruolo dei prefetti, le pecche della politica. L’esempio di Firenze

Visto il bilancio degli scontri di venerdì sera in centro città, che tutto sommato poteva anche essere peggiore, considerato il gran parlare che se ne è fatto sui media e da parte dei politici nei giorni precedenti, ho voluto, da collega, far due chiacchiere con il Prefetto Laura Lega, che aveva svolto in questi giorni un’importante azione di prevenzione e di convinzione dei cittadini e delle categorie economiche, per cercare di attenuare le conseguenze della manifestazione non autorizzata.
Il bilancio, ricordiamolo, è di 4 arresti fra gli esponenti dei centri sociali e dell’antagonismo, di 24 denunciati, di feriti, per fortuna lievi, fra le forze dell’ordine, di danni alle fioriere e alle strade cittadine.

Le riunioni preventive in prefettura, con i consigli dati anche agli esercenti, hanno fatto sì che molti negozi avessero protetto in anticipo le loro vetrine e i loro ingressi, come dimostrato anche dalle foto pubblicate su Firenzepost. Ieri pomeriggio i centri sociali hanno protestato contro le misure del governo e si sono recati davanti alla sede della Prefettura scandendo slogan.

Da vecchio prefetto posso testimoniare che, per quanto mi riguarda, non solo a Firenze, ma anche a Padova e Torino, le proteste contro i prefetti che agivano contro l’illegalità sono sempre state evidenti. Anche a Firenze, nel 2011, apparvero scritte sui muri «Padoin Boia», con minacce a un prefetto che cercava di arginare eccessi nelle manifestazioni di piazza. Dopo qualche anno di sospensione, ecco che le contestazioni tornano nei confronti di quei prefetti, che dimostrano polso fermo contro le proteste violente e cercano giustamente di esercitare quell’azione volta alla coesione sociale, che costituisce un’attività fondamentale dei rapprresentanti dello Stato.

Così spiega la sua azione il prefetto Lega: «Tolleranza zero verso i violenti. C’è stata grande professionalità da parte delle forze dell’ordine che desidero ringraziare ed abbiamo preservato siti sensibili come piazza della Signoria che sarebbero stati messi a rischio e non lo potevamo permettere». «Abbiamo comunque assistito ad episodi che sono inaccettabili in una città civile come Firenze, come in qualunque altra città italiana. L’innalzamento delle misure di sicurezza ai massimi livelli ha avuto come primo obiettivo l’incolumità delle persone e parallelamente, in un contesto urbano come quello fiorentino, un livello di attenzione specifica e per questo si è impiegato un numero di operatori estrememente importante a presidio dei siti sensibili».

Queste le dichiarazioni del nostro prefetto, che poi aggiunge una considerazione improntata a saggezza ed equilibrio: «Anche nella gestione di queste manifestazioni occorre essere particolarmente attenti. Fermi, ma saggi, misurando la forza. Siamo di fronte a scenari che si fondono in maniera opaca, con saldature di forze che si compongono e scompongono. C’è l’aggreazione anche di forme di disagio sociale o di spontaneismo. L’analisi di questi contesti è importante per intercettare eventuali rischi di tensioni».

Un’analisi lucida quella fatta dalla collega Laura Lega, che mi trova pienamente d’accordo. Sulla base di queste considerazioni a Firenze le istituzioni e le Associazioni – con il coordinamento del prefetto – hanno svolto un’azione di prevenzione e di convincimento che ha dato i suoi frutti, diminuendo l’impatto, anche psicologico, negativo delle dichiarazioni di quei politici che, a livello nazionale e locale, avevano gridato al risorgere del pericolo fascista, invocando lo scioglimento di Forza Nuova e gruppi consimili. Col rischio di attizzare gli eccessi dell’ultrasinistra, come è puntualmente avvenuto. Sono stati poi smentiti dai fatti, gli arrestati di Firenze sono, per ora, tutti appartenenti all’area antagonista.

Sarebbe dunque il momento che, a livello nazionale e locale, gli esponenti delle sinistre la smettessero di (quanto meno) tollerare l’azione dei gruppi dell’antagonismo e dei centri sociali, che spesso coinvolgono nella loro protesta, strumentalizzandole, le categorie più deboli, migranti, disoccupati, senzatetto, persone in difficoltà economiche. Non da ora questo costituisce un mix che può diventare esplosivo per la nostra società. Ricordiamocene prima che sia troppo tardi e non lasciamo questo compito solo a prefetti, forze dell’ordine e magistratura.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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