Skip to main content

Covid-19: i criteri del Governo per la suddivisione dell’Italia in zone gialle, arancioni e rosse

ANSA/PAOLO SALMOIRAGO

ROMA . L’Ansa spiega come funziona il processo di valutazione, da parte del governo, della situazione Covid-19 nelle varie regioni, che poi determina la classificazione delle stesse nelle tre zone, gialla, arancione e rossa.

La lente di ingrandimento degli esperti si poggia sui dati forniti da una cabina di regia di monitoraggio, costituita dal direttore Prevenzione del dicastero della Salute, Gianni Rezza, dal direttore generale della programmazione, Andrea Urbani, e tre rappresentanti dei territori come Lombardia, Umbria e Campania. I dati dai territori vengono elaborati dal ministero e dall’Iss. Poi le singole regioni hanno 24 ore di tempo per reinviarli con modifiche ed osservazioni.

Tra tabelle, percentuali e indicatori, lo schema sui 21 criteri adottati dall’Esecutivo per stabilire le restrizioni delle Regioni è contenuto nel documento del Ministero della Salute dello scorso 30 aprile che prevede tre indicatori principali che fanno la differenza: capacità di monitoraggio; capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti; stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari. “I dati che vanno letti nella loro interezza – spiega Rezza – e fanno riferimento a incidenza, Rt e resilienza”.

Il primo indicatore (sei criteri) riguarda quindi la raccolta dei dati: dal numero di casi sintomatici notificati per mese fino al numero di Rsa in una checklist con almeno una criticità riscontrata (maggiore del 30% del totale scatta l’allerta). Ma Calabria e Val D’Aosta non sono in grado al momento di garantire una raccolta esaustiva dei dati.

Il secondo indicatore (sei criteri) riguarda la capacità di tracciamento di una regione: dalla percentuale di tamponi positivi al numero di figure professionali – tra cui anche i ‘tracciatori’. Ma poche migliaia di igienisti delle Asl (fino a 20 giorni fa erano solo novemila) hanno il compito di trovare, testare e isolare un numero ormai troppo alto di persone contagiose. Il Governo aveva previsto almeno un ‘tracciatore’ ogni 10mila abitanti ma in Abruzzo, Calabria e Friuli si scende sotto quella soglia, già di per sé insufficiente. Ne sono in arrivo altri 2mila.
Il terzo indicatore (nove criteri) riguarda la tenuta degli ospedali e considera anche il numero di accessi Covid ai Pronto Soccorso (non dovrebbe superare l’aumento del 50%), fino a terapie intensive (allerta se i posti occupati sono più del 30%) e ricoveri nei reparti ordinari (allerta con +40%). Nell’ottobre scorso si è aggiunto il documento dell’Iss sui quattro scenari possibili con differenti livelli di rischio. Quest’ultimo, però, sembra non sovrapporsi perfettamente ai 21 indicatori che determinano le zone rosse, arancioni o gialle. Solo una settimana fa la provincia di Bolzano e l’Emilia Romagna erano già nello scenario 4, quello più ‘grave’. Ma queste ultime due, paradossalmente, rientrano anche nella classificazione delle Regioni a rischio moderato. Per chi affronta il virus con i numeri, si aggiungono altri grattacapi

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741