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Mannino, De Girolamo, Zappalorto, tre casi eclatanti di malagiustizia. Indispensabile riforma magistratura

Magistrati 1 604x402 1

Alcuni casi giudiziari eclatanti hanno riproposto il tema scottante della riforma della giustizia, ma soprattutto della magistratura. Non è stata soltanto la vicenda dell’assoluzione del prefetto Zappalorto per non aver commesso il fatto, dopo due anni di accanimento giudiziario. Altre due vicende che hanno colpito personaggi famosi hanno riportato alla ribalta il problema della malagiustizia e della irresponsabilità dei magistrati che sbagliano gravemente, e non pagano.

Mi riferisco ai casi dell’ex ministro Calogero Mannino, completamente scagionato dopo 29 anni dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa (un reato fumoso che permette ai magistrati di perseguire chiunque), e dell’On. Nunzia De Girolamo, assolta dopo 7 anni con formula piena (perché il fatto non sussiste) dall’accusa di associazione per delinquere, concussione e utilità per ottenere il voto elettorale.

I pm che hanno portato avanti per anni queste accuse che si sono rivelate poi insussistenti sono sempre al loro posto, pronti a scatenare altre inchieste a loro piacimento.

L’ex ministro Calogero Mannino e’ stato definitivamente assolto da tutte le accuse dopo aver vissuto un calvario giudiziario iniziato nel 1991 e dopo essere stato 9 mesi in carcere e 13 mesi ai domiciliari. Siamo d’accordo con la domanda che si pone Matteo Renzi: «Dopo 30 anni chi paga i danni al Ministro Mannino?»
Il presidente dell’Unione delle Camere penali, Giandomenico Caiazza, commenta così all’Adnkronos la sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato l’assoluzione dell’ex ministro nello stralcio del processo sulla trattativa Stato-mafia. «E’ l’ennesima conferma della necessità di aprire una grande e profonda riflessione sulla individuazione di criteri di responsabilità del magistrato -osserva il leader dei penalisti – siano esse disciplinari, di carriera o infine risarcitorie».

Ma esemplare è anche il caso di Nunzia De Girolamo, costretta ad abbandonare la carriera politica per un’inchiesta giudiziaria rivelatasi poi infondata. E’ stata infatti assolta dalle accuse di associazione per delinquere, concussione e utilità per ottenere il voto elettorale con la formula il fatto non sussiste. Secondo la Procura di Benevento l’ex ministro avrebbe fatto parte di un direttorio in grado di condizionare le scelte della Asl su nomine e appalti per raccogliere consenso. Teorema completamente smontato dal Tribunale di Benevento che ha assolto l’ex ministra perché il fatto non sussiste. Il difensore della De Girolamo Domenico Di Terlizzi, non risparmia giustamente bordate alla procura: «L’assoluzione perché il fatto non sussiste da tutti i reati e per tutti gli imputati deve porre all’attenzione la patologia di una iniziativa giudiziaria che ha determinato le dimissioni di un ministro».

Il ministro Francesco Boccia, nella veste di marito e non di politico, sottolinea: «nel caso processuale di mia moglie non ha funzionato, come purtroppo spesso non funziona in tantissimi altri casi, il filtro delle garanzie iniziali, ci sono garanzie nel nostro ordinamento che avrebbero potuto evitare almeno cinque anni su sette, ed è evidente che alla luce della sentenza non hanno funzionato. Gli avvocati di Nunzia quando sottolineano le falle di gip e gup mettono in evidenza i limiti del sistema. E’ dovere della politica affrontarli e risolverli per evitare che queste cose possano ancora accadere».

Facciamo nostre le riflessioni degli avvocati, dei politici che pongono l’accento sulla necessità di una completa riforma non tanto dei processi, quanto della magistratura. Finché sarà permesso ai signori magistrati, soprattutto ai pm, di iniziare l’azione penale a loro piacimento, indirizzando l’acquisizione delle prove nel senso da loro auspicato, ci sarà sempre qualcuno che verrà sottoposto a processi ingiusti, e assolto solo dopo anni ( a conferma che la giustizia arriva se pure in grave ritardo), sofferenze e spese ingenti, senza che nessuno paghi il fio degli sbagli commessi. E in questa situazione si trovano spesso anche poveri cristi che hanno meno possibilità di difesa.

E’ dai tempi di Mani Pulite che la magistratura interviene a gamba tesa nella politica, attribuendosi una funzione salvifica e moralizzatrice (lo hanno detto più volte alcuni componenti del famoso pool). La funzione dei magistrati è quella di applicare le leggi approvate dal parlamento con equità, giustizia, non interpretandole secondo le loro convinzioni giuridiche o, peggio ancora, politiche, nè, tanto meno, quella di assumersi la funzione di moralizzatori della società.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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