Firenze: Riccardo Muti e i Wiener Philharmoniker per l’83° Maggio Musicale Fiorentino
FIRENZE – Uno dei più grandi direttori viventi, Riccardo Muti, e una delle orchestre più acclamate e importanti al mondo, i Wiener Philharmoniker, saranno lunedì 10 maggio alle 20 al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino in un atteso concerto per l’83° Festival. I soli 500 posti concessi dalle norme anti-covid sono esauriti in prevendita.
Il Maestro Muti ha diretto per la sesta volta l’ultimo concerto di capodanno con i Wiener Philharmoniker, compagine con la quale da cinquant’anni ha un profondo e consolidato rapporto di collaborazione. Dopo il concerto al Teatro Alighieri di Ravenna e prima del Teatro alla Scala a Milano, quello di Firenze sarà il secondo appuntamento italiano della tournée del maestro con la prestigiosa Orchestra viennese, che torna a Firenze dopo cinque anni. Una lunga, intensa, ricca storia lega il maestro Muti e il Maggio Musicale Fiorentino, di cui è stato direttore principale e direttore musicale dal 1968 (debuttò con Svjatoslav Richter) al 1980, esperienza che aprì di fatto – come afferma il Maestro stesso – la sua carriera internazionale. E la cronologia di questi ultimi anni non fa che confermare il saldo e affettuoso, vicendevole, legame di Riccardo Muti con il Maggio, teatro dove il Maestro ha continuato a salire sul podio alla guida della sua Orchestra Cherubini o alla testa del Coro e dell’Orchestra del Maggio o alla direzione della Chicago Symphony Orchestra di cui il Maestro è direttore principale.
Il programma, interamente ottocentesco, inizia con l’ouverture Meeresstille und glückliche Fahrt op. 27 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, ispirata ai poemi di Johann Wolfgang von Goethe “Calma di mare” e “Viaggio felice”. Il poeta rievocò una vera esperienza che gli era capitata nella primavera del 1787 su una nave salpata da Palermo mentre tornava a casa da un breve soggiorno in Sicilia. In prossimità di Capri il viaggio fu interrotto per diverse ore da una improvvisa bonaccia e la nave corse il rischio di andare alla deriva e naufragare sugli scogli. Proprio quando si temeva il peggio il vento tornò fortunatamente a soffiare e la nave poté riprendere il largo. Questi versi ispirarono anche Ludwig van Beethoven e Franz Schubert, oltre a Mendelssohn, che vi si accostò non ancora ventenne nel 1828. Si prosegue con la Sinfonia n. 4 in re minore op. 120 di Robert Schumann iniziata il 30 maggio 1841, portata a compimento il 9 ottobre dello stesso anno ed eseguita per la prima volta il 6 dicembre 1841 al Gewandhaus di Lipsia, dove ebbe meno successo di un’esibizione a due pianoforti, avvenuta la stessa sera, di Liszt e Clara Schumann. Poco dopo, Schumann ritirò la partitura per riprenderla in mano nel 1851, quando erano già apparse la Sinfonia in do maggiore op. 61 (1846) e la Sinfonia in mi bemolle maggiore op. 97 detta Renana (febbraio 1851), per presentarla nella nuova veste al Festival del Basso Reno di Düsseldorf nel 1853 diventando così la Quarta sinfonia con il numero d’opera 120. Stavolta fu un successo, l’ultimo. Chiude il concerto la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 di Johannes Brahms che vede la luce nell’estate del 1877, sulle sponde del lago di Wörth e fu denominata ‘pastorale’ per il suo carattere prevalentemente lirico e melodico, ma anche ‘viennese’ per l’impiego del ritmo di valzer in due dei quattro movimenti.
Teatro del Maggio (Piazzale Vittorio Gui)
Lunedì 10 maggio 2021 alle 20