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Gaza: Israele approva il cessate il fuoco. Dopo le pressioni internazionali

Israele Cessate Fuoco

TEL AVIV – Arriva il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Il gabinetto di sicurezza israeliano, riunito sotto la presidenza di Benyamin Netanyahu, ha approvato il provvedimento. Lo riportano vari media israeliani, aggiungendo che non è ancora chiaro quando la tregua, che dovrebbe essere unilaterale, entrerà in vigore. La tv Canale 12 riferisce che dovrebbe cominciare alle 2 di questa notte fra giovedì 20 e venerdì 21 maggio), ora locale (l’una in Italia). Secondo quanto si apprende, il voto è stato unanime.

Secondo i media, l’opzione scelta sarebbe quella di un cessate il fuoco unilaterale dichiarato da entrambe le parti. Nel mezzo ci sono oltre 4mila razzi lanciati da Gaza su Israele – Gerusalemme e Tel Aviv compresi – che hanno costretto circa un milione e mezzo di abitanti del sud e del centro del Paese a vivere con i rifugi a portata di mano in un’escalation che non trova riscontro neppure nel precedente conflitto del 2014. Le vittime sono state 12 e centinaia i feriti. Un bilancio mitigato dall’Iron Dome, il sistema di difesa antimissili a protezione della popolazione civile che ha intercettato, secondo i militari, il 90% dei razzi. Una Cupola di ferro che anche stavolta ha preservato il Paese.

Dall’altra parte, in una Gaza dove le condizioni umanitarie sono al collasso, ci sono – secondo il ministero della Sanità di Hamas – 227 vittime, di cui 65 bambini, 39 donne e circa 1.900 feriti. L’esercito israeliano con l’operazione «Guardiano delle Mura» ha colpito duro in centinaia di attacchi sulla Striscia la Metro, ovvero il sistema dei tunnel di Hamas e della Jihad islamica, scavata spesso sotto palazzi civili. Oltre 100 i chilometri distrutti insieme a rampe di razzi, depositi di armi e centri comando.

Ma nel mirino israeliano sono finiti anche i comandanti militari e i quadri sia di Hamas che della Jihad. Decine le case distrutte e centinaia gli operativi uccisi, secondo il portavoce militare, compreso il comandante della Jihad del nord della Striscia, Hussam Abu Harbid, mente del lanci contro Israele. Hamas, hanno sostenuto molti analisti, ha pagato un prezzo durissimo nel suo arsenale e nella sua organizzazione. Ma ha rivendicato, mettendo in ombra il presidente Abu Mazen, di essere diventata il portabandiera palestinese a difesa della Moschea al-Aqsa di Gerusalemme e dei palestinesi minacciati di sfratto per le case contese nel quartiere di Sheikh Jarrah. Oltre che di una parte degli arabi israeliani, in una sorta di guerra civile che per giorni ha imperversato nelle città miste di Israele con tentati linciaggi da entrambe le parti.

Che la tregua possa concretizzarsi a breve lo indica il forte pressing internazionale che ha visto anche l’arrivo in Israele del ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas. Da alleato dello Stato ebraico, ha ribadito con forza il sostegno al diritto all’autodifesa di Israele ma ha anche rivolto un appello per una tregua immediata sottolineando che «soltanto nella soluzione a due Stati» c’è una prospettiva di pace. Lo stesso hanno fatto la cancelliera Angela Merkel e Abu Mazen in un colloquio telefonico.



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