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Il Guardasigilli Cancellieri «un ministro ha il diritto di essere umano»

Caso-Fonsai, Cancellieri: «Martedì riferirò al Senato, sono serena»

Il Guardasigilli Cancellieri «un ministro ha il diritto di essere umano»
Il Guardasigilli Cancellieri «un ministro ha il diritto di essere umano»

CHIANCIANO TERME (SI) – «Martedì riferirò al Senato. Sono serena, non ho nulla di cui rimproverarmi». Così il ministro Anna Maria Cancellieri. La sua telefonata con la compagna di Ligresti (per i domiciliari alla figlia Giulia dopo il caso-Fonsai) infiamma la politica ma non si nasconde ed anzi si è presentata a Chianciano al congresso del partito Radicale. Per lei una standing ovation in sala. Poi, dopo l’intervento ha accettato di rispondere ad alcune domande.

Ha detto non aver preso in esame le sue dimissioni e spiega che «il suo intervento non è stato sui magistrati. Lo ha già spiegato il Procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli. In tre mesi ho fatto cento interventi a favore di detenuti. Senza alcuna distinzione. Tutti i cittadini sono tutti uguali. Sono intervenuta con il Dap dicendo attenzione che Giulia Ligresti potrebbe compiere gesti inconsulti, un ministro ha il diritto di essere umano».

E’ chiaro che in ballo ci sono i rapporti personali con la famiglia Ligresti: «Riferirò in Parlamento, ho fatto il mio dovere –spiega il Guardasigilli- Noi abbiamo 65 mila detenuti e non riusciamo a dare risposte a tutti. Stiamo lavorando per far diventare questo Paese, il Paese di Cesare Beccaria. Ecco quello che stiamo facendo. Ora vado a Bruxelles a parlare dello stato delle carceri italiane a testa alta. Se sono un peso e non sarò più utile al Paese me lo devono dire».

La Cancellieri poi prosegue: «Ho visto i genitori di Cucchi, e quelli di altri detenuti morti nelle carceri italiane. Ogni detenuto suicida è una sconfitta per lo Stato italiano» sottolinea il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri.

Poi ha fatto un parallelo con il passato: «Ricordate le critiche dopo la morte di Marco Biagi?» aggiunge il guardasigilli riferendosi alle polemiche sull’allora ministro dell’Interno Claudio Scajola colpevole di aver tolto la scorta al giuslavorista ucciso dalle Br nel 2002.

Il premier Enrico Letta, nella telefonata con il Guardasigilli, non le ha chiesto le dimissioni, ma ha preteso che il chiarimento davanti alle Camere avvenisse il prima possibile, nei primi giorni della settimana, convinto che, nonostante la spinosità del tema, ci siano margini perché Cancellieri convinca di non aver approfittato del suo ruolo per favorire la scarcerazione di Giulia Ligresti. Come successo nel caso sia di Josefa Idem sia di Angelino Alfano, l’imperativo del presidente del Consiglio, prima di trarre conclusioni, è che ci sia la massima trasparenza davanti al Parlamento, e quindi davanti agli italiani, e che non restino zone d’ombra.


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Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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