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Referendum giustizia: ecco il testo dei 6 quesiti presentati

ROMA – Dopo aver depositato i sei testi in Cassazione, la Lega, al centro dell’iniziativa referendaria sulla Giustizia, insieme ai radicali, interviene per sottolineare il contesto e le specificità della richiesta di consultazione popolare, con l’obiettivo di riformare alcuni temi caldi del settore giudiziario. Dalla necessità di procedere ‘senza firme’ all’elezione dei membri del Csm, allo stop all’incandidabilità della legge Severino, lasciando ultima parola ai giudici: ecco i ‘chiarimenti’ del partito di Salvini.

Quesito n. 1 ‘elezioni del csm‘ – Il ‘caso’ Palamara ha portato alla luce i guasti del sistema delle ‘correnti’ nella Magistratura. Il primo passo per poterlo sradicare è quello di superare il potere di veto delle correnti all’interno del Csm. Attualmente un magistrato che voglia candidarsi al Consiglio Superiore della Magistratura deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme. Ciò significa necessariamente che per poter presentare la propria candidatura deve ottenere l’appoggio di una delle correnti interne alla magistratura. Il quesito referendario vuole abrogare il vincolo delle firme e permettere così a tutti i magistrati di candidarsi, senza dover sottostare al condizionamento delle correnti.

Quesito n. 2 ‘responsabilità diretta dei magistrati’ – Al grande potere di cui gode la magistratura in Italia non corrisponde un adeguato obbligo per i propri membri di rendere conto delle eventuali decisioni sbagliate assunte. L’obiettivo del quesito è ridurre la specialità della disciplina della responsabilità dei magistrati, permettendo, quindi, al cittadino leso nei propri diritti dalla condotta del magistrato di poterlo chiamare in giudizio direttamente.

Quesito n. 3 ‘equa valutazione dei magistrati’ – Spiegazione Il Consiglio direttivo presso la Corte di Cassazione e i Consigli giudiziari sono gli organi dove si valuta anche la professionalità dei magistrati. Ad oggi, tuttavia, quando si tratta di discutere o valutare lo status dei magistrati, la componente minoritaria ‘non togata’ di questi collegi (avvocati e professori universitari) è esclusa dalle discussioni e dalle votazioni vertenti su questi temi. L’abrogazione di questa norma consentirebbe anche alla componente ‘non togata’ di esprimersi sulla qualità del lavoro dei magistrati, superando in questo modo il principio della giustizia solo interna alla magistratura.

Quesito n. 4 ‘separazione delle carriere dei magistrati’ – Ad oggi i magistrati della pubblica accusa e quelli chiamati a giudicare sono inseriti in un’unica categoria professionale. Nel corso della loro carriera i magistrati passano più volte dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa. Questa contiguità tra il pubblico ministero e il giudice rischia di creare uno spirito corporativo tra le due figure e di compromettere un sano e fisiologico antagonismo tra poteri, vero presidio di efficienza e di equilibrio del sistema democratico. Il quesito punta a stabilire che il magistrato, una volta scelta la funzione giudicante o quella requirente all’inizio della carriera, non possa più passare all’altra.

Quesito n. 5 ‘limiti alla custodia cautelare’ – Il carcere preventivo, ovvero il periodo di detenzione scontato prima della sentenza di condanna, si è trasformato negli anni da misura con funzione prettamente cautelare, a vera e propria forma anticipatoria della pena, con evidente violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, sancito nell’articolo 27 della Costituzione. Il quesito punta a limitare la possibilità di ricorrere alla carcerazione preventiva prima dell’emanazione di una sentenza definitiva di condanna.

Quesito n. 6 ‘abolizione decreto Severino’ – La cosiddetta ‘legge Severino’ prevede che in caso di condanna ad alcune specifiche ipotesi di reato sia comminata automaticamente la sanzione accessoria dell’incandidabilità alla carica di parlamentare, consigliere e governatore regionale, sindaco e amministratore locale. Nella prassi, tuttavia, l’applicazione della misura dell’incandidabilità presenta diverse criticità, oltre a essere del tutto sproporzionata rispetto allo spirito della norma. Il quesito referendario intende abolire l’automatismo per quanto riguarda i termini di incandidabilità, ineleggibilità e decadenza, lasciando al giudice la decisione, caso per caso, se comminare, oltre alla sanzione penale, anche la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici e per quanto tempo.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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