Vertice Ue sui migranti, Italia isolata niente redistribuzione, solo accordi con i paesi di partenza
Il vertice di Lussemburgo dei ministri degli interni Ue non ha portato novità concrete a favore dell’Italia, anzi la redistribuzione chiesta da tempo dal nostro Paese, invaso da clandestini provenienti dalle coste africane, resta tuttora un miraggio, esclusa da quasi tutti i governi Ue.
«Per ridurre la pressione migratoria ai confini esterni europei e conseguentemente anche i movimenti secondari all’interno dell’Unione, dobbiamo intensificare tutti i nostri sforzi a livello politico affinché le istituzioni della Ue pongano subito mano a robusti accordi di partenariato strategico con i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori, a partire dalla Libia e dalla Tunisia, per consolidare i processi di stabilizzazione in atto e per contribuire al loro sviluppo economico». Lo ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, a margine del Consiglio Affari Interni in corso a Lussemburgo. «Per i Paesi mediterranei riuniti nel gruppo Med5 – ha aggiunto la responsabile del Viminale – è fondamentale che la trattativa sul nuovo Patto immigrazione e asilo segua contemporaneamente, su un doppio binario, i temi legati alla responsabilità e quelli concernenti la solidarietà tra Stati membri con la previsione di un equo meccanismo di redistribuzione dei migranti in Europa».
Tuttavia il tema della redistribuzione è delicatissimo, tanto che la commissaria europea agli Affari Interni Ylva Johansson ha ribadito che durante il Consiglio Affari Interni di ieri a Lussemburgo «non si è discusso» di schemi volontari di redistribuzione dei richiedenti asilo trai Paesi Ue, come quello concordato a Malta tempo fa da alcuni Stati disponibili a ricollocamenti volontari delle persone salvate in mare nel Mediterraneo Centrale.
Nonostante le promesse, sia Germania che Francia hanno fatto sapere di non essere interessate, riducendo così il gruppo dei «volenterosi» ai soli Irlanda, Lussemburgo e Lituania, per un totale di appena 28 posti con la Lituania che per di più da giorni chiede aiuto all’Unione europea per fermare i tentativi della Bielorussia di far attraversare le sue frontiere da gruppi di migranti.
La strada è apparsa talmente in salita da costringere l’Italia e la ministra Lamorgese, di fronte all’evidenza, a cambiare la propria strategia Finora, infatti, Roma ha sempre sostenuto di voler modificare il Patto su Immigrazione e asilo presentato lo scorso settembre dalla presidente Ursula von der Leyen discutendo tutti insieme i punti su quali non è d’accordo, a partire proprio dai ricollocamenti.
Non riuscendo a mettersi d’accordo su come gestire i flussi di migranti in arrivo, l’Unione europea potrebbe trovare una strategia comune soltanto nel guardare fuori dai propri confini scegliendo – cosa tra l’altro non nuova, lo avevano iniziato a fare Berlusconi e Pisanu con la Libia di Gheddafi – di intensificare i rapporti con i Paesi di origine di quanti cercano di attraversare il Mediterraneo. Il che significa provare a siglare accordi bilaterali per i rimpatri, affiancati da aiuti economici utili per rendere le frontiere africane più difficili da attraversare. Che è poi la linea proposta anche da Salvini, aiutiamoli a casa loro evitando le traversate del mediterraneo, letali per molti clandestini. vedremo dunque gli sviluppi che usciranno dal prossimo vertice dei Capi di Stato e di governo, ma la strada per l’Italia si presenta in salita ripidissima.