Mps: Siena ha paura per la sua banca. A rischio migliaia di posti di lavoro (e forse anche l’elezione di Letta)
SIENA – Una volta, per i senesi, era il «babbo Monte». Su qualsiasi cosa interveniva e risolveva: appunto come il genitore buono e facoltoso, pronto a soddisfare in tutto le esigenze della città e dei suoi cittadini. Appunto i figli prediletti. Poi la crisi, le tragedie (anche dolorose, come la morte, a lungo circondata di mistero, di David Rossi, il giornalista capo della comunicazione della banca), quindi la situazione attuale, con difficoltà di salvataggio sempre più evidenti. Fino all’ipotesi di acquisizione del Monte dei Paschi da parte di Unicredit. Che per molti osservatori, politici e non, presenta pericoli per la stessa integrità della banca. E, a livello politico, per il Pd. Tanto da provocare batticuore per l’elezione del segretario del partito, Enrico Letta, nelle suppletive per il seggio uninominale di Siena alla Camera, vacante dal novembre 2020, lasciato da Pier Carlo Padoan.
Ovvio, dunque, che Siena viva un’estate 2021 con una preoccupazione fortissima. Una situazione mai vista prima. C’è chi la mette in relazione con qualcosa di strano, come il lungo stop al Palio, l’altra certezza senese che il covid ha bloccato. Ma qui è in gioco molto di più: crescono le perplessità sull’operazione Unicredit, giudicata troppo sbilanciata e in grado di mettere a rischio migliaia di posti di lavoro. E salgono i timori sull’impatto che potrà avere sull’indotto, ossia il tessuto economico e produttivo della città, da sempre legato a filo triplo col vecchio «babbo Monte».
Il fronte che prova a frenare l’operazione è trasversale e mercoledì prossimo sarà il ministro dell’Economia Daniele Franco a fare il punto in Parlamento. Intanto, oggi 2 agosto 2021, chi provare a rassicurare è Claudio Durigon, sottosegretario al Mef (leghista), il quale spiega: «Siamo solamente all’inizio e ad oggi esiste una sola trattativa di salvataggio di Mps. Si è partiti con una due-diligence aziendale e questa non esclude anche altre soluzioni per l’istituto più antico del mondo».
L’operazione Mps, aggiunge con dimostrazione di competenza in materia Durigon, «deve passare da alcuni requisiti imprescindibili: salvaguardia dell’occupazione e blocco dei 6000 esuberi; mantenimento del marchio storico Mps; salvaguardia, compatibilmente con le attuali condizioni di mercato, delle risorse investite dallo Stato; no allo spezzatino e quindi no alla svendita dell’Istituto bancario in queste complicate condizioni di mercato; individuazione dettagliata del ruolo che lo Stato avrà nella formazione del nuovo assetto. Senza questi presupposti è giusto che si prenda in considerazione anche di superare la data di vendita prevista dal precedente governo per il 31/12/2021».
Molto duro il giudizio del presidente della associazione Vittime del Salvabanche Letizia Giorgianni: «Quanto sta accadendo ci ricorda esattamente le clausole pretese da Banca Intesa per acquisire le due banche popolari venete. Il ministro che allora stese quel decreto legge a favore di Banca Intesa era Padoan che ora è il presidente di Unicredit, e che da ministro del Tesoro (Pd) salvó Mps nel 2017 per essere eletto a Siena nel 2018. Cambiano i governi ma le ricette del Pd per le crisi bancarie no: privatizzare i profitti e scaricare su noi contribuenti le perdite».
Ed ecco un altro punto delicato: la candidatura di Enrico Letta, nel collegio senese, proprio per sostituire Padoan. Il Pd viene guardato come il partito che ha responsabilità nella vicenda Mps. A livello locale e nazionale. Il seggio sicuro, si dice negli ambienti politici senesi, non è più tale. E la vicenda Mps lo renderebbe , se possibile, ancora più traballante. I sindacati, però, guardano invece soprattutto alle ricadute occupazionali. Per Dalida Angelini, segretaria generale della Cgil Toscana afferma, serve una soluzione che non disperda il ruolo che storicamente la banca ha avuto non solo per lo sviluppo del territorio senese ma di tutta la regione, contro ogni spezzatino e a difesa dell’occupazione.
Fuori dai palazzi e dalle rappresentanze, ci sono le preoccupazioni della gente comune: qualsiasi decisione, si sente dire perfino nei bar senesi, non dovrà gravare sulle tasche dei cittadini italiani. E non dovranno andarci di mezzo azionisti e correntisti. il benefico «babbo Monte», in sostanza, è visto come una sorta di patrigno, che ha disperso le risorse di un tempo. E che ora mette in pericolo la città.