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Magistrati, a 30 anni dai fasti di Mani Pulite, il gradimento delle toghe è sceso sotto i tacchi

Come per caso, ma non troppo, il trentennale di Mani Pulite, l’inchiesta che affossò i principali partiti, tranne il Pd, coincide con due eventi simbolicamente importanti, l’approvazione dei referendum sulla giustizia, volti a ridurre i privilegi delle toghe, e il rinvio a giudizio a Brescia di Pier Camillo Davigo, uno dei cosiddetti eroi della pattuglia giudiziaria milanese che sconvolse la politica italiana, tanto che ne patiamo le conseguenze ancora oggi. Gherardo Colombo fa parte di una Ong italiana, armatrice di una nave che salva i migranti nel mediterraneo, Di Pietro è un pensionato, Greco, da poco pensionato anche lui, è stato assoldato come esperto dal sindaco Pd di Roma, ex ministro Gualtieri. Ma i loro colleghi adesso non riscuotono ampi consensi, anche perché la gente non ha apprezzato molte sentenze discutibili e alcuni interventi di pm a gamba tesa nei confronti della politica.

Questa situazione si riflette sul gradimento degli italiani in tema di giustizia, tanto che l’ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli, pubblicato dal Corriere della Sera, dimostra che, se negli anni 90 i giudici erano considerati eroi popolari e godevano del consenso di oltre nove cittadini su dieci, oggi solo uno su tre (32%) dichiara di avere fiducia nella magistratura. Si tratta del livello più basso di sempre, basti pensare che nel 2010 il 68% si esprimeva positivamente nei confronti dei giudici e da allora in poi abbiamo registrato un calo continuo. Dunque, la maggioranza assoluta (56%) non ha fiducia nei giudici e i più critici risultano gli elettori del centrodestra: FdI 74%, Lega 65% e FI, insieme alle altre forze minori, 64%. La fiducia prevale solo tra gli elettori del Pd (67%), il partito che ha tratto più giovamento da alcune manifestazioni della giustizia, mentre i pentastellati, presumibilmente a seguito delle vicende che hanno riguardato il Movimento (sospensione dell’elezione di Conte a capo e inchieste su alcuni esponenti), si dividono: 50% non ha fiducia, contro il 44% che dichiara di fidarsi.

In particolare, secondo il rapporto di Pagnoncelli, le critiche degli intervistati riguardano i tempi eccessivi dei processi, riconducibili alla farraginosità delle leggi (48%) e alla carenza di organico (40%), alla scarsa professionalità dei giudici alcuni dei quali si sono resi protagonisti di errori giudiziari e sentenze discutibili (27%), nonché ai comportamenti illeciti tra vertici della magistratura (25%). Non mancano le critiche riguardo al rapporto dei giudici con la politica, in termini di dipendenza (22%) o di protagonismo e rivalsa (19%).

Dunque, lo scenario attuale mostra che alla prevalente sfiducia nei confronti dei partiti e della politica si somma la sfiducia per i magistrati e l’insoddisfazione per l’amministrazione della giustizia. E’ uno scenario inquietante secondo il quale i cittadini non si fidano ormai più dei due organismi e istituzioni che dovrebbero garantire la governabilità e la giustizia. Una situazione che potrebbe compromettere anche la tempestiva e corretta utilizzazione dei fondi del Pnrr europeo, essenziali per la ripresa dell’Italia, oltre che rendere più difficili le necessarie riforme, chieste anche dalla Ue. Quella della giustizia, avversata dai magistrati, è una di quelle considerate essenziali. Ma proprio la discordia fra i partiti e alcune pronunce della magistratura rendono difficile il cammino del governo. L’ira di Draghi, che ha cercato, ottenendolo, l’appoggio scontato di Mattarella, nei confronti della maggioranza che lo sostiene è indicativa della difficile situazione attuale.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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