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Pasqua 2022, l’omelia del cardinale Betori: “Ogni guerra è una resa alle forze del male”

Il Cardinale Betori
Il cardinale Giuseppe Betori

Ecco l’omelia pronunciata dal cardinale Betori, arcivescovo di Firenze durante la Veglia Pasquale 2022. Nella celebrazione hanno ricevuto il battesimo sei catecumeni.

L’annuncio che i due uomini rivestiti di un abito sfolgorante fanno alle donne impaurite, preda dello sconcerto di fronte al sepolcro trovato vuoto, è la parola destinata a nutrire la speranza dell’uomo nel travagliato cammino della storia. Di fronte al male del mondo, che tre giorni prima aveva raggiunto il suo vertice nella Croce su cui era stato giustiziato il Figlio di Dio, a quelle donne, all’umanità intera, a ciascuno di noi viene detto: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24,5b-6a). Alle donne non viene donato l’incontro con la persona di Gesù risorto. Tutto è ancora affidato al segno del sepolcro vuoto e alle parole che ne danno la spiegazione, richiamandosi a quanto era stato detto dallo stesso Gesù: «Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”» (Lc 24,6b-7).

Chi è fedele all’insegnamento di Gesù non può aver dimenticato queste parole, il cui ricordo rende credibili quelle che ora sono pronunciate in quel sepolcro vuoto e spingono le donne a farsene annunciatrici agli apostoli. Vengono circondate da scetticismo e disprezzo. Ma questo non basta a soffocare del tutto la curiosità, almeno in Pietro. Egli corre al sepolcro e vede che sono rimasti in quel luogo solo i teli ma non c’è più il corpo di Gesù che ne era avvolto. Questo non basta ancora per far nascere la fede, ma già l’animo dell’apostolo si apre allo stupore, la disposizione dell’animo che crea lo spazio per la fede. Il mistero della risurrezione fa i suoi primi passi nel cuore di chi aveva seguito Gesù, scommettendo sulla sua parola e ora è invitato a scommettere sul suo potere di vittoria sulla morte.

Che l’insegnamento di Gesù sia un progetto affascinante di vita, capace di mostrare quanto pericolosi siano i disegni umani di potere e di possesso e quanto vuoti siano i modelli umani di libertà senza valori e di autosufficienza inappagata, lo dicono a noi questi fratelli e sorelle che in questa notte chiedono alla Chiesa di essere accolti nella sua comunione, per diventare fratelli e sorelle di Gesù e nostri. Ma non basta un progetto di vita, che non riusciremmo mai ad attuare con assoluta fedeltà e in pienezza. Il Vangelo di Gesù non è una proposta di etica superiore. Il discorso della montagna resterebbe un ideale astratto, impossibile, se non fosse accompagnato dall’annuncio di questa Veglia, che cioè Gesù ha il potere di sconfiggere la morte e noi possiamo partecipare a questa vittoria e vincere anche noi le manifestazioni del male che assediano la nostra vita personale e sociale, fino ad aprirci le porte della vita eterna. Questo la Chiesa dona nel Battesimo: unirsi a Cristo per morire con lui e con lui rinascere in novità di vita. Ci ha detto san Paolo: «Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,4).

L’annuncio di vita nuova, che la risurrezione di Cristo porta con sé, offre all’umanità uno squarcio di speranza nelle tenebre del nostro tempo. Ne sentiamo particolare bisogno in questi giorni di guerra, in cui sembra che ogni strada umana per il ristabilimento della giustizia e della pace sia preclusa. Una strada d’uscita dell’umanità dalle sue contraddizioni c’è, ed è la strada indicata da Gesù, quella del dono di sé, dei servi fatti amici, dei lontani che si riscoprono fratelli. La notte della Pasqua è illuminata dalla luce del Risorto e ad essa abbiamo affidato la nostra fede e la nostra lode nel Preconio pasquale: «Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro. […] Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace». Per chi accoglie Gesù la pace è possibile.

La notte della morte, delle tante ingiusti morti di questi giorni non è l’ultima parola sulla storia umana. Ne va denunciata la fonte da cui scaturisce e che la alimenta, cioè il cuore malvagio dell’uomo. Lo ha scritto recentemente Papa Francesco, riferendosi proprio alla guerra in Ucraina: «Ogni guerra rappresenta non soltanto una sconfitta della politica, ma anche una resa vergognosa di fronte alle forze del male».

Nella notte del dolore può maturare la luce di una vita nuova, se quel dolore viene unito alle sofferenze di Cristo sulla croce per essere uniti alla gloria della sua risurrezione. Ascoltiamo ancora san Paolo: «Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione. […] Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui» (Rm 6,5.8). Sia questa la nostra Pasqua, risurrezione della vita nell’amore e nella pace.

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