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Milano: 50 anni dall’assassinio del Commissario Calabresi. Le cerimonie e il messaggio di Mattarella

MILANO – Fu uno dei momenti più drammatici della storia repubblicana, uno dei primi atti eversivi degli Anni di piombo che da lì per diversi anni insanguinarono l’Italia. Alle 9,15 del 17 maggio 1972 fu ucciso con 3 colpi di pistola alla schiena il commissario Luigi Calabresi , in via Cherubini 6 a Milano, a poca distanza dalla sua abitazione. Un delitto che arrivò dopo una violenta campagna di stampa che gli attribuiva la morte del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della questura di Milano nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, pochi giorni dopo la strage di piazza Fontana. La verità giudiziaria di quell’omicidio fu stabilita solo dopo diversi anni con la condanna dei militanti di Lotta continua Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri.
Nel 50.mo anniversario della morte a Milano si sono tenute le cerimonie di commemorazione: in via Cherubini, è stata deposta una corona di fiori.
In occasione dell’anniversario del delitto, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato la figura del commissario Calabresi: “Sono trascorsi cinquant’anni dal criminale agguato terroristico che stroncò la vita del Commissario Luigi Calabresi, servitore dello Stato democratico fino al sacrificio – si legge nel messaggio del capo dello Stato – La Repubblica non dimentica i suoi caduti. La memoria è parte delle nostre radici ed è ragione e forza per le sfide dell’oggi. In figure come il Commissario Calabresi sono testimoniati valori che consentono all’intera comunità di progredire, di trovare l’unità necessaria nei momenti più difficili, di sentirsi responsabile verso le nuove generazioni. In questo giorno – prosegue Mattarella – si rinnova la solidarietà e la vicinanza del popolo italiano alla moglie e ai figli, costretti a pagare il prezzo più alto alla barbarie di un tempo drammatico, in cui il furore ideologico giunse all’estremo della ferocia e del disprezzo di ciò che è più umano”.

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