Dove va la protesta di Tir e Forconi
In questi giorni i padroncini dei Tir e il movimento dei forconi protestano contro il governo. II Viminale è intervenuto chiedendo a prefetti e questori di bloccare manifestazioni che, non governate dalle sigle sindacali, possono avere conseguenze gravi. Ma il vero pericolo riguarda i blocchi stradali e ferroviari, che potrebbero essere organizzati in 30 località e paralizzerebbero completamente la circolazione in alcune regioni, prima fra tutte la Sicilia, proprio come accaduto lo scorso anno. Nelle autorizzazioni chieste alle questure dagli organizzatori si preannuncia che le manifestazioni andranno avanti fino al 13 dicembre. Si temono disagi nell’approvvigionamento di beni di prima necessità, in primis il carburante, addirittura fino alle festività natalizie.
PREFETTI E FORZE DELL’ ORDINE IN CAMPO. Non a caso i prefetti di alcune città hanno convocato i comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica e il Capo della polizia Alessandro Pansa ha allertato le questure per uno spiegamento straordinario degli uomini. La direttiva firmata dal prefetto Luciana Lamorgese, capo di gabinetto del ministro dell’interno, è stata chiara: «Non potendo escludere che il blocco delle merci comporti gravi difficoltà negli approvvigionamenti e possibili tensioni di ordine pubblico, le manifestazioni devono svolgersi entro i limiti previsti dai codici di autoregolamentazione di settore, nel rispetto delle posizioni di chi protesta ma anche del diritto alla libertà di circolazione delle altre categorie degli utenti della strada». Di fronte a eventuali iniziative violente l’ordine del Capo della polizia è stato quello quello di rimuovere «i blocchi nei punti strategici dei trasporti, quali i porti, gli aeroporti, le autostrade e le reti ferroviarie».
COORDINAMENTO NAZIONALE. Nelle circolari del Viminale si parla di un neocostituito Coordinamento nazionale di gruppi e movimenti «siamo tutti cittadini italiani», che ha indetto una mobilitazione a carattere nazionale, in segno di protesta contro le politiche economiche governative e per esprimere contrarietà alla globalizzazione. Al coordinamento hanno aderito il movimento dei Forconi, Liberi imprenditori federalisti europei (Life), Comitati riuniti agricoli (Cra), Cobas-latte, Cos.pa. Non ci saranno invece le sigle più importanti degli autotrasportatori (Cna, Casa e Confartigianato) che avevano convocato una giornata di blocco e poi l`hanno revocata. La parola d’ordine, che gira sui network dei movimenti estremisti, è quella di «demolire il sistema. Polentoni e terroni, destra e sinistra saranno con noi, in piazza, a partire da domenica notte». Uno dei leader storici del movimento dei «Forconi» afferma che si «andrà avanti fino a quando questa classe politica non andrà a casa». Il movimento ha previsto presidi di strade, autostrade, ferrovie e porti in tutto il Paese. Sono interessate in particolare le città di Orbassano, Asti, Torino, Vercelli, Lodi, Piacenza, Ferrara, Reggio Emilia, Imperia, Bordighera, Viareggio, Grosseto, Pesaro, Macerata, Teramo, Roma, Bari, Cerignola, Andria, Reggio Calabria, Cosenza, Messina, Milazzo, Palermo, Alcamo, Castellammare del Golfo, Campobello di Licata.
GARANTE DEGLI SCIOPERI. Lancia l’allarme il presidente di Conftrasporto e vice presidente dei Confcommercio Paolo Uggé, che sollecita l’intervento delle forze dell’ordine perché l’iniziativa è diventata una protesta che va molto al di là dell’autotrasporto e rischia di provocare la paralisi sulle strade, nonostante vi aderisca solo una piccola minoranza del settore. Qualora si dovessero verificare violazioni della legge nel fermo, l’Autorità garante degli scioperi «non esiterà ad applicare le sanzioni». L’astensione dovrà essere «senza l’effettuazione di blocchi stradali o di iniziative sanzionabili ai sensi del codice della strada» scrive in una nota il Garante. Sicuramente però le manifestazioni avranno effetti negativi sulla circolazione stradale e sulla distribuzione delle merci, nonostante le misure adottate e l’impegno di prefetti e Forze dell’ordine.
PROTESTA IN TUTTA ITALIA. Si temeva da tempo che la protesta, spontanea o organizzata, si estendesse a macchia d’olio in tutt’Italia. Le risposte date dal Governo – ispirato dal Presidente Napolitano che ha instaurato un regime di repubblica presidenziale di fatto – finora sono state ampiamente insoddisfacenti. Soprattutto non si sono ridotti costi e sprechi della politica; spesso emergono scandali che coinvolgono molti Consigli regionali. Persino qualche ministro (la Guardasigilli Anna Maria Cancellieri) ha tenuto un comportamento non molto edificante. La sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l‘illegittimità della legge elettorale (cd. Porcellum), e in definitiva delle elezioni dei parlamentari e delle alte cariche dello Stato, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’immediato intervento del Presidente Napolitano, che ha sostenuto la legittimità delle istituzioni, è sembrata una difesa d’ufficio di un regime nel quale lui stesso è coinvolto. Il popolo che deve sopportare gravi sacrifici è portato a ribellarsi e a reagire con azioni che potrebbero creare anche qualche turbativa dell’ordine pubblico. Chi gestisce in questo momento il potere dovrebbe ricordarsene e affrettarsi a porre rimedio a questa situazione incandescente per rendere più credibile ed equa l’azione di risanamento che si sta tentando di realizzare, in modo da spazzar via privilegi e ruberie di una casta che in realtà non vuole assolutamente rinunciarvi.