Concordia, teste: «Tornai a bordo mentre Schettino si sfilò»
GROSSETO – «Eravamo al Giglio, verso le 3 di notte, quando il comandante Schettino mi passò il telefono. Parlaci te, mi disse. Dall’altra parte chiedevano da terra chi fosse disponibile a risalire sulla nave per verificare la situazione. Alla fine ci tornai io». Lo ha raccontato il safety officer della Costa Concordia, Martino Pellegrini, nella sua testimonianza al processo di Grosseto sul naufragio.
«Tornai sulla nave alle 4.30, ci volle tempo per tornare a bordo con la motovedetta, che non partì subito». Martino Pellegrini ha raccontato varie fasi del naufragio, anche quando, andato in plancia di comando, alle 22.26 «spronai il collega Andrea Bongiovanni a premere il pulsante dell’emergenza generale, visto che il comandante non dava un ordine preciso. Per i miei compiti tenni subito collegamenti con la macchina della nave, ma quando riferivo al ponte di comando che c’erano gravi avarie, quando passavo gravi informazioni, mi sembrava che non venissero recepite, capite».
Pellegrini ha testimoniato che «Schettino aveva dato agli operatori radio istruzioni di comunicare che avevamo un black-out. Di fatto il K2 Roberto Bosio aveva di fatto assunto il comando delle operazioni, era l’unico che dava istruzioni, anche a me».
«La nave era inclinata, i passeggeri scivolavano sui pavimenti, non si stava in piedi, andammo a prendere le scialuppe, finii sul tetto di una lancia. Dov’ero c’erano anche il comandante Schettino e il comandante in seconda Roberto Bosio il quale mi aiutò e mi disse: Ti salvo io». Qiesta la testimonianza della capo infermiera dell’ospedale di bordo della Costa Concordia, la romena Raluca Soare. L’infermiera era presente quando Schettino con altri ufficiali saltò sul tetto di un mezzo di salvataggio lasciando la nave. «Con due comandanti mi sentivo tranquilla. Un capo di macchina ci raggiunse e urlò: scappate, scappate, la nave vi sta venendo addosso!». Raluca Soare ha anche detto che «ad un certo punto Bosio cadde in acqua e pensavo stesse per morire, mentre la lancia a causa dell’inclinazione della nave era intrappolata tra i bracci che la tenevano, mentre il marinaio che la doveva guidare era nel panico. E’ stato anche Schettino ad agire per tirare via la lancia dalla nave e così il marinaio l’ha potuta condurre a distanza dalla nave che si ribaltava. Sulla lancia c’erano passeggeri, aiutai a farli salire a bordo».