È Natale anche a Solliccianino
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FIRENZE – Natale si avvicina. Chi sta scontando una pena non può e non riesce con completezza a vivere con serenità d’animo l’evento delle festività: c’è troppa solitudine, amarezza, tristezza che colpiscono al cuore. Tanto meno lo possono fare i familiari di chi si trova in carcere: figli, mogli, fidanzate, madri, padri e sorelle. Per tutti viene meno la componente fondamentale dell’unione, dello stare assieme, ritrovandosi come la tradizione del nostro Paese vuole: seduti attorno ad una tavola, per mangiare, giocare a tombola, dedicare particolari attenzioni ai figli. C’è un muro insormontabile, tanta solitudine che coinvolge entrambi le parti, ci sono sbarre e porte blindate dappertutto, rumori di chiavi e di cancelli che si aprono e chiudono costantemente, come in un rituale arcaico e nello stesso tempo fantascientifico, che ricordano e determinano la condizione di chi è privato della propria libertà. Per quanto riguarda le famiglie c’è e rimane il vuoto, l’assenza che inevitabilmente si respira e si vive all’interno delle proprie case quando manca qualcuno a noi caro, insostituibile, amato.
Ci sono istituti penitenziari dove si cerca, nonostante le note difficoltà del momento, di aprire il carcere, di realizzare eventi, iniziative che in qualche modo possono essere significative e permettere alle persone detenute e ai loro famigliari di vivere dei momenti speciali, per certi versi anche magici, naturalmente assieme. Come nella Casa Circondariale «Mario Gozzini» di Firenze, dove nel pomeriggio di venerdì 20 dicembre 2013, familiari e persone detenute si sono ritrovate tutti insieme per alcune ore ad assistere ad eventi d’intrattenimento: uno legato all’attività teatrale e l’altro al gruppo musicale esistenti nell’Istituto.
Stare assieme, coltivare gli affetti, abbracciare per un momento i propri figli, giocare con loro, gioire, in uno spazio e attraverso un evento che esula dalle modalità dei colloqui ordinari che vengono fatti in prigione: di questo si tratta.
Tutto ciò rappresenta un avvenimento che ha un valore inestimabile, in termini di umanità, sensibilità e civiltà. Un investimento umano, da parte di tutti, che traduce il carcere in una parentesi di vita dove è possibile, se lo si vuole veramente, rivedere in chiave critica il proprio trascorso, riflettere, pensare e, conseguentemente, rientrare a far parte del tessuto sociale cambiati positivamente.
Sandro F. (persona detenuta presso la Casa Circondariale M.Gozzini Firenze)
LA CONOSCENZA RENDE LIBERI
Cari ragazzi, anche quest’anno è arrivato il Natale. Con alcuni di voi, purtroppo, ci conosciamo da tempo, mentre con altri solo da pochi mesi, ma devo dirvi che sono felice di essere con voi in questo periodo difficile della vostra vita. Non sono niente di speciale, sono solo la vostra insegnante, ma sono qui per voi.
Forza ragazzi! È un momento negativo che spero vi faccia riflettere seriamente sul vostro passato, sul presente ma principalmente sul futuro. Su quel futuro che dovrete vivere senza dimenticare, ma lottando per riemergere e guardarvi intorno in modo diverso.
Una spiaggia, il mare, una montagna, il cielo, le strade affollate di gente, il calore di una famiglia, insomma quello che dovete apprezzare è il mondo, la «vostra» parte di mondo.
Per anni all’Istituto Penitenziario Gozzini ho insegnato, parlato, discusso, urlato solo con persone che parlavano la mia lingua. Oggi invece, mi trovo di fronte persone di lingua, cultura, religione, colore della pelle diverso dalla mia.
Che bello! Quante cose sto imparando! Vi sembrerà strano ma nel momento in cui insegno imparo anche io tante cose, che per me prima erano sconosciute. Quindi sappiate che ognuno di noi può dare qualcosa ad un’altra persona in qualsiasi momento e ognuno di noi non finirà mai di imparare.
Ricordatevi sempre che la conoscenza, il saper scrivere, il saper leggere, il saper parlare e l’ascoltare rendono un uomo libero. Buon Natale!
La vostra insegnante Fulvia
21 dicembre 2013
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