Patto stabilità, riforma: la proposta di maggiore flessibilità passerà all’esame del Consiglio Ue. L’opposizione di Germania e Paesi frugali
BRUXELLES – Dal telegiornale europeo online Euronews arrivano notizie in parte favorevoli per l’Italia in tema di riforma delle regole del patto di stabilità proposta dalla Commissione Ue, che vorrebbe utilizzare la regola del bastone e carota per i Paesi più indebitati dell’Unione Europea. Nella proposta di modifica del Patto di stabilità e crescita presentata dalla Commissione rimangono gli obiettivi generali per le economie dei 27: debito al massimo al 60% e deficit annuo massimo al 3% del proprio prodotto interno lordo. Ma chi, come l’Italia, non rientra nel primo parametro avrà più flessibilità per farlo.
La novità più significativa della proposta riguarda la traiettoria per gli Stati con un debito pubblico superiore al 60% del proprio Pil, che al momento devono ridurre la propria quota di un ventesimo all’anno. La Commissione ha riconosciuto che per alcuni Paesi con debiti esorbitanti, come Grecia (182% del Pil) o Italia (150%), il programma di riduzione semplice non è realistico.
Quindi questi Stati dovranno presentare un piano di “medio-lungo termine”, che comprenda riforme e stime di investimenti pubblici. La Commissione lo valuterà, assicurandosi che la direzione intrapresa sia quella corretta e che il deficit annuo rimanga sotto il 3% del Pil. Dopo l’approvazione da Palazzo Berlaymont, l’ultimo via libera spetterà al Consiglio Ue, cioè agli altri Stati.
Come ha chiarito il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, l’importante è che tutti gli Stati sovraindebitati mostrino una tendenza alla riduzione della propria esposizione. Questi Stati devono però sempre proseguire nella riduzione dell’indebitamento: se così non fosse, secondo il nuovo quadro regolatorio della Commissione sarà più facile applicare loro sanzioni finanziarie. Le “punizioni”, comunque saranno inferiori a quelle previste nel Patto attuale.
Nel Consiglio dei ministri Ue ci sarà un confronto serrato tra i governi dei cosiddetti Paesi frugali (Germania in testa), inclini a mantenere vincoli rigidi, e quelli più inclini ad allentarli, che tendenzialmente corrispondono agli Stati con maggiori debiti pubblici, come Italia e Grecia.
Trovare un equilibrio tra flessibilità e rigore è nell’interesse di tutti. Ma, come dice saggiamente il nostro commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, “il diavolo è nei dettagli e ai governi nazionali sono proprio i dettagli che interessano”.