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Ucraina: Mosca annuncia di aver ucciso 600 soldati nemici. Kiev e i media smentiscono: “Una sciocchezza”

EPA/GEORGE IVANCHENKO

MOSCA – La Russia rivendica l’uccisione di 600 soldati ucraini in un presunto insediamento di truppe nemiche a Kramatorsk. Secondo il Cremlino sarebbe stata la vendetta per il blitz di Kiev alla caserma di Makiivka, la notte di capodanno. Ma il governo ucraino smentisce: sarebbero stati bombardati palazzi vuoti. Viene da chiedersi che cosa, realmente, abbiano raccontato a Putin i suoi generali. Avevano bisogno di fargli credere una bufala? Forse ha ragione il ministro Antonio Tajani: “Putin, politicamente, ha già perso”.

Così, la finta tregua del Natale ortodosso ordinata da Vladimir Putin si è chiusa così com’era cominciata. Dopo la mezzanotte, ora in cui le truppe di occupazione hanno riaperto ufficialmente le ostilità, sono ripresi i bombardamenti sulle zone più calde del conflitto. A partire da Kramatorsk. Un portavoce del ministero della difesa russo, riferendo i dettagli dell’operazione condotta nella roccaforte ucraina del Donetsk, ha dato conto di un successo senza precedenti in un singolo attacco.

“Oltre 600 militari sono stati uccisi in un massiccio raid missilistico su basi temporanee” del nemico, ha comunicato il tenente generale Igor Konashenkov, aggiungendo che sono stati presi di mira due dormitori in cui erano alloggiati circa “1.700” soldati. Una rappresaglia “in risposta all’attacco illegale” di Kiev “contro una base militare russa temporanea nell’insediamento di Makiivka”, durante la cena di San Silvestro. Una strage, ammessa dagli stessi russi, che avevano parlato di “89” soldati rimasti uccisi, mentre per Kiev erano stati centinaia.

Con il passare delle ore, tuttavia, il trionfale annuncio di Mosca sul colpo sferrato a Kramatorsk non ha avuto conferme. Le forze armate ucraine del comando orientale hanno liquidato la notizia come una “sciocchezza”, mentre il sindaco Oleksandr Honcharenko ha parlato soltanto di danni a edifici (“due istituti scolastici, otto condomini e un garage”). E anche gli inviati dei media internazionali sul posto, come Cnn e Reuters, non hanno trovato tracce evidenti di un attacco di tale portata. In attesa di un quadro più chiaro, quindi, è plausibile ipotizzare che Mosca abbia voluto inviare un segnale di forza ad uso interno, magari per motivare la popolazione, in vista di un possibile nuovo maxi-reclutamento (che Kiev ritiene imminente). Da questo punto di vista, il dettaglio che il presunto blitz alla caserma ucraina sia stato condotto sulla base di “affidabili informazioni fornite da vari canali indipendenti” sembra suggerire che l’Armata di Putin non abbia nulla da inviare alla rete di intelligence su cui può contare l’esercito ucraino per condurre i suoi attacchi mirati. Grazie ai mezzi e alla tecnologia americani.

Oltre ai raid su Kramatorsk, lo stato maggiore ucraino ha registrato circa cinquanta attacchi missilistici delle forze di invasione in diverse regioni del Paese. Almeno tre civili morti e nove feriti tra Donetsk, Kherson e Kharkiv, mentre a Zaporizhzhia sarebbero state utilizzate “bombe a grappolo”, ma senza provocare vittime. Mosca invece ha denunciato che razzi ucraini hanno colpito due centrali elettriche nell’oblast di Donetsk occupato, ed una donna è rimasta uccisa. Sul fronte dei combattimenti, il viceministro della difesa di Kiev Ganna Maliar ha ammesso una situazione “difficile” nel Donbass, soprattutto a Soledar, la città vicina a Bakhmut che resta la zona più cruenta.

Nel frattempo, gli alleati bielorussi della Russia hanno reso noto che le esercitazioni militari congiunte saranno estese. Alimentando i segnali che Putin stia facendo sempre più pressione su Lukashenko perché entri in guerra. Il ‘generale inverno’, in definitiva, non ha convinto i due sfidanti a deporre le armi per avviare un negoziato. Perché entrambi contano ancora di vincere sul campo. Per la diplomazia occidentale, tuttavia, Putin ha in qualche modo già perso. “Ha sottovalutato l’esercito ucraino”, mentre le sue truppe hanno mostrato “un’organizzazione che lascia a desiderare”, ha sottolineato il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani. “Per lui – ha rilevato il titolare della Farnesina – è una sconfitta politica”.



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