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Riforma delle pensioni: il governo punta sulla flessibilità, ma i sindacati chiedono anche equità e solidarietà sociale

Torna in primo piano il tema delle pensioni, uno di quelli che l’Unione Europea ha imposto fra le riforme da attuare per conseguire i fondi del Pnrr. Dopo gli incontri fra il governo Draghi e le parti sociali, continuano i tavoli di consultazione, visto che sindacati e imprenditori da una parte e governo dall’altra debbono ancora superare diversi ostacoli per trovare la quadra. Da mesi si dice che il tempo stringe, ma le trattative sembrano restare sempre in stallo.

La ministra del lavoro Maria Calderone però ha annunciato che qualcosa dovrebbe cominciare a muoversi in questo inizio d’anno: “Il 19 è convocato il primo tavolo delle pensioni dove l’obiettivo non è quello di fare parole ma invece attivare un confronto ampio e articolato che coinvolge tutti gli attori sociali ed istituzionali per poi arrivare ad un percorso di riforma che credo debba essere incentrata sul tema della flessibilità”.

La ministra lo ha annunciato nel corso di un’audizione alla Commissione Sanità e Lavoro del Senato spiegando che “bisogna fare chiarezza su ciò che è previdenza e ciò che è assistenza e su questo credo si debba fare una riflessione complessiva e si debbano determinare i pesi delle due gestioni. Soprattutto ritengo che possa essere utile la ricostituzione del nucleo di verifica della spesa previdenziale perché credo che sia importante andare a definire correttamente i pesi delle gestioni e capire in che modo le gestioni oggi si parlano o non si parlano”.

“C’è la consapevolezza di dover mettere fine a quella stagione di interventi che vengono fatti ogni anno in finanziaria per evitare lo scalone della legge Fornero e per individuare forme di uscita anticipata” ha detto “e proprio perché poi è importante ragionare in prospettiva ed affrontare i temi indispensabili per guardare al futuro della tenuta non solo del mercato del lavoro ma del sistema previdenziale è importante invece ragionare di una riforma di sistema. E credo debba essere incentrata sul tema della flessibilità e debba tenere conto delle condizioni oggettive e soggettive. E che si debba anche capire in che modo far interagire il primo pilastro pensionistico col secondo“.

Per arrivare ad un’ipotesi di riforma delle pensioni “credo ci dobbiamo dare dei tempi e credo che non possano essere che i primi 5-6 mesi di quest’anno”, ha aggiunto Calderone.

Il tema s’incrocia con quello, pure in discussione, della flessibilità del lavoro, ma su quest’ultimo è probabile che entro febbraio si trovi la quadra per una maggiore liberalizzazione del contratto a termine dopo la stretta del decreto Dignità del governo Conte.

Quanto alle pensioni Cgil, Cisl e Uil chiedono di introdurre, per ora, una una flessibilità di uscita verso la pensione dai 62 anni «senza penalizzazioni esplicite». Il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, auspica in particolare che “il Governo provi seriamente a riformare l’impianto previdenziale, garantendo al sistema maggiore equità, solidarietà e sostenibilità sociale”.

“Ribadiremo la necessità di modificare alcune scelte effettuate con la legge di bilancio e l’urgenza di costruire una riforma previdenziale strutturale: attraverso l’uscita flessibile a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e povere, il riconoscimento del lavoro di cura e delle donne, l’uscita con 41 anni di contributi senza limiti di età”, ha detto il sindacalista.

Come si può notare le posizioni sono ancora distanti e occorrerà molta pazienza e buona volontà per arrivare a una soluzione condivisa e compatibile con le esigenze della finanza pubblica.

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