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Fiorentina: stadio nella Scuola Marescialli per evitare 2 anni di trasferte. I carabinieri dicono sì. Ma servono progetti e tempi rapidi

La Scuola Marescialli carabinieri, a Castello: l’anello in fondo a destra ospita il campo da calcio con le tribune: quello potrebbe diventare l’impianto provvisorio dove far giocare la Fiorentina per due anni. Ma servono progetti rapidi, finanziamenti e burocrazia leggera (Foto Arma dei Carabinieri)

FIRENZE – Là dove c’era una gran pozza d’acqua, a 600 metri in linea d’aria dalla pista di Peretola, ora c’è l’erba pettinata di un campo da calcio pensato per gli allievi della Scuola marescialli dei carabinieri, a Castello. Con pista d’atletica a sei corsie, sovrastata da due piccole tribune coperte e un anello di gradoni in cemento, capaci, insieme, di ospitare non più di cinquemila spettatori. Questo stadio in miniatura, fra l’altro privo di spogliatoi adeguati per atleti professionisti e che non ha ancora servizi igienici per gli spettatori, potrebbe diventare impianto, sia pure temporaneo, dove far giocare, per due anni, la Fiorentina, evitando che emigri nelle brume padane, in Liguria, oppure a Perugia, come nell’89-90, quando lo stadio di Firenze venne ristrutturato per Italia ’90?

GENERALE – Il generale Pietro Oresta, comandante della Scuola dal 6 marzo 2023, subentrando al generale Maurizio Stefanizzi, non rilascia interviste, non entra nei dettagli perchè si tratta di una questione che non conosce ufficialmente e che, comunque, supera il suo pur alto livello di responsabilità. Però, da militare di lungo corso, convinto che l’Arma sia davvero “fedele nei secoli” alla Repubblica e ai suoi cittadini, quindi anche a quelli di Firenze, lascia intendere che sì, i carabinieri non sarebbero contrari a dare una mano alla città e alla Fiorentina. Oresta, fra l’altro, si sente “almeno un po’” fiorentino: quando comandava la Compagnia d’Oltrarno diventò anche amico di un grande: Brandimarte Guscelli, l’artigiano-artista che fece della sua bottega in San Frediano una tappa obbligata per chiunque venisse a Firenze. E che, insieme a Ugo Poggi, Valentino Giannoti, Roberto Frangi e, modestamente, a chi verga queste righe, inventò la famosa cena di settembre in piazza di Cestello. Per consegnare il “Torrino d’oro”, di sua creazione, a chi aveva onorato Firenze.

PROGETTO – I carabinieri, non lo nasconde il generale Oresta, potrebbero fornire tutta la loro collaborazione: qui ci sono 1.800 ragazzi (il 30% ragazze) che studiano per diventare marescialli, ossia andare a irrobustire quella “spina dorsale” che costituisce, da sempre, l’asse portante dell’Arma. Anche la sicurezza, ovviamente, sarebbe ampiamente garantita dalla loro presenza. Tuttavia, i problemi, e questo lo dice il cronista, non il generale, sono una montagna. Tutta da scalare. In primo luogo occorre un progetto da realizzare in tempi rapidi (massimo un anno, a partire da oggi 24 marzo 2023) perchè la Fiorentina potrà giocare al Franchi fino a giugno 2024. Poi la sua migrazione. O questa soluzione Castello che deve essere comunque finanziata. Da chi? L’ipotesi più immediata sarebbe quella di Palazzo Vecchio. Difficile che possa pensarci lo Stato, che ha già speso tanto per la realizzazione della Scuola, con le tribolazioni passate legate ad appalti, inchieste, sospensioni dei lavori. Improponibile anche l’intervento della Fiorentina, visto che Rocco Commisso ha detto ripetutamente di non voler mettere soldi in progetti di cui non ha il controllo. E sarebbe impossibile, ovviamente, affidare a lui, soggetto privato, un pezzo della Scuola dei carabinieri.

ARCHITETTO – Il progetto, del resto, dovrebbe prevedere tante cose: oltre al collaudo del campo dove far rimbalzare un pallone da serie A, bisognerebbe pensare all’ampliamento delle tribune: portarle da 5mila ad almeno 15mila posti. Lo stadio di Empoli è omologato per 16mila. E poi servirebbero un grande parcheggio e ingressi che non siano quelli della Scuola Marescialli. I tifosi non potrebbero, per ovvii motivi, mescolarsi agli allievi sottufficiali. Come fare? Magari invadendo anche una porzione di quell’enorme campo che si stende, per centinaia di metri, verso Peretola e che è, al momento, terreno agricolo incolto. Un architetto d’avanguardia dovrebbe disegnare nuove tribune, nuovi ingressi, parcheggio in tempi rapidi. E a realizzazione fulminea.

COMMISSO – Certo, sarebbe necessario ridurre al minimo i tempi burocratici. Mi viene l’orticaria se penso che proprio qui, da 40 anni, si cerca di realizzare una pista decente per l’aeroporto di una città che ospita, ogni anno 12-14-15 milioni di turisti. E che da 40 anni nessun governante o amministratore – statale, regionale, comunale – è riuscito a dare, o ad ottenere, il via libera. I fiorentini – vedi anche tunnel per l’Alta velocità e tante altre opere che conosco da decenni ma che, volutamente, dimentico – sono quelli del “si, va bene, si può fare… ma lì no!”. Anche Rocco Commisso, lo sappiamo, ha tentato di fare uno stadio nuovo, prima che Palazo Vecchio decidesse di ristrutturare il Franchi con i soldi del Pnrr. Gli fu risposto che c’erano da superare tanti ostacoli. E lui, impaziente di carattere, prese cappello. Farà un miracolo e non litigherà, Firenze, per scalare la montagna di problemi capace di far nascere uno stadio in casa, a Castello, evitando due anni di esilio alla Fiorentina? Anche il cronista, a questo punto, non si fa più domande e aspetta la risposta.


Sandro Bennucci

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