Vitalizi agli ex senatori: ripristinato l’assegno. Lega e Fdi votano contro e il Pd si astiene, ma Conte attacca il governo
ROMA – Il vitalizio retroattivo degli ex senatori è stato ripristinato dal Consiglio di garanzia di Palazzo Madama, dopo che la Corte Costituzionale aveva sancito che diritti acquisiti, tipo le pensioni, non possono essere toccati. Al massimo ci può essere un prelievo sotto forma di contributo di solidarietà per tre anni.
Nell’ultima seduta utile prima del proprio rinnovo, il 5 luglio scorso, il consiglio di garanzia, organismo giuridico di Palazzo Madama, ha infatti deciso, per chi abbia fatto almeno una legislatura prima del 2012, il ripristino del calcolo pensionistico sulla base retributiva. E’ l’effetto dell’annullamento di una delibera del 2018 contro la quale diversi ex senatori si erano appellati e che era finita prima alla commissione contenziosa e poi al consiglio di garanzia.
La delibera aveva stabilito il taglio, nato dall’adeguamento alla riforma previdenziale, anche per quanti erano stati eletti a Palazzo Madama prima della riforma Fornero. La sentenza, proposta dal presidente Luigi Vitali (ex senatore di FI) è passata con un voto che ha visto la contrarietà di Fratelli d’Italia e della Lega, il sì di Vitali (che vale doppio in caso di parità in quanto presidente) e dell’ex M5s Ugo Grassi, e l’astensione della componente del Pd Valeria Valente.
Il leader M5S, Giuseppe Conte, attacca il governo senza tener conto di quello che effettivamente è accaduto nella votazione: ha viotato a favore anche un suo ex parlamentare e il Pd si è astenuto favorendo l’approvazione del provvedimento. Esponenti del Centrodestra replicano a Conte che l’esito della votazione è il risultato del “campo largo” che lui tanto invoca.
A finire sotto accusa è anche il Pd che si è astenuto anche in quanto Valente è componente del consiglio. “Sapevano che con l’astensione la decisione sarebbe passata”, si accusa dal centrodestra. Mentre a M5s, che mette sotto accusa il governo per la decisione, replica Alberto Balboni di FdI, componente del consiglio: “La decisione è passata con il voto decisivo del cosiddetto campo largo, cui aspira l’ex premier dei 5 Stelle. La delibera del 2018 era scritte male” evidenzia Vitali che ha promosso la scelta di considerarla temporanea anche sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale riguardante le pensioni d’oro. Se il Parlamento ritiene – attacca – che il problema del giorno siano i vitalizi ante 2012 faccia una legge, così anche un ex parlamentare si può rivolgere alla magistratura ordinaria senza essere schiavo dell’autodichia (l’autogoverno da parte delle Camere) che è influenzata dalla politica”.
“E’ stato ripristinato lo stato di diritto”, sottolinea l’associazione ex parlamentari. Che ridimensiona anche le cifre della spesa che deriverà dalla decisione: circa 6 milioni l’anno tra il 2019 e il 2023 “pari a poco più dell’8% del monte vitalizi”.