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Mattarella a Confindustria: “No alla tentazione di cavalcare le paure”

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (Foto Quirinale)

ROMA – Gli imprenditori sono “attori sociali essenziali”. Il capo dello Stato Sergio Mattarella, accolto con una standing ovation all’assemblea di Confindustria, a Roma, ha detto che “gli imprenditori sono attori sociali essenziali. Non c’è bisogno di particolare acume per osservare che gli imprenditori sono attori sociali essenziali nella nostra società. Basta pensare anche soltanto alla crisi della pandemia che abbiamo attraversato quando, insieme ad altre categorie, avete evitato che l’Italia si fermasse”.

Quindi Mattarella ha ammonito contro “offerte di stipendi povere che spingono troppi giovani all’estero”. Il presidente degli industriali Bonomi dice no al salario minimo: “Non risolve il lavoro povero”. E chiede alla politica di evitare “dialettiche divisive sulla forma di Stato e governo”.

Ma torniamo all’intervnto di Mattarella, il primo di un Capo dello Stato giunto di persona all’assemblea degli imprenditori: “Non siete, non siamo, un Paese senza memoria. Ho ringraziato più volte quanti negli ospedali, nei servizi, nelle aziende, nelle catene della logistica, nella pubblica amministrazione, hanno fatto sì che fronteggiassimo quell’improvvisa, sconosciuta e drammatica insidia”.

Dopo giorni di allarmi su tenuta economica e gestione dei migranti e con l’accendersi del dibattito sul rapporto tra Italia ed Europa, le parole del capo dello Stato indicano una rotta ben precisa: “Se c’è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali”.

Mattarella cita Luigi Einaudi, quando scriveva “È necessario che gli italiani non credano di dover la salvezza a nessun altro fuorché se stessi’. Oggi – aggiunge lui – diremmo ‘a noi stessi e agli altri popoli coi quali abbiamo deciso di raccoglierci nell’Unione Europea’”.

Un binomio, quello Italia-Ue che il presidente torna a sottolineare con forza, prima di affrontare altri temi d’estrema attualità, come la sicurezza sui luoghi di lavoro e i salari bassi. “Qual è un principio fondamentale della democrazia? – si interroga il capo dello Stato -. Evitare la concentrazione del potere, a garanzia della libertà di tutti. Vale per le istituzioni – rimarca -. Vale per le imprese”.

Quindi, menzionando l’articolo 41 della Costituzione sull’iniziativa economica privata “libera”, mette in guardia dal “dirigismo economico e dal protezionismo” che è “tipico delle esperienze autoritarie”.

“Vanno rifiutate – afferma Mattarella – spinte di ingiustificate egemonie delle istituzioni nella gestione delle regole o, all’opposto, di pseudo-assolutismo imprenditoriale, magari veicolato dai nuovi giganti degli Over the top che si pretendono, spesso, legibus soluti“.

Buona parte del discorso è direttamente rivolto agli imprenditori, che al suo arrivo lo accolgono con un lungo applauso: “Un’economia in salute contribuisce al bene del sistema democratico e della libertà, alla coesione della nostra comunità”, l’industria contribuisce a rafforzare la Repubblica. Ma, avverte, “non è il capitalismo di rapina quello a cui guarda la Costituzione, il principio non è quelli della concentrazione delle ricchezze ma della loro diffusione”.

Anche perché il rischio derivante dalla crescita delle disuguaglianze è la “tirannide” come interpretata nel ‘700 dall’Abate Galiani. I salari bassi sono un capitolo a sè: “Troppi giovani cercano lavoro all’estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili”, dice Mattarella, secondo cui questa è “una responsabilità che interpella anche il mondo delle imprese”.

Il presidente fa riferimento a diversi articoli della Carta (sei in tutto, tra cui “il 37 sulla donna lavoratrice”) ma si concentra sul tema della “sicurezza sul lavoro che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno”. “Indipendentemente dall’ovvio rispetto delle norme, sarebbero incomprensibili imprese che, contro il loro interesse, non si curassero della salute dei propri dipendenti e di eventuali danni provocati all’ambiente”.

“Fuor di logica se pensassero di non dover rispondere ad alcuna autorità o all’opinione pubblica, in merito a eventuali conseguenze di proprie azioni”.








Sandro Bennucci

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