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Stupro di Caivano: 9 arresti per gli abusi sulle due cuginette. Dalle indagini spunta la barbarie delle violenze

CAIVANO (NAPOLI) – Sette minorenni e due maggiorenni sono stati arrestati all’alba di oggi, 26 settembre 2023, accusati delle violenze avvenute fra giugno e luglio sulle due cuginette, 10 e 12 anni, che hanno vissuto mesi drammatici. Prima il silenzio per paura di non essere credute e per timore delle reazioni dei loro genitori. Poi le minacce, anche con i bastoni, le botte di fronte ai loro “no”, i sassi lanciati contro di loro.

Nei racconti, che gli inquirenti definiscono, “drammatici, particolareggiati e ampi” delle due ragazzine c’è la barbarie delle violenze che hanno subìto da un gruppo di ragazzi, alcuni dei quali solo poco piùgrandi di loro. Le indagini dei carabinieri sono state assai minuziose: non solo i video di quello che le due vittime, “piccole persone offese”, erano costrette a subire, ma anche la diretta di uno stupro diffusa in videochiamata.

Nell’ordinanza di custodia cautelare del gip del tribunale per i minorenni di Napoli, c’è scritto che “a un certo punto” uno degli indagati ha effettuato una “videochiamata con il suo telefono e, alla richiesta” della vittima “di non registrare alcun video, dopo aver posizionato il telefono di fronte alla ragazza” ha abusato di lei nel corso della stessa videochiamata. Si sentono persone che ridono.

Le due cuginette avrebbero stretto un patto tra di loro, decidendo di tacere e subendo ripetute violenze, fino alla decisione di interrompere il silenzio, nel tentativo di mettere fine agli abusi. Un messaggio inviato su Instagram al fratello di una delle vittime ha fatto cadere un velo che nascondeva l’orrore.

“Ti voglio dire solo una cosa: apri gli occhi con tua sorella perché ha dei video sporchi con dei ragazzi – io sono un tuo amico – la portano lei e una ragazza dietro la Delfini vecchia, gli fanno i video sporchi”, il messaggio è suonato come un allarme e ha spinto il fratello della vittima a cercare di capire.

Non è bastato, però, l’orrore. Non la violenza subita. Quando, infatti, la madre di una delle due vittime è venuta a conoscenza di quanto accaduto, avrebbe rimproverato la ragazzina, definendosi “assai delusa” da lei e sostenendo che “in qualche modo l’aveva voluto lei”. É la vittima stessa a raccontarlo a una carabiniera in abiti civili che è riuscita a catturare la loro fiducia.

I magistrati descrivono un contesto drammatico nel quale vivono le due ragazzine, troppo spesso lasciate sole. Di una delle due, la dodicenne, i magistrati scrivono: “È sola, non ha alternative alla realtà vissuta e raccontata, non ha amici diversi da quelli di cui ha parlato, né una famiglia o una coppia genitoriale in grado di sostenerla e accompagnarla nella crescita”.

Nel caso dell’altra vittima, la bimba che nel frattempo ha compiuto 11 anni, viene evidenziato che “il punto critico che emerge è sempre una povertà nel contesto e nella famiglia”.

Gli arrestati hanno mostrato una “spiccata propensione a delinquere”, “secondo una logica da branco”, dimostrando “reiteratamente e spregiudicatamente un totale disprezzo per la personalità e l’integrità fisica e psicologica delle vittime, poco più che bambine, incutendo loro timore, vessandole gratuitamente e abusando sessualmente di loro”.

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