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Verdi: le dimissioni di Eleonora Evi (con accuse di patriarcato) scuotono anche Bruxelles

Eleonora Evi (Foto Camera dei Deputati)

E’ rimasto sorpreso, anche a Bruxelles, il mondo ambientalista, dopo le dimissioni della coportavoce verde d’Italia, Eleonora Evi, che ha attaccato Angelo Bonelli, accusato di “patriarcato” e di “pinkwashing”. Infatti, il copresidente del gruppo dei Verdi/Ale al Parlamento Europeo, Philippe Lamberts, non è rimasto sorpreso nel leggere le dichiarazioni dell’ex collega.

Lamberts afferma: “Ora la sola cosa che posso dire è che non mi stupisce affatto”, afferma. “Non sono affatto stupito di quello che dice Evi – continua – penso che, se Eleonora ha fatto quelle dichiarazioni, aveva buone ragioni” per farle. Per il politico belga, “è possibile” che si tratti di dinamiche dettate dalla taglia del partito, relativamente ridotta, e a questioni personali, non infrequenti nella sinistra italiana, “ma – precisa – non conosco abbastanza la situazione sul terreno per saperlo”.

L’ecologista belga conosce però bene l’ormai ex coportavoce di Europa Verde, che dopo aver militato nei Cinquestelle era approdata nei Verdi/Ale, insieme ad altri tre colleghi: “Ho conosciuto Eleonora Evi – spiega – non è una persona impulsiva. E’ una persona che riflette: se ha detto quello che ha detto, aveva motivi per dirlo”.

Ma cos’è successo? Eleonora Evi si è dimessa dall’incarico, criticando duramente l’altro coportavoce, Angelo Bonelli. “Non sarò la marionetta del pinkwashing”, di un femminismo solo apparente, ha scritto Evi sui social, sostenendo che la sua era diventata una “mera carica di facciata” e accusando Europa verde di essere ormai “l’ennesimo partito personale e patriarcale”.

Per Bonelli, la mossa e le parole di Evi nascondono in verità un movente che è solo politico: “Ci sono state delle divergenza con Evi sul proseguo dell’alleanza Verdi-Sinistra – ha spiegato Bonelli – Abbiamo votato, la direzione ha votato, e ha deciso di proseguire. Evi è andata in minoranza, ma il voto democratico va accettato”.

Sia Evi sia Bonelli sono deputati di Avs, Alleanza Verdi-Sinistra, la sigla con cui si sono presentati insieme alle politiche i verdi di Europa verde e Sinistra italiana. Partito patriarcale?

“E’ un’accusa falsa – ha detto Bonelli – Siamo gli unici in Italia ad avere nello statuto la parità di genere uomo donna”. In difesa di Bonelli si è schierata la capogrupppo alla Camera, Luana Zanella, che ha accusato Evi di aver fatto “un utilizzo strumentale della parola patriarcato, termine che non va banalizzato”.

Con altre donne di Europa verde, Zanella ha diffuso un documento: “Colpisce l’asprezza e l’ostilità ingiustificate delle dichiarazioni” di Evi – c’è scritto – “finanche la falsità: come fa a dire che sarebbe stata penalizzata per la sua gravidanza? Questo è diffamatorio. Così siamo oltre la politica e ben oltre la realtà”.

Evi era approdata ai Verdi dal M5s, di cui è stata eurodeputata. Ha annunciato che resterà nel gruppo Avs alla Camera, ma che lascerà il partito: “Da quando ho espresso posizioni o visioni non allineate a quelle della dirigenza – ha scritto Evi nel suo addio – sono stata accusata di ingratitudine nei confronti della famiglia verde che mi aveva accolta e offerto uno scranno in Parlamento. Nel corso di questo ultimo anno, la mia figura è stata sempre più oscurata e così, di fatto, è stato annullato il ruolo della Co-portavoce femminile, sul piano politico e comunicativo, sintomo della deriva autoritaria e autarchica del partito”.



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