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Gigi Riva è morto: addio a “rombo di tuono”, fulmine sotto porta e grande uomo

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Gigi Riva premiato dal presidente del Coni Giovanni Malagò con il Collare d’Oro al merito sportivo al Sant’Elia prima della partita di Serie A Cagliari-Juventus. Cagliari, 12 febbraio 2017

CAGLIARI – Se n’è andato all’improvviso, Gigi Riva. Aveva avuto un malore nel pomeriggio di oggi, 22 gennaio 2024, e ne ha avuto un altro mentre si trovava nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Brotzu di Cagliari. Un bollettino medico diceva che “il paziente è sereno e le sue le condizioni generali sono stabili”. Ma poco dopo i medici sono tornati in azione perché Rombo di Tuono ha avuto la ricaduta. Le sue condizioni sarebbero quindi peggiorate. A nulla è servito il tentativo da parte dei medici di rianimarlo.

Gigi Riva Giocatore Della Nazionale2
Gigi Riva con la maglia della nazionale

ROMBO DI TUONO – Presidente onorario del Cagliari, 79 anni, Rombo di Tuono, recentemente era stato insignito dal Comune di Cagliari che aveva deciso di intitolargli lo stadio del club rossoblu al quale era stato legato per tutta la carriera vincendo anche lo storico scudetto del 1969/70.

Il calcio italiano piange uno dei suoi simboli: Luigi Riva da Leggiuno. Per tutti Gigi Riva. Il capocannoniere nella storia della Nazionale se ne è andato nella ‘sua’ Cagliari, la città che lo ha accolto ragazzino e che lo ha fatto diventare uomo prima che un grande campione.

Italia Germania
Rivera, autore del gol del 4-3 nella semifinale Italia-Germania di Messico ’70, abbracciato da Gigi Riva

SARDEGNA – Pur non essendo nato sull’Isola, Riva ha legato la sua carriera da calciatore e la sua vita al Cagliari e alla Sardegna. Idolo indiscusso e simbolo di un popolo orgoglioso, a cui ha regalato il primo, e tuttora unico, Scudetto conquistato dalla compagine rossoblù nel 1970. Riva è ancora oggi il miglior marcatore nella storia del Cagliari con 164 reti. Con la maglia della Nazionale italiana è stato campione d’Europa nel 1968 a Roma e vicecampione del mondo nel 1970 in Messico. Con 35 gol in 42 presenze detiene il record di marcature con la maglia azzurra.

CALCIATORE DEL SECOLO – E’ stato inserito al 74esimo posto nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo stilata dalla rivista World Soccer. Nel 2011 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano tra i ‘veterani’.Nato a Leggiuno, un piccolo paese sul lago Maggiore, in provincia di Varese,Rivaè rimasto ben presto orfano di padre (morto per un incidente sul lavoro in una fabbrica) e dopo la morte anche della mamma è stato cresciuto dalla sorella Fausta a cui sarà legato per tutta la vita. Spedito in un collegio religioso lontano da casa, Riva muove i primi passi da calciatore nei paesini della zona prima di essere notato dai dirigenti del Legnano.

Con la squadra lombarda fa tutta la trafila delle giovanili, fino all’esordio in prima squadra nel campionato di Serie C. Nella partita contro l’Ivrea, Riva fa subito gol. Da quel momento non si fermerà più. Ceduto nel 1963 per ben 37 milioni di lire al Cagliari, Riva si trasferì inizialmente controvoglia in Sardegna. I rossoblù militavano in Serie B e nella stagione successiva grazie anche ai gol del giovane attaccante conquistarono la promozione in Serie A. Si laureò capocannoniere del campionato 1966-67 in cui – nonostante un grave infortunio patito in Nazionale – mise a segno 18 gol.

SCUDETTO – Trionfò nella classifica dei marcatori anche per le stagioni 1968-69 e 1969-70, vincendo addirittura lo Scudetto (l’unico della storia sarda) nel campionato precedente al Mundial messicano: il 12 aprile 1970, nella partita contro il Bari che assegnò il tricolore, realizzò il primo dei due gol. La vittoria del titolo rappresentò il punto più alto della carriera di Riva, nel frattempo divenuto un simbolo del Cagliari non solamente dal punto di vista sportivo ma anche sociale e mediatico.Giocò con il Cagliari fino al termine del campionato 1975-76, chiudendo la carriera a soli 32 anni.

JUVE – Pur richiesto a più riprese dai principali ‘squadroni’ del Nord (fra tutti la Juventus che per portarlo a Torino, arrivò a offrire alla società sarda fino a 1 miliardo di lire), Riva dichiarò ripetutamente di non volere abbandonare la Sardegna e, con l’aiuto della società, riuscì sempre a respingere le sirene del Nord. Una scelta di cuore, che probabilmente gli precluse la possibilità di vincere altri trofei a livello nazionale e internazionale. Nel 1969 Riva arrivò infatti secondo nella classifica del Pallone d’oro, alle spalle di Gianni Rivera per 4 punti e nel 1970 fu terzo dietro Gerd Müller e Bobby Moore.

SEMIFINALE – Riva ha legato alcune delle pagine più belle della sua carriera alla Nazionale, con cui ha esordito nel 1965 a 20 anni. Nel 1966 l’allora ct Edmondo Fabbri lo aggregò alla spedizione azzurra per il fallimentare campionato del mondo in Inghilterra, senza inserirlo però tra i 22 convocati. Due anni dopo si laureò campione d’Europa con l’Italia, giocando solo la finale di ripetizione contro la Jugoslavia (la prima partita era finita 1-1 dopo i tempi supplementari), segnando il gol del momentaneo 1-0 nel primo tempo. Nel ’70 ai Mondiali in Messico anche grazie a una sua doppietta nei quarti contro i padroni di casa, l’Italia conquistò la semifinale. Nella leggendaria partita contro la Germania, vinta dagli Azzurri per 4-3 dopo i supplementari, Riva segnò uno dei gol che fecero entrare nella storia quella partita.

PRATER – Nella finale persa contro il Brasile di Pelè, Riva entrò nell’azione del gol di Boninsegna per il momentaneo 1-1. Sempre nel ’70 (31 ottobre) subì un gravissimo infortunio al Prater di Vienna. Si riprese e tornò più forte di prima. Il rammarico: non riuscì a dare al Cagliari il suo contributo in Coppa dei Campioni. Ai Mondiali del ’74 in Germania giocò la sua ultima partita in azzurro, contro l’Argentina. Soprannominato Rombo di Tuono dal giornalista Gianni Brera per la potenza del tiro e la prolificità sotto rete, mancini naturale, abile in acrobazia, Riva è stato uno dei più grandi attaccanti della propria generazione e non solo.

GIANNA – A metà degli anni Sessanta Riva fece scalpore anche nella cronache rosa, quando si innamorò di una donna sposata, la famosa Gianna. Una relazione che nell’Italia del tempo destò grande scalpore e che finì addirittura in tribunale quando il marito della donna scoprì la relazione. Riva avrebbe potuto anche intraprendere una carriera nel cinema, quando Franco Zeffirelli pensò a lui per la parte di San Francesco in Fratello sole, sorella luna. Rifiutò anche in quel caso una montagna di soldi.

MONDIALE 2006 – Abbandonato il calcio giocato, Riva ha continuato a vivere a Cagliari aprendo una scuola calcio che porta il suo nome. A metà degli anni ’80’ è stato per un breve periodo presidente del Cagliari, poi dal 1990 è stato dirigente accompagnatore e infine team manager della Nazionale fino al 2013. C’era anche lui nella storica notte di Berlino nel 2006 quando l’Italia è diventata campione del Mondo per la quarta volta. Dal 2019, infine, è diventato presidente onorario del Cagliari. La sua scomparsa, oggi, lascia una profonda tristezza.

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Conobbi Gigi Riva nei primi di novembre del 1970, pochi giorni dopo quel maledetto 31 ottobre, quando al Prater di Vienna un terzino che fu bollato come “boia” gli troncò una gamba. Rombo di Tuono, fresco di scudetto con il Cagliari, e vice campione del mondo con l’Italia in Messico (dopo la fantastica semifinale 4-3 con la Germania) subì l’entrata da dietro, senza possibilità di intervenire sulla palla. Micidiale. Riva si girò con la schiena mentre la gamba destra rimase piantata a terra nella forbice creata dalle gambe dell’avversario. Dolore insopportabile, Riva provò comunque a rialzarsi. Niente da fare, il piede era girato dall’altra parte, i legamenti della caviglia stracciati non lo tennero nella sua naturale posizione. Un’immagine shock.

Lo trasportarono da Vienna a Firenze, all’Iot (Istituto ortopedico toscano) diretto dal professor Bruno Calandriello. Un luminare. Avevo 20 anni, collaboravo con “La Nazione” e con “Stadio”. Dopo l’orda di inviati dei primi giorni, il giornale sportivo bolognese (che poi mi avrebbe assunto) volle un’intervista, magari in esclusiva. L’aiuto di Calandriello, dottor Pini, disse: “Provaci, bussa, ma se ti caccia vai via senza fiatare”.

Tremante, mi avvicinai alla porta. Una voce potente gridò: “Chi è, sto riposando!”. Stavo per andarmene quando venne ad aprire il massaggiatore del Cagliari: “Chi sei, che vuoi?”. E io d’un fiato: “Vorrei intervistare Gigi, ne va della mia carriera appena cominciata. Se disturbo me ne vado…”. Il massaggiatore: “Aspetta un attimo”. Rientrò. E mezzo minuto dopo si riaffacciò: “Sei solo? Entra”.

Mi ricorderò sempre: Gigi era lì, ingessato e con la gambona in trazione. Azzardai: “Hai nostalgia della Sardegna?”. Rispose: “Veramente ho nostalgia di fare quattro passi”. Ghiaccio rotto. “Stadio” mi dette la prima pagina. Uno scoop, si direbbe oggi. Tornai a trovarlo. Si congratulò. Diventammo amici. Anni dopo, quando il giornale lo proclamò “sportivo dell’anno”, lo rividi. Ero stato assunto. Mi abbracciò. Sussurrai: “E’ stato anche merito tuo”. Frase che ripeto oggi, oltre 50 anni dopo. Ciao grandissimo Gigi. Ti dico ancora grazie. Con le lacrime agli occhi.

Sandro Bennucci

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