Consorzio Brunello: per Montalcino enoturismo asset congenito. Giro d’affari da 80 milioni
FIRENZE – “Da sempre Montalcino vive un rapporto simbiotico con il vino: una comunità agricola tra le più virtuose a livello nazionale insediata in un ecosistema in cui il Brunello fa da traino. Di fatto, l’enoturismo si è affermato proprio qui dove l’esperienza autentica del territorio non può che passare attraverso un calice: non è un caso che già nel 1948 fu proprio una cantina di Montalcino ad aprire, per la prima volta in Italia, le porte ai visitatori, spianando la strada a quello che poi sarebbe diventato il fenomeno attuale. È da questo legame che nasce il brand oggi conosciuto in tutto il mondo”. Così il presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci.
Bindocci è intervenuto oggi al Vinitaly a Verona alla presentazione di “Se tu togli il vino all’Italia. Un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto”, indagine realizzata dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly e Prometeia per valutare l’impatto in termini socioeconomici, culturali, turistici e di immagine di un’eventuale scomparsa del vino del Belpaese, anche attraverso i focus su 3 wine history dell’economia rurale a trazione enologica: Barolo, Etna e la stessa Montalcino.
Secondo l’analisi – che ha calcolato l’impatto prodotto dal vino sull’economia locale -, spiega il Consozio in una nota, “ogni volta che a Montalcino viene aperta una bottiglia di Brunello si producono sul territorio 117 euro tra impatto diretto, indiretto e indotto (il quadruplo rispetto al valore di una bottiglia di vino franco cantina), per un totale di circa 153 milioni di euro l’anno. Si tratta di un vero e proprio effetto moltiplicatore, quello del principe dei rossi toscani, che si riscontra anche nell’enoturismo e neiserviziad esso connessi”.
Secondo i dati diffusi, i turisti “winelover” a Montalcino sono “di fatto raddoppiati negli ultimi 8 anni. Qui si registrano più di 200mila presenze l’anno, di cui oltre la metà provenienti dall’estero. Le presenze e i soggiorni nel borgo toscano generano un giro d’affari di circa 80 milioni di euro, per una spesa pro capite giornaliera, al netto dei viaggi, intorno ai 120 euro. Una ricchezza diffusa su tutto il territorio, che registra indicatori di reddito superiori alla media regionale (24.400 euro contro 21.100), in visibile aumento rispetto anche alla media italiana (+38% contro l’11% di crescita decennale)”.