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Viminale: “Attenzione agli infiltrati nelle università”. Strumentalizzano la protesta

Negli atenei ci sarebbero infiltrati: ossia non studenti che avrebbero trovato il modo d’intrufolarsi solo per provocare confusione. E atti di violenza. Il Viminale alza la guardia: vuol consentire le manifestazioni di dissenso nelle università – in continuo aumento dal 7 ottobre – ma puntando ad una gestione ordinata, attraverso uno scambio di informazioni costante tra rettori e forze dell’ordine.

Come in tutto il mondo occidentale, anche in Italia le università sono attraversate dai venti di protesta, innescati dai vari conflitti, in particolare da quello israelo-palestinese. Ma a soffiare sul fuoco della tensione non ci sono solo gli studenti, secondo le analisi di forze dell’ordine e servizi. In più occasioni – ad esempio lo scorso 16 aprile alla Sapienza di Roma dove ci sono stati scontri per la riunione del Cda e del Senato accademico – è stata infatti rilevata la presenza di anarchici e personaggi legati ad organizzazioni di resistenza palestinese.

L’obiettivo è quello di sbarrare la strada a “soggetti estranei” agli atenei che – come si è registrato in diversi casi recentemente – hanno il solo obiettivo di strumentalizzare la protesta e farla sfociare in atti di violenza. Sono le indicazioni emerse al termine della riunione, svoltasi nel pomeriggio al Viminale, del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, presenti il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, il vicepresidente della Conferenza dei rettori, Francesco Bonini, i vertici delle Forze di polizia e dell’intelligence. Occhi puntati sui prossimi appuntamenti a rischio: in primis la riunione del Senato accademico della Sapienza, martedì 14 maggio.

Si evidenziano dunque tentativi di piegare il dissenso in maniera violenta ed anche di fare propaganda e proselitismo in un ambiente, quello universitario, ritenuto fertile dagli ambienti antagonisti. Ecco, dunque, che dal Viminale è arrivata l’indicazione a prestare “particolare attenzione” per “impedire che soggetti estranei al mondo universitario possano infiltrarsi nelle manifestazioni al solo scopo di strumentalizzare il dissenso, alimentando forme di violenza che, per loro natura, sono incompatibili con la libera manifestazione del pensiero”.

E’ stato fatto un monitoraggio delle manifestazioni che hanno interessato gli atenei. “Solo in un numero limitato di casi si sono registrate criticità”, viene rilevato. L’invito è dunque di proseguire sulla strada della collaborazione tra rettori e rappresentanti delle Forze dell’ordine, “grazie alla quale è stato possibile limitare le tensioni”. E’ stata inoltre condivisa “la necessità di proseguire con le efficaci attività di mediazione da parte dei responsabili delle università e delle Forze di polizia per prevenire ripercussioni sull’ordine pubblico”. Intanto, nelle università la situazione rimane incandescente: a Padova gli studenti universitari pro-Palestina che da venerdì scorso sono accampati nei cortili di palazzo del Bo hanno cercato di interrompere le lezioni e ‘invadere’ le aule di Giurisprudenza, ma sono stati respinti.

Un gruppo di studenti del collettivo universitario Liberi Saperi Critici (Lisc) ha provato a bloccare la seduta del pre-Senato dell’università Ca’ Foscari di Venezia. E nel corso della scorsa notte è stato applicato del silicone nella serratura della porta del rettorato e di alcune aule dell’università La Sapienza e molte scritte pro Gaza sono apparse all’interno dell’ateneo. Domani alle 14.30 è convocato il Senato accademico all’università romana mentre gli studenti si sono autoconvocati per un ‘contro Senato’ alle ore 14.

“La follia genocida sionista non accenna a fermarsi – scrivono i ragazzi sui social – è nostro dovere mandare un segnale forte e interrompere le connessioni con lo stato d’apartheid israeliano nelle università”. Tende sono state montate a Pisa, Bergamo e da mercoledì anche a Genova. Studenti sono accampati da giorni anche al Politecnico di Milano, all’Università di Milano a Bologna, a Torino. E nuovi “accampamenti” spuntano qua e là. A Firenze, si dice, c’è chi si sta organizzando.


Sandro Bennucci

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