Orchestra della Toscana (ORT): ecco la stagione 2024-2025
FIRENZE – L’Orchestra della Toscana (ORT) ha presentato la stagione 2024-2025, la n° 44 da che prese il nome di Orchestra Regionale Toscana (da cui l’acronimo ORT, conservato anche dopo il cambio di nome); dal 30 ottobre 2024 al 15 maggio 2025 sono 15 le nuove produzioni presentate dal direttore artistico Daniele Spini e dal direttore principale Diego Ceretta, che salirà cinque volte sul podio dell’ORT (suo un terzo dei concerti programmati). Fra i direttori che guideranno l’orchestra nelle altre date, ci sono James Conlon, Tianyi Lu, Jaume Santonja, Riccardo Bisatti, Markus Stenz, Marco Pierobon, Erina Yashima, Gemma New e Niklas Benjamin Hoffmann. Fra i solisti Frank Peter Zimmermann, Roberto Cominati, Kerson Leong, Benedetto Lupo, Federico Colli, Kristòf Barati, Enrico Bronzi e Mario Stefano Pietrodarchi.
Il luogo principale è Teatro Verdi di Firenze, proprietà dell’ORT, che è il più grande teatro all’italiana della Toscana e il più capiente della città dopo quello del Maggio: da qui passano più di centomila persone l’anno per assistere ad ogni genere di spettacolo. L’ORT ogni anno realizza oltre 150 concerti in tutta la regione, nelle grandi città come nei piccoli borghi, a organico pieno o coi numerosi gruppi da camera, totalmente rinnovati. Anche per l’intera orchestra l’ultimo anno ha segnato un profondo cambiamento con l’arrivo di molti nuovi professori e l’addio di diversi maestri della prima o della seconda ora: sono stati fatti in due anni 13 concorsi e 12 audizioni; 9 i professori già entrati in organico, altri 7 stanno svolgendo il periodo di prova. L’intento è essere ancora un’orchestra di persone, dove il valore del singolo si fa suono comune, unico e complessivo (anche nel rapporto col pubblico, dall’ORT sempre molto “coccolato” anche con iniziative originali come quella di accogliere nei concerti alcuni abbonati – a turno – a seguire i concerti direttamente sul palco, in mezzo agli orchestrali; il pubblico, da parte sua, ricambia le attenzioni riempiendo regolarmente il teatro).
Nella stagione 2024-2025 in cui si ricordano Luigi Dallapiccola e Dimitri Sostakovic, si mettono in cartellone 5 composizioni di autori viventi e si presentano due serate speciali con il ‘Puccini Dance Circus Opera’ e il grande musical di Broadway dello spettacolo ‘La grande mela’.
Punto fermo dell’ORT, il pilastro su cui si fonda la sua programmazione, è Diego Ceretta, direttore principale dall’anno scorso; un talento oggi ventisettenne, che negli ultimi mesi ha arricchito la sua esperienza con debutti notevoli e successi eclatanti. La selezione della nuova compagine orchestrale spetta anche a lui, che sta lavorando per riconfigurarne la fisionomia in termini di qualità di suono, di varietà di colori, di sostanza timbrica ed espressiva, di flessibilità di fraseggio e varietà di repertorio. Perciò daI tre concerti della stagione scorsa passa a cinque: solo con tale impegno un direttore principale può incidere decisamente sulla fisionomia della propria orchestra. Dunque Ceretta inaugura la stagione il 30 ottobre con un programma incentrato su due capisaldi del repertorio sinfonico ottocentesco, pagine ‘visuali’ che intendono raffigurare in suoni soggetti letterari o scene di natura: l’ouverture Egmont di Beethoven, ispirata dal dramma omonimo di Goethe, e la Sinfonia Scozzese di Mendelssohn, che mette sul pentagramma le impressioni suscitate nel compositore dal brumoso paesaggio della Scozia. E poi c’è un capolavoro enigmatico composto da uno Schumann prossimo a finire in manicomio, il Concerto per violino, edito soltanto nel 1937, ottantaquattro anni dopo la stesura; solista Frank Peter Zimmermann, uno dei maggiori violinisti del nostro tempo, che imbraccerà il suo Stradivari “Lady Inchiquin” datato 1711.
A Natale il secondo programma di Ceretta, incentrato su Beethoven e Wagner, il cui Idillio di Sigfrido fu ascoltato la prima volta proprio un 25 dicembre, nel 1870: era il dono di compleanno per la moglie Cosima Liszt. Nel terzo appuntamento, a marzo, Ceretta si confronta con un altro Concerto di Schumann, quello per pianoforte (suona Federico Colli, solista di rinomanza internazionale nella generazione dei trenta-quarantenni per le sue letture volutamente distanti delle convenzioni e un certo approccio filosofico al “far musica”) e con due volti diversi del Novecento: quello rivolto verso Haydn ed espresso dalla Sinfonia Classica di Prokof’ev e l’ardito modernismo sperimentale della Kammersymphonie n.2 di Schönberg. Ancora un Concerto di Schumann, quello per violoncello, si ascolta nel quarto appuntamento con Ceretta, ad aprile. Lo suona Enrico Bronzi, violoncellista che alla carriera di solista e camerista (è fondatore del Trio di Parma, in attività dal 1990), unisce quella di docente al Mozarteum di Salisburgo e di organizzatore musicale. Ma il programma comprende anche la Sinfonia n.1 di Brahms e Salvador, Impressioni Surrealiste di Fabio Massimo Capogrosso, compositore quarantenne che ha acquistato grande popolarità grazie alle colonne sonore per gli ultimi due film di Marco Bellocchio, Effetto notte e Rapito. Infine, a maggio, Ceretta dirige la Quarta sinfonia di Čajkovskij, partitura che dipinge un profondo pessimismo esistenziale, posta accanto a una rarità italiana degli anni Venti quale la Serenata op.46bis di Casella e a una prima italiana di Keiko Devaux, compositrice canadese che nei suoi lavori tematizza la vulnerabilità della scrittura, tendendo a sviluppare gesti ed esperienze musicali che lascino il pubblico sospeso, fluttuante, nel tempo e nello spazio dell’ascolto.
Al cuore dei quindici concerti della stagione vi è il repertorio austro-tedesco tra classicismo e romanticismo, da Haydn e Mozart a Brahms e Richard Strauss, con qualche incursione nel Novecento e alcune composizioni nuove, commissionate per l’occasione; è il modo dell’ORT di adempiere alla missione regionale di divulgazione e promozione della grande musica a prezzi accessibili, in una dimensione di confidenza quasi familiare tra musicisti e pubblico, che da sempre la caratterizza.
Può contare su direttori e solisti amici, a cominciare da James Conlon: autentica star del podio, il maestro americano (di origini lucane) dell’orchestra è direttore onorario. E una lunga, fortunata frequentazione con l’ORT può vantare il tedesco Markus Stenz, già direttore principale delle orchestre di Baltimora, di Seoul e della Radio olandese. Un musicista che maneggia a occhi chiusi la musica dell’ultimo secolo, dopo averne fatto tanta esperienza alla testa della London Sinfonietta ed esser stato scelto per prime esecuzioni di partiture firmate Henze e Kurtág. Solista del suo programma è Benedetto Lupo, pianista sempre portato sugli scudi dacché nel 1989 ha conquistato il terzo premio al Concorso “Van Cliburn”, in Texas. Nelle sue mani stanno il Concerto di Ravel e il Piccolo concerto per Muriel Couvreux di Luigi Dallapiccola, pagina poetica di rara esecuzione con cui l’ORT rende omaggio alla memoria di Luigi Dallapiccola, primo compositore in Italia a scrivere musica dodecafonica, nel cinquantenario della morte avvenuta a Firenze, presso la sua abitazione di via Romana, il 19 febbraio 1975.
Perlopiù, però, gli amici presenti nella stagione 2024/25 sono talenti giovani come la formidabile Erina Yashima, da tre stagioni presenza irrinunciabile nei nostri cartelloni. Origini giapponesi, passaporto tedesco, Yashima è prima direttrice della Komische Oper di Berlino, ricercata da grandi orchestre come quella della Radio bavarese e la San Francisco Symphony. Con lei, a suonare il Concerto per violino op.77 di Brahms, c’è l’ungherese Kristóf Baráti, “violinista che attira l’attenzione sulla musica senza richiamarne troppa su di sé”, come ha scritto un recensore. Torna anche Niklas Benjamin Hoffmann, maestro tedesco che si è fatto le ossa come direttore assistente alla London Symphony Orchestra e adesso, dopo affermazioni importanti in competizioni internazionali (l’ultima nel 2023 nel concorso di Zagabria intitolato a Lovro von Matačić), sta man mano costruendosi una solida reputazione europea. Nel suo programma si trova Rosso Ferrari, pezzo commissionato al compositore Cristian Carrara (coordinatore artistico dell’ORT nel 2020-21) e fatto su misura per Mario Stefano Pietrodarchi, la cui fisarmonica solista si muove in differenti ambiti di musica e spettacolo, così che ha potuto lavorare con Andrea Bocelli e il soprano Anna Netrebko, col clarinettista Gabriele Mirabassi e l’attore John Malkovich.
È un ritorno gradito anche quello di due direttrici formatesi in Nuova Zelanda: Tianyi Lu e Gemma New. Tianyi Lu, nata a Shanghai, è assurta a nome di punta fra i trentenni del podio dopo la vittoria, quattro anni fa, del Concorso tedesco intitolato a “Sir Georg Solti” e del “Guido Cantelli” a Novara. Suo partner per la Burleske di Richard Strauss è il pianista napoletano Roberto Cominati, virtuoso profondo e schivo la cui carriera internazionale ha preso avvio nel 1993 grazie al primo premio nel Concorso “Ferruccio Busoni” di Bolzano. In seguito Cominati è riuscito a destreggiarsi con abilità fra il concertismo e la cabina di pilotaggio degli aerei di linea, passione divenuta anche professione. A Gemma New, anche lei vincitrice del “sir George Solti” (nel 2021), è affidato il concerto di Pasqua incentrato su una composizione quaresimale per eccellenza, lo Stabat Mater di Pergolesi, partitura dalla scrittura pudica di toccante espressività; solisti due fiorentini dal brillante curriculum: il soprano Eleonora Bellocci, che ha mosso i primi passi all’Accademia del Maggio, e il controtenore Filippo Mineccia, di cui si rammenta il recente debutto alla Scala e i concerti in tournée con Riccardo Muti.
Si riascolterà dopo due anni lo spagnolo Jaume Santonja, direttore principale ospite dell’Orchestra Sinfonica di Milano, che nel suo programma – oltre a Voci senza voce in prima esecuzione di Annachiara Gedda – sfodera un pezzo da novanta quale il Concerto per violino di Čajkovskij, solista il canadese Kerson Keong, descritto da “Le Monde” come “una miscela di spontaneità e maestria, eleganza, fantasia, intensità, che rende riconoscibile il suo suono dalla prima nota”.
Il più giovane direttore del cartellone è il ventiquattrenne Riccardo Bisatti, direttore ospite principale dell’Orchestra “Rossini” di Pesaro, che con l’ORT è ormai è di casa: l’ha guidata anche al Teatro del Maggio, durante l’86° festival. Bisatti si confronterà con la Quattordicesima sinfonia di Dmitrij Šostakovič, introverso requiem sovietico (del 1969, l’epoca buia di Leonid Brežnev) che dipinge la morte come evento ineluttabile, tragico, crudele, assurdo: la fine di tutto, non un passaggio verso un mondo migliore. Le undici liriche musicate in russo (dovute a poeti quali Federico Garcìa Lorca, Guillaume Apollinaire, Rainer Maria Rilke) sono intonate dal soprano Alessia Panza, 26 anni, già ospite delle Filarmoniche di Vienna e Berlino, e da Fabrizio Beggi, basso di cospicua carriera internazionale.
In cartellone anche due serate speciali di spettacolo. La prima il 30 novembre (con replica pomeridiana domenica 1 dicembre nel cartellone della Stagione Teatrale) col debutto di Puccini Dance Circus Opera – per coro di corpi e strumenti di Caterina Mochi Sismondi – progetto nato da una co-produzione tra Compagnia blucinQue, Entroterre Festival e Orchestra della Toscana. Uno spettacolo in cui teatro, danza, musica dal vivo, opera lirica e circo contemporaneo dialogano e si intrecciano sulla scena, per creare una nuova opera in occasione del centenario della morte di Giacomo Puccini, tra i più grandi compositori musicali di sempre. Lo spettacolo, che debutta il 24 e 25 giugno al Caracalla Festival in una seconda versione “ristretta” (cinque performer, una polistrumentista e un trio d’archi), arriva nel cartellone dell’ORT nella versione Opera maior in cui le musiche, appositamente arrangiate da Francesco Oliveto, saranno eseguite dall’Orchestra della Toscana diretta da Gianna Fratta. Altro appuntamento da non perdere è quello di Carnevale a marzo, con l’eclettico Marco Pierobon che, dividendosi tra podio e tromba, ci racconta New York attraverso le melodie di Broadway e del grande musical americano e non solo: La Grande Mela.
Restano uguali il prezzo dei concerti e le formule di abbonamento, a cui si aggiunge la Formula Ceretta, con incontri esclusivi. La campagna abbonamenti si apre già lunedì 10 giugno: si può andare in teatro nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì in orario 10-13.