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Autonomia: rissa alla Camera, aggredito deputato Donno (M5s). Seduta sospesa (video)

Un momento della rissa (foto Ansa)

ROMA – Bagarre in aula tra parlamentari a Montecitorio. Durante la discussione sull’Autonomia differenziata, il deputato del Movimento 5 Stelle Leonardo Donno ha provato a consegnare una bandiera tricolore al ministro Roberto Calderoli quando è scoppiata una rissa. Donno è stato colpito ed è caduto a terra. Poi il deputato è uscito dall’aula in sedia a rotelle.

“Ho preso un pugno che mi ha sfiorato la faccia dal deputato Iezzi, altri ci hanno provato come Mollicone, Candiani. Poi sono arrivati tanti altri, i commessi….io sono crollato, sentivo male al petto e facevo fatica a respirare. Di sicuro mi sono spaventato ma per fortuna ora sto bene, mi hanno fatto un elettroccardiogramma e sto bene”. Ha dichiarato il deputato del Movimento 5 stelle, Leonardo Donno coinvolto nella rissa scoppiata in aula alla Camera e ora tornato nel Transatlantico. Poco prima delle botte proprio Donno si era avvicinato al ministro delle Autonomie, Roberto Calderoli per consegnargli una bandiera tricolore, vista la contrarietà alla riformadell’Autonomia che – secondo le opposizioni – rischia di dividere il Paese.

“Ma non c’era nessuna violenza da parte mia – ha spiegato Donno – tant’è che il ministro ha solo indietreggiato”.

La verità è ora all’esame del presidente della Camera Lorenzo Fontana: i filmati sono stati acquisiti e la seduta ovviamente sospesa. “Non è possibile riprendere i lavori in questo clima di crescente violenza verbale e addirittura fisica”, aveva infatti detto poco prima la segretaria del Pd Elly Schlein fuori dall’aula di Montecitorio subito richiamando alla memoria i pochi giorni passati dalla cerimonia per i cent’anni dall’omicidio di Matteotti. La ripresa dei lavori è prevista domani, 13 giugno, alle 9.30, su seguito Autonomia.

Forte tensione anche in Senato. Palazzo Madama ha approvato il cuore del premierato, l’articolo che introduce il principio dell’elezione diretta del premier, ed ha iniziato l’esame dell’altro pilastro della riforma, l’articolo che regola le crisi di governo. Un passo importante avvalorato dalla conferma che il testo sarà approvato il 18 giugno, in contemporanea al via libera alla Camera dell’altra riforma, l’autonomia differenziata. Un percorso parallelo che rinsalda il patto politico della maggioranza, ma che contribuisce anche a compattare tutte le opposizioni, che su entrambe le riforme hanno condotto una battaglia, anche a suon di proteste plateali in Aula. Le proteste che tutte le minoranze, da Avs a Iv e Azione, hanno inscenato in Senato sono avvenute quando la maggioranza ha approvato l’articolo 5 del ddl Casellati: i senatori d’opposizione hanno esposto cartelli che hanno condotto ad una sospensione della seduta.

Al di là dell’ostilità al principio dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio, previsto dall’articolo, le proteste hanno riguardato il fatto che il testo non dice come tale elezione avverrà, visto che esso rinvia ad una successiva legge ordinaria. Tutti i gruppi di minoranza hanno ripetutamente chiesto alla ministra Maria Elisabetta Casellati di rassicurare su un punto, che occorrerà la maggioranza dei voti dei cittadini al candidato premier per essere eletto, in assenza della quale si ricorrerà al ballottaggio. Nel pomeriggio, quando si esaminava il successivo articolo, Casellati è intervenuta attaccando le opposizioni con tono animato, ribadendo che la legge elettorale per il premier e per il Parlamento, sarà presentata dopo la prima lettura della riforma.

“Avrei voluto discutere su una proposta alternativa che non c’è stata, e non avrei voluto discutere su numeri” dei molti emendamenti ostruzionistici. “Non accetto lezioni di democrazia da chicchessia su una legge che non prospetta nessuna deriva autoritaria”. Parole che hanno riacceso gli animi. Il cammino verso l’approvazione il 18 giugno è facilitato dal contingentamento dei tempi, con l’esaurimento di quelli a disposizione delle opposizione, anche se il presidente Ignazio La Russa ha concesso ad esse altre due ore.



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