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Fine vita: Vaticano apre a mediazioni su leggi, ma no a eutanasia. Dialogo su nutrizione e idratazione, caso per caso

Il Vaticano ‘apre’ all’eutanasia? No, fa un’altra cosa: dice sì al dialogo sul tema del fine vita, sull’accompagnamento alla morte di chi è malato, “dimensione fondamentale della relazione di cura” anche per chi assiste, i familiari e lo fa con ‘Piccolo lessico del Fine Vita’, vademecum di 88 pagine redatto dalla Pontificia Accademia per la vita.

Come si materializza la nuova strada? Attraverso il libello, edito da La Libreria Editrice Vaticana (Lev), nella collana Humana Communitas, è stato consegnato oggi a Papa Francesco da monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pav, ricevuto in udienza dal Pontefice che ha esortato la Pontificia Accademica “a proseguire” sul tema, così come su AI e anziani.Sul fine vita “il dialogo sinceramente orientato dal rispetto dell’umano che è comune favorisce un percorso di apprendimento reciproco: non solo tra cattolici e non cattolici, ma tra tutti i portatori di diverse prospettive morali e differenti comprensioni del bene” tanto che “tra credenti e non credenti si stabilisce una relazione di apprendimento reciproco” rimanendo “quindi aperto lo spazio per la ricerca di mediazioni sul piano legislativo, secondo il tradizionale principio delle “leggi imperfette”, scrive lo stesso monsignor Paglia nell’introduzione.

“La discussione aperta e rispettosa conduce a un dialogo pubblico capace di influenzare positivamente anche le decisioni politiche, mostrando come le mediazioni tra diverse posizioni non sono necessariamente destinate ad assumere la figura scadente di un compromesso al ribasso o della negoziazione per uno scambio di favori politici”, aggiunge Paglia. “La posizione del Vaticano sull’eutanasia non cambia, è un illecito morale “in quanto si tratta di un atto contrario al bene fondamentale della vita e alla ‘dignità propria e unica della persona’”, ma in Italia, precisa ancora il vademecum, il tema, è compreso nella “fattispecie dell’omicidio del consenziente”, motivo per cui “il consenso, a libera autodeterminazione dell’interessato, è il presupposto di ogni confronto sul tema, essendo pressoché unanimemente escluso che possano essere altri, a partire dallo Stato, a giudicare che alcune vite ‘non sono degne di essere vissute’ e possono dunque essere soppresse”.

Nelle 88 pagine la Pav chiarisce alcuni punti, dalla cremazione alle Dat (Disposizione anticipate di trattamento) che “non sono prive di ombre” perché “è problematico esprimersi astrattamente su una situazione di cui non si ha esperienza diretta”. Alcuni passaggi mostrano uno sguardo ‘più morbido’ rispetto a posizioni più rigide viste in passato. Una riguarda le Nia, nutrizione e idratazione artificiale che, “pur moralmente obbligatoria in linea di principio”, possono essere sospese in tre casi con “motivazioni eticamente legittime”, cioè quando non più efficace dal punto di vista clinico; non disponibile nel contesto sanitario considerato e comporta per il paziente ‘un’eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico legato'”.

Un “supplemento di saggezza”, come disse lo stesso Papa Francesco nel 2017 nel suo Messaggio al Meeting Regionale Europeo della ‘World Medical Association’ sulle questioni del fine-vita. Con la consapevolezza, scrive la Pav, che “attraverso la morte si tocca il confine del tempo in cui si compie l’esistenza, che assegna un termine non rinviabile allo svolgersi delle nostre azioni. Accettare questo confronto è un esercizio austero”.

Il Varticano apre all’eutanasia? No, l’eutanasia è illecita, “un atto contrario al bene fondamentale della vita e alla ‘dignità propria e unica della persona’”, ma la nutrizione e l’idratazione artificiale si può valutare caso per caso anche in base al “disagio fisico del paziente” che “evoca il criterio della proporzionalità dei trattamenti”.



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