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Elezioni regionali: il candidato sarà Giani, ma con più sinistra. Il rischio? Tomasi e i sindaci di Centrodestra proiettati al centro

Firenze Post era stato il primo, qualche mese fa, a titolare su Eugenio Giani “ricandidato” del Centrosinistra per le elezioni regionale del 2025. Firenze Post – la sottolineatura è solo per una questione cronologica – fu il primo, anche nel 2019, prima del Covid, a scrivere che Giani sarebbe stato i candidato a prendere il posto dell’allora governatore Enrico Rossi in uscita.

Emiliano Fossi, segretario toscano del Pd, fedelissimo di Elly Schlein, ribadisce che sì, Eugenio Giani sarà ricandidato alla presidenza della Regione Toscana. Ma con un campo allargato anche a quella parte della sinistra che lo ha osteggiato su vari temi: soprattutto sulla nuova pista dell’aeroporto di Peretola, ma anche sull’alta velocità, scelta va detto, dalla quale, ormai non si può tornare indietro.

“Ripartiamo – ha detto Fossi – dal lavoro grandissimo, importante fatto dalla Regione Toscana e da Eugenio Giani. E Giani sarà il protagonista di quel percorso di apertura del cantiere e di costruzione della prospettiva programmatica per la Toscana del futuro. Quindi è un percorso che facciamo e faremo insieme a Eugenio Giani, costruendo un’alleanza nelle intenzioni ancora più ampia progressista e di centrosinistra forte, vera, che parte dai problemi aperti nei territori, dalle tante cose fatte e dalle tante cose da fare”.

Le parole fanno seguito ad alcuni interventi di Avs e M5S che nei giorni scorsi, inserendosi in scia alla proposta diFossidi aprire un cantiere progressista in autunno per definire programmi e alleanze per le Regionali, sono subito andati in pressing per mettere in discussione il bis di Giani.

“Ci sarà tanto da lavorare – ha insistito Fossi – e sarà un percorso che riguarderà non soltanto le forze politiche alle quali ci rivolgiamo, cioè le forze politiche che fanno e faranno un chiaro posizionamento di campo questo non è più il tempo delle equidistanze, degli equilibrismi che sanno tanto anche di convenienza. O si sta da una parte o dall’altra”.

Sostegno a Giani arriva anche dal Psi toscano, attraverso il segretario regionale Gerardo Labellarte: “Esprimiamo grande apprezzamento per l’azione dell’attuale giunta regionale e del suo presidente Eugenio Giani a cui ci legano antiche radici comuni e una visione pragmatica e riformista dell’azione amministrativa”, mentre “per quanto riguarda le prossime elezioni regionali la nostra scelta per la partecipazione alla coalizione di centrosinistra è chiara ed inequivocabile. E’ scritta a caratteri cubitali nella nostra storia”.

Qual è, dunque, il rischio al quale Giani potrebbe esporsi? Lui è sempre stato un riformista aperto, come nella sua matrice di provenienza, quella socialista e potrebbe ritrovarsi stretto in un centrosinistra spostato più a sinistra, verso un massimalismo che non gli è mai appartenuto. D’altra parte, allo stesso Pd, nonostante qualche polemica interna con miscela di mal di pancia dei sindaci della Piana fiorentina, Giani ha fatto comodo per conquistare un elettorato moderato che alberga nell’imprenditoria, nelle professioni, nell’artigianato e nel commercio.

Se Giani, per ricandidarsi, dovesse accettare un compromesso, ossia un recinto stretto di una sinistra ridondante di veti e imposizioni, non sarebbe lui solo a restare a disagio. Ma tutta la coalizione sarebbe esposta all’attacco della coalizione di centrodestra, spinta dai sindaci che fanno riferimento ad Alessandro Tomasi di Pistoia, capace di strizzare l’occhio non solo al centro, ma anche a coloro che non si riconoscono in un ambientalismo che blocca il possibile sviluppo.

Talvolta, vedete, aiuta il fatto di essere cronisti con la memoria lunga: 35 anni fa, era il 1989, Achille Occhetto, soggiogato dai Verdi, fermò la variente Fiat-Fondiaria che la maggioranza Pci-Psi, con Michele Ventura e Paolo Cantelli, stava per approvare rilanciare proprio lo sviluppo di Firenze. Quel “niet” non solo costò anni di ritardo alla città, che ancora non ha pienamente recuperato, ma fece perdere le elezioni del ’90 al partito comunista. Che tornò alla guida di Palazzo Vecchio solo cinque anni dopo. E con un nome diverso. Questo vecchio, ma ancora pungente ricordo, dovrebbe far riflettere. Confinare Giani in un recinto “sinistro” lascerebbe spazio a un Centrodestra mai vincente, finora, in Toscana.


Sandro Bennucci

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