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Olimpiadi, Malagò attacca Abodi: “Il mio ciclo nel Coni non è alla fine”. Il ministro: “Azzurri bravi oltre il medagliere”

Le 12 medaglie d’oro dell’Italia alle Olimpiadi di Parigi 2024 In alto da sinistra, la nazionale di pallavolo femminile; Thomas Ceccon, nuoto 100 metri dorso; Sara Errani e Jasmine Paolini, tennis doppio e Ruggero Tita con Caterina Banti, vela nacra 17. Al centro da sinistra Gabriele Rossetti e Diana Bacosi, tiro a volo skeet a squadre; Giovanni Di Gennaro, canoa/kayak slalom K1; Marta Maggetti, velaIQFoil e Nicolò Martinenghi, nuoto 100 m rana maschile. In basso da sinistra Rossella Fiamingo, Giulia Rizzi, Alberta Santuccio e Mara Navarria, scherma spada; Chiara Consonni e Vittoria Guazzini, ciclismo americana; Alice D’Amato, ginnastica artistica trave e Alice Bellandi, judo (ANSA)

PARIGI – Piacevolmente meravigliato, poi contento, quindi polemico. “E’tanta roba”. Così il presidente del Coni Giovanni Malagò sul bilancio azzurro alle Olimpiadi, che con l’oro del volley donne ha eguagliato con 40 medaglie Tokyo 2021, ma con 12 ori contro i 10 di tre anni fa. Il bottino azzurro finale è di 40 medaglie: 12 ori, 13 argenti e 15 bronzi.

Otto e mezzo: è il voto che il presidente del Coni attribuisce agli atleti italiani in gara alle Olimpiadi di Parigi 2024. “Credo che otto e mezzo se lo siano meritato tutto”, ha detto il numero uno del Coni a margine della conferenza stampa di bilancio dei Giochi parigini che si è tenuta a Casa Italia.

Ma in conferenza stampa, mentre tutti noi cronisti italiani chiedevamo che effetto fa arrivare al nono posto nel medagliere, davanti alla Germania, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ancora festante per il dodicesimo oro, quello delle ragazze della pallavolo, attacca improvvisamente il ministro Abodi. Con queste parole: “E’ stato fuori luogo che il ministro dello Sport, Andrea Abodi, a cinque giorni dalla fine delle Olimpiadi, sapendo quanto uno ci sta mettendo la faccia, abbia sottolineato” che il ciclo del presidente Malagò alla guida dello sport italiano sia ormai volto al termine. Lo ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malago’, in conferenza stampa.

“Questa decisione eventualmente di non cambiare la norma, va contro il consenso del mondo dello sport”. Lo ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malago’, in conferenza stampa a Casa Italia a Parigi in merito alla norma che, ad oggi, prevede che il presidente del Coni non possa superare il terzo mandato. “Se la politica si prende la responsabilita’ di tenere questa norma,Abodidice che la legge oggi dice questo, ebbene quella legge e’ stata cambiata due volte negli ultimi dieci mesi: molte poche persone della politica hanno ritenuto non cambiarla, solo nei confronti del Coni”

Attaccato alla poltrona, presidente? Lui insiste: in merito a quello che ha affermato il ministro dello Sport, Andrea Abodi, secondo Malago’, “non e’ solo un problema di stile, io non lo avrei mai fatto, non mi sarei mi aspettato questo da Andrea”. Poi, il numero uno del Coni ha aggiunto: “Bello, invece, e’ stato che oggi” il ministro Abodi “sia venuto a vedere le ragazze della pallavolo partendo da Cagliari dov’era con la famiglia”.

ABODI – Ministro Abodi, lei è soddisfatto dell’Olimpiade dell’Italia? Pronta la risposta: “Soddisfatto non solo per il risultato in termini di medaglie conquistate e di buoni piazzamenti a partire da un’infinità di quarti posti, ma anche e soprattutto per il comportamento e le dichiarazioni dei nostri atleti. Le Olimpiadi sono questo. Bisogna affermare non solo la supremazia nelle gare, ma la supremazia dei valori. Noi l’abbiamo fatto”.

La nostra squadra della pallanuoto, però, per polemica contro gli arbitri, ha dato le spalle alla giuria e all’inno nazionale prima di scendere in acqua con la Spagna. Che impressione ha avuto? “La protesta di un’intera squadra, che è stata nei limiti del rispetto, di fronte a una scelta arbitrale che non posso considerare semplicemente un errore -sottolinea il ministro-. Una reazione della quale va compreso il significato. Lei pensi ai sacrifici che hanno fatto per tre anni questi ragazzi. Li hanno visti sfumare per un errore – diciamo per un errore – che non era loro…”.

È andato quasi tutto bene però è mancata una medaglia importante, rispetto a Tokyo: i 100 di Jacobs. “Le medaglie d’oro di Tokyo sui cento piani e la medaglia d’oro della 4×100 sono state frutto di eccezionale talento e di circostanze molto particolari. Certo Marcell Jacobs era l’uomo più veloce del mondo. Ora la situazione è cambiata. Marcell è tornato al suo miglior livello, formidabile, ma ci sono stati atleti più competitivi di lui. La finale sui cento è stata una cosa pazzesca, sono arrivati in linea otto atleti su otto e sette di loro hanno corso in meno di 9 e 90. Non si era mai vista una cosa così. Se qualcuno, cinque o sei anni fa, ci avesse detto che l’Italia sarebbe entrata nell’eccellenza della velocità lo avremmo preso per matto. Oggi siamo nell’eccellenza della velocità”, aggiunge Abodi prima di parlare dei problemi organizzativi dei Giochi.

“Faccio due considerazioni. La prima: le Olimpiadi sono il momento nel quale il mondo intero si trova radunato in uno stesso luogo per un confronto competitivo che non è un conflitto. È una situazione eccezionale, una grande patrimonio culturale e umano che va preservato e difeso. Al di là dei possibili errori organizzativi. Organizzare un’Olimpiade è una cosa molto complessa. Dopodiché prendiamo atto del fatto che Parigi si è trasformata in una meravigliosa sede di gare. Resterà questo nel ricordo di milioni di donne e uomini».

Qualche difetto nella cerimonia iniziale… “Gli elementi cardine non sono stati rispettati. Vero. L’Olimpiade è un momento universale e nella cerimonia iniziale questa idea della universalità dello sport, della centralità di atlete e atleti, della comunione del mondo e della straordinarietà non è stata rispettata. Neanche dal punto di vista culturale e valoriale. Questa critica è giusta e la condivido”.


Paulo Soares

redazione@firenzepost.it

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