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Sinner: positivo al doping ma scagionato. “Periodo difficile è passato”

Jannik Sinner

ROMA – Un sospiro di sollievo per Jannick Sinner: “Il periodo difficile è alle spalle”. Che cos’era successo? Una pomata, a quanto pare usata in maniera maldestra e senza accortezza dal suo staff, ha rischiato di farlo scivolare in una zona buia e tempestosa come la notte.

Jannik Sinner, numero 1 del tennis mondiale, nel giorno del suo trionfo al Master 1000 di Cincinnati finisce al centro di un caso che farà discutere dopo aver ricevuto una sanzione antidoping dall’Itia, l’International Tennis Integrity Agency, per essere risultato positivo per due volte a una sostanza proibita, il clostebol, steroide anabolizzante non specificato inserito nell’elenco proibito della World Anti-Doping Agency, a seguito di alcuni test eseguiti durante e dopo il torneo di Indian Wells dello scorso marzo.

Un tribunale indipendente ha stabilito che il tennista azzurro non ha “alcuna colpa o negligenza” per entrambi i test positivi ed è stato scagionato riuscendo così a fornire prove sufficienti e convincenti per dimostrare la sua involontarietà. Accertata l’assenza di dolo, Jannik perderà solo i punti (400) e il montepremi del torneo ma potrà essere regolarmente in campo per gli Us Open. Decisione che ha sollevato alcune polemiche all’interno del circuito (basta leggere le reazioni di alcuni ‘colleghi’ come Shapovalov e Kyrgios che lamentano disparità di trattamento in casi analoghi) e alimentato dubbi sul fatto che sui suoi ultimi forfait legati a problemi fisici (in primis ai Giochi di Parigi, ufficialmente per una tonsillite) possano aver inciso anche altri fattori, forse anche emotivi.

La contaminazione è avvenuta tramite il trattamento ricevuto dal suo fisioterapista Giacomo Naldi che aveva usato un prodotto (gli era stato dato dal personal trainer dell’altoatesino, Umberto Ferrara) contenente la sostanza proibita per curarsi un dito ferito. Il Clostebol, secondo quanto ricostruito dall’Itia, durante un massaggio è entrato in contatto con una lesione della pelle del numero 1 provocando così la positività. Il primo test è avvenuto nel corso del torneo di Indian Wells il 10 marzo scorso, il secondo è stato condotto il 18 marzo e in entrambi i casi è stato rilevato il metabolita incriminato in quantità infinitesimale. La sanzione di riferimento nel caso in cui un giocatore venga ritenuto colpevole per violazioni antidoping è di quattro anni complessivi, ma in quanto sostanza non specificata la sanzione comporta una sospensione provvisoria obbligatoria.

Sinner ha fatto ricorso contro tale sospensione in entrambe le occasioni, e così gli è stato permesso di continuare a giocare mentre si svolgeva l’indagine per stabilire se avesse assunto intenzionalmente la sostanza proibita. “Jannik ha collaborato pienamente con l’indagine dell’Itia fin dall’inizio. La stessa Itia sta combattendo la cattiva condotta nello sport e in particolare il doping. Le sue regole e procedure sono eccezionalmente rigorose e, in seguito a un’indagine forense e a un’udienza indipendente, il Tribunale indipendente ha deciso che Jannik è innocente.

Non è in colpa. Tuttavia, data la natura di responsabilità oggettiva delle regole antidoping, accetta di perdere i punti del torneo di Indian Wells in cui è stato effettuato il test”, si legge ancora nella nota. Nel torneo Masters 1000 californiano, Sinner aveva raggiunto la semifinale dove era stato sconfitto dallo spagnolo Carlos Alcaraz, da qui la perdita dei 400 punti che non pregiudicano comunque il mantenimento della leadeship del ranking mondiale. Per Jannik, come si legge dalle sue parole, sembra essere la fine di un incubo durato mesi di cui, al di fuori del suo entourage, tutti erano all’oscuro.

“Ora mi lascerò alle spalle questo periodo difficile e profondamente sfortunato. Continuerò a fare tutto il possibile per garantire di continuare a rispettare il programma antidoping dell’Itia e ho un team intorno a me che è meticoloso nella propria conformità”, ha dichiarato l’azzurro. L’avvocato di Jannik, Jamie Singer di Onside Law, ha spiegato che “le regole antidoping devono essere molto rigide per essere efficaci. Purtroppo la sfortunata conseguenza è che, occasionalmente, atleti del tutto innocenti vengono coinvolti. Non c’è dubbio che Jannik sia innocente in questo caso. E l’Itia non ha contestato quel principio chiave”.

Per l’Itia, in ogni caso, si tratta di una “questione chiusa” ma non si possono ancora del tutto escludere possibili ricorsi di Wada e Nado Italia che hanno un mese di tempo per eventuali mosse. In Italia, l’ultimo importante precedente di positività al clostebol è quello del calciatore José Luis Palomino, all’epoca all’Atalanta.

Nado Italia in quel caso presentò ricorso contro la sua assoluzione, confermata dal Tas di Losanna. Il giocatore, però, in precedenza era stato sospeso e aveva dovuto saltare il Mondiale con l’Argentina e 13 partite con l’Atalanta. Nel tennis italiano, un precedente da ricordare è quello di Sara Errani. L’azzurra venne trovata positiva al letrozolo nell’agosto del 2017. Nel suo caso il Tas di Losanna accolse il ricorso di Nado Italia e squalificò Errani per dieci mesi.

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