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Veliero Bayesian, Costantino (Perini navi): “Barca inaffondabile, troppi errori”

Il veliero Bayesian, affondato in provincia di Palermo

Giovanni Costantino, fondatore e amministratore delegato di The italian sea group, la società quotata in borsa proprietaria degli asset di Perini navi di Viareggio, che costruì il Bayesian nel 2008, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, sostiene che il veliero era “inaffondabile” e solo una lunga serie di errori umani possono averlo fatto colare a picco in poco più di un quarto d’ora.

“Tutto ciò che è stato fatto – dichiara Costantino – rivela una sommatoria lunghissima di errori. Le persone non dovevano essere nelle cabine, la barca non doveva essere all’ancora. E poi perché l’equipaggio non sapeva della perturbazione in arrivo? I passeggeri hanno riferito una cosa assurda, e cioè che la tempesta è arrivata inaspettata, all’improvviso. Non è vero. Era tutto prevedibile. Io ho qui davanti a me le carte meteo. È arrivata all’improvviso un bel niente… Si chieda: perché nessun pescatore di Porticello era fuori quella notte? Un pescatore legge le condizioni meteo e una nave no? La perturbazione era leggibile appieno in tutte le carte meteo. Non si poteva non sapere”.

Costantino non ci sta a vedere sotto accusa quel gioiello a vela che lui definisce “una delle imbarcazioni più sicure al mondo”. Praticamente “inaffondabile”. Insiste: “Ovvio, inaffondabile salvo che non imbarchi acqua. Non c’è un’altra spiegazione. Di sicuro l’evento di Palermo avrebbe rappresentato un rischio pari a zero se fossero state fatte le manovre corrette e se non fossero intervenute delle situazioni che hanno compromesso la stabilità della nave”, afferma, e spiega “un paio di passaggi che abbiamo esaminato”.

“La nave – osserva – era all’ancora. A un certo punto l’ancora perde la presa e lei si sposta trascinata dal vento che la spinge prendendola in pancia. La spinge per 4 minuti che noi definiamo ‘di scarrocciamento’, la ruota e la pone nella posizione in cui è affondata. In questi 4 minuti – e mi assumo la responsabilità di quel che dico – la nave ha già preso acqua”.

“Perché lo dico? Perché dalle immagini video che tutti avete pubblicato si vede l’albero in verticale prima tutto acceso e poi spento, tranne la lampadina in testa che prende energia da una batteria”, prosegue Costantino. Imbarcava acqua “perché se la nave è andata in black out vuol dire che è stata l’acqua a causare il corto circuito. Ha preso acqua il generatore? La sala macchina? Di sicuro il portellone di poppa era aperto – lo dicono i sommozzatori – e noi pensiamo che forse era aperto anche qualcos’altro: ci sono delle porte in sovrastruttura che già con una inclinazione di 30 gradi, se aperte, avrebbero imbarcato acqua. In quella posizione, con la nave ‘morta’, cioè senza più gestione, e con il vento che spingeva, si è inclinata a 90 gradi per un solo motivo: perché l’acqua ha continuato a entrare. Da quando ha cominciato a entrare a quando è andata giù sono passati 6 minuti. Chi dice che è sparita in pochi secondi dice una bestialità”.

Per evitare il naufragio “per cominciare in una situazione di allerta meteo era inopportuno fare, come ho letto, un party. Non quella sera. Bisognava blindare lo scafo e la coperta chiudendo tutte le porte e portelli, dopo aver messo gli ospiti nel punto di riunione della nave come da procedura in emergenza. Poi accendere i motori e tirare su l’ancora o sganciarla automaticamente, mettere la prua al vento e mandare giù la chiglia. La mattina dopo sarebbero ripartiti a danno zero”.

Rimarca che “sono stati fatti degli errori”. Aggiunge: “Fra l’arrivo di una burrasca e l’imbarco dell’acqua c’è un mondo. Si dovevano fare una serie di attività per evitare di trovarsi in quella situazione. Io come comandante della nave mi sarei spostato, ma se anche per qualche motivo avessi dovuto restare lì, avrei gestito quelle condizioni meteo che poi, diciamolo, non erano così pazzesche. Del resto il comandante della Sir Robert, accanto, è riuscito a gestire tutto senza problemi”.



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