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Kamala infiamma i Dem a Chicago: “Scriviamo un nuovo capitolo. Trump? Uomo poco serio”

Kamala Harris (Foto d’archivio)

Ha accettato la candidatura, Kamala Harris, dopo l'”incoraggiamento” delle coppie nobili del mondo democraticio americano: Barak e Michelle Obama, Bill e Hillary Clinto. “L’America non tornerà indietro”. Di fronte a una platea di migliaia di persone vestite di bianco, omaggio al movimento delle suffragette, la vice presidente, Kamala Harris, è diventata la seconda donna nella storia americana ad accettare la nomination nella speranza di diventare la prima alla Casa Bianca.

Eppure, questo è un argomento che Harris ha solo sfiorato nel suo potente discorso, se non declinandolo in termini di sorellanza quando ha detto “noi delle donne ci fidiamo” in contrapposizione al tycoon che le denigra. Invece, la candidata ha delineato la sua agenda – dall’economia all’immigrazione fino alla politica estera – avvolgendosi nella bandiera del patriottismo e dell’eccezionalismo americano, presentandosi come una leader che comprende e sostiene l’aspirazione della classe media.

Ora, scoppiati i centomila palloncini bianchi, rossi e blu, caduti dal tetto dello United Center di Chicago, Harris e i democratici dovranno affrontare la realtà di una corsa ancora molto serrata, di un programma giudicato da alcuni troppo vago e di una crisi a Gaza che spacca gli elettori. “Con questa elezione abbiamo l’occasione preziosa di superare il cinismo, il rancore e le divisive battaglie del passato. Abbiamo la chance di tracciare una nuova strada da seguire. Non come membri di un partito o di una fazione ma come americani”, ha detto la vice presidente coniando un nuovo slogan della campagna, “A new way forward”, che in poche settimana ha già creato diverse frasi iconiche.

E’ proprio agli americani che Harris si rivolge guardando direttamente in camera, specialmente agli indipendenti e agli indecisi, il cui voto è indispensabile per vincere. A loro assicura che sarà la presidente “di tutti”, una frase scontata in campagna elettorale ma che nell’America delle divisioni assume un particolare significato sottolineato nella frase con la quale Harris accetta la nomination: “A nome di tutti coloro la cui storia può essere scritta solo nella più grande nazione sulla terra”. Il patriottismo, di cui i democratici vogliono riappropriarsi e che è stato il grande protagonista dell’ultima serata della convention con migliaia di bandiere a stelle e strisce sventolate sulle note di ‘Born in the Us’ e i veterani saliti sul palco per essere celebrati per gli “eroi” che sono e non sminuiti dagli insulti di Trump.

Anche gli attacchi al tycoon hanno segnato un cambio di passo rispetto al passato e a Biden. “E’ un uomo poco serio”, lo liquida Harris avvertendo tuttavia che “le conseguenze di riaverlo alla Casa Bianca sono estremamente serie”. Lo accusa di allearsi con i dittatori – da Putin a Kim Jing-un che “fanno il tifo per lui” – e di sfruttare la disperazione dei migranti a scopi politici. “Ha ordinato ai suoi alleati al Congresso di bocciare l’accordo sull’immigrazione”, attacca.

“Io mi rifiuto di fare strumentalizzazione politica con la nostra sicurezza”, sottolinea promettendo che “correggerà il fallimentare sistema dell’immigrazione”, il suo tallone d’Achille, che la espone alle critiche dei repubblicani. Sull’economia, un tema che finora non è stato affrontato in modo approfondito dalla campagna, Harris assicura che il suo obiettivo sarà “rafforzare la classe media. Sappiamo che una classe media forte è sempre stata fondamentale per il successo dell’America. E’ una questione personale per me, è il luogo dal quale provengo”, aggiunge contrapponendosi al tycoon che, accusa, con i suoi dazi “vuole imporre una tassa sulla middle class”.

Per la prima volta, la vice presidente parla di politica estera preceduta dagli interventi di illustri oratori come l’ex segretario alla Difesa Leon Panetta e il senatore dell’Arizona Mark Kelly. In continuità con Biden, la candidata promette che resterà al fianco dell’Ucraina, della Nato e dell’Europa. Assicura che “sarà l’America e non la Cina a vincere la competizione del 21esimo secolo” e che “gli Stati Uniti non abdicheranno alla loro leadership internazionale”.

Kamala si sofferma anche sullo spinoso tema di Gaza che spacca i democratici e ha visto manifestazioni e proteste dentro e fuori la convention di Chicago. Promette che chiuderà l’accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi e che si impegnerà affinché “i palestinesi possano realizzare l’aspirazione alla loro autodeterminazione”. “Le conseguenze di quello che è successo a Gaza in questi dieci mesi è devastante”, dice ribadendo il suo sostegno al diritto alla difesa di Israele.



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