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Italia lavora: record per il tasso di occupazione al 62,2% , disoccupazione ai minimi al 6,8%

ROMA – L’Italia è sempre più un paese di lavoratori. Nel secondo trimestre del 2024 gli occupati aumentano rispetto al trimestre precedente di 124mila unità (+0,5%), con la crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+0,9%) e degli indipendenti (+0,7%) e il calo dei dipendenti a termine (-1,9%).

Il tasso di occupazione raggiunge il 62,2% (+0,2 punti), il più alto mai registrato nelle relative serie storiche trimestrali, mentre il tasso di disoccupazione sceso al 6,8% è il livello più basso dopo il terzo trimestre 2008 (quando si attestò al 6,7%). E’ quanto risulta dalle serie storiche dell’Istat.

Nei dati provvisori di luglio 2024, su base mensile, il tasso di occupazione ha segnato il record al 62,3%, mentre quello di disoccupazione al 6,5% ha toccato i minimi dopo marzo 2008.Lo indica l’Istat, ricordando che nei dati provvisori di luglio, rispetto a giugno, si osserva un aumento degli occupati (+56mila, +0,2%) e del relativo tasso (+0,1 punti). L’occupazione cresce anche su base annua (+329mila, +1,4%), con i dipendenti stabili (+3,3%) e gli indipendenti (+0,6%) a fronte del calo dei dipendenti a termine (-6,7%).

Nel secondo trimestre dell’anno, il tasso di disoccupazione scende al 6,8% (-0,3 punti rispetto al trimestre precedente) e il tasso di inattività 15-64 anni risulta stabile al 33,1%. Lo indica l’Istat, ricordando che nei dati provvisori del mese di luglio 2024, rispetto al mese precedente, si osserva una diminuzione del tasso di disoccupazione (-0,4 punti, al 6,5%) e la crescita di quello di inattività 15-64 anni (+0,2 punti, al 33,3%).

Nel secondo trimestre 2024, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è diminuito del -0,2% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dell’1,6% rispetto al secondo trimestre 2023. Nello stesso periodo il Pil ha registrato una crescita sia in termini congiunturali (+0,2%) sia in termini tendenziali (+0,9%). Lo indica l’Istat diffondendo la nota trimestrale sul mercato del lavoro.

Nel secondo trimestre dell’anno, il costo del lavoro per Unità di lavoro equivalente a tempo pieno (Ula) registra “un consistente” aumento su base congiunturale, pari all’1,9%, per effetto della crescita sia delle retribuzioni (+1,7%) sia, in misura lievemente superiore, dei contributi sociali (+2,4). L’aumento del costo del lavoro si registra anche su base annua, attestandosi al 4,5%, ancora una volta per effetto della significativa crescita sia della componente retributiva (+4,7%) sia dei contributi sociali (+4,4%). Lo indica l’Istat. La crescita particolarmente sostenuta delle retribuzioni osservata nel trimestre, viene spiegato, si lega principalmente alle erogazioni economiche previste nei rinnovi contrattuali.


Sandro Bennucci

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