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Scuola: polemica per il ritorno del voto in condotta. Ma io non rimpiango la volta in cui venni rimandato in tutte le materie

Scuola: torna il voto in condotta. Polemica politica, proteste degli studenti. E un ricordo: il mio. Prima media, scuola Aurelio Saffi, via Sant’Agostino, Oltrano vicino a piazza Santo Spirito. All’uscita facevamo a cartellate. In cinque prendemmo il fatidico 7 in condotta: che equivaleva ad essere rimandati a settembre in tutte le materie. Me la cavai con un “esamone” di riparazione: 8 in italiano, 7 in matematica, eccetera. Cosa mi convinse a studiare durante l’estate? Il rischio che le “cartellate”, in caso di bocciatura, me le desse il mio babbo.

Ecco, non ho un brutto ricordo, di quell’anno. Servì a farmi crescere, a togliermi di dosso l’atmnisfera lattemiele e permissiva delle elementari e proiettarmi in avanti con maggiore senso di responsabilità. Così, nonostante la bufera politica, alla resa dei conti non vedo proprio come un ritorno a un passato da dimenticare la reintroduzione del voto in condotta.

Di che cosa parliamo? Mercoledì 25 settembre la Camera ha dato il via libera al disegno di legge di “revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati”.

Due le novità principali introdotte dal provvedimento: il ritorno del voto in condotta, ovvero l’espressione in decimi della valutazione del comportamento nella scuola secondaria di primo grado (ex scuola media) e, sempre a tale livello, la non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato conclusivo del percorso di studi in caso di valutazione del comportamento inferiore a sei decimi.

L’altra novità è invece l’espressione con giudizi sintetici della valutazione periodica e finale degli apprendimenti nell’ambito della scuola primaria (ex scuola elementare), a decorrere dall’anno scolastico 2024/2025 (tale valutazione avviene oggi con “giudizi descrittivi”, in applicazione di un regime derogatorio risalente al periodo pandemico).

“La legge approvata dal Parlamento rappresenta un passaggio fondamentale per la costruzione di un sistema scolastico che responsabilizzi i ragazzi e restituisca autorevolezza ai docenti”, dichiara il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. “Ringrazio i gruppi parlamentari di maggioranza per questo importante risultato. Con la riforma, il comportamento degli studenti peserà ai fini della valutazione complessiva del percorso scolastico e dell’ammissione agli esami di Stato. Cambia l’istituto della sospensione, vi sarà più scuola e non meno scuola per lo studente che viola le regole della civile convivenza; per i casi più gravi vi sarà l’impiego in attività di cittadinanza solidale. Il nostro obiettivo è sostenere il lavoro quotidiano dei docenti e di tutto il personale scolastico perché ai giovani siano chiari non solo i diritti ma anche i doveri che derivano dall’appartenere a una comunità, a iniziare dal dovere del rispetto verso l’altro”.

“Nella Scuola Primaria – prosegue Valditara – tornano i giudizi sintetici, da ottimo a insufficiente, molto più comprensibili dei precedenti livelli, miglioriamo così la comunicazione con le famiglie e al tempo stesso l’efficacia della valutazione. La scuola rimane il perno di un’educazione attraverso la quale si può costruire una società migliore. Continuiamo con orgoglio il cammino di riforme intrapreso”.

STUDENTI – E passiamo alle proteste. Contrarie le opposizioni in Parlamento. E “arrabbiati” gli studenti. Che scrivono: “Come denunciamo da mesi, questa riforma mira a rafforzare una cultura autoritaria e punitiva. La possibilità di bocciare o rimandare anche per violazioni del regolamento rende ora il voto in condotta qualcosa che può essere usato come ulteriore strumento repressivo nelle nostre scuole, soprattutto considerando l’ampia discrezionalità di questa valutazione”.

Così Tommaso Martelli, coordinatore nazionale Unione Degli Studenti, esprime la contrarietà degli studenti al disegno di legge sul voto in condotta del ministro Valditara. In una nota l’Uds aggiunge che “una delle criticità, infatti, è nella volontà, affermata dallo stesso ministro, di imprimere una svolta autoritaria nel sistema d’istruzione, e questo verrà fatto nel concreto limitando la possibilità degli studenti di manifestare dissenso in quanto ciò potrebbe incidere sulla loro valutazione finale”.

Morale? Dopo aver commesso una sciocchezza (come le cartellate davanti alla scuola) bisogna che qualcuno te lo faccia notare. Il buonismo d’accatto, del tipo “sono ragazzi”, cresceranno può portare a un senso di impunità che poi potrebbe costare caro. Un’estate a studiare, o meglio a ripassare, lo dico per esperienza patita sulla mia pelle, alla fine può diventare solo un bel ricordo.


Sandro Bennucci

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